lunedì 30 giugno 2025

 Galdi e
gli amici della UOEI


Siano in Svizzera, nel Canton dei Grigioni, nella regione dell’Engadina, e più precisamente al ghiacciaio del Morteratsch. La partenza del percorso è proprio di fronte alla stazione del Trenino Rosso, dove si nota subito un’installazione chiamata “lacrima del ghiacciaio”, un allarme per il repentino scioglimento dello stesso e per la lenta morte di tutti i ghiacciai alpini. Al loro ritiro resterebbe solamente un deserto di roccia e sabbia! Le colpe di questo disastro ecologico: l’uomo. Andando verso la lingua del Ghiacciaio Morteratsch, sedici paline indicano il continuo scioglimento e l'arretramento del ghiacciaio lungo gli anni partendo dal 1860 fino al nostro secolo. In pratica un lungo cardiogramma della sua vita. Il percorso ci illustra drammaticamente quanto strato ha perso il ghiacciaio, ed è visibile lateralmente sulle rocce, poiché si vede nettamente la riga dove una volta c'era. Lungo il sentiero fa bella mostra di sé il Piz Bernina con i suoi oltre 4.000 metri di altitudine. La sterrata, abbastanza pianeggiante, porta dai 1896 metri di altitudine della stazione ai circa 2144 del suo arrivo. Si prosegue su sentiero escursionistico, ben segnato, tra rocce e ghiaia fino ai m2190 …e qui il paesaggio si fa veramente strepitoso! Mentre cammino, uno strano personaggio mi racconta una leggenda. Narra la storia del pastore Erash e della bella e ricca Teresa; il loro amore era segreto e impossibile, ma i genitori della ragazza li scoprirono e riuscirono a separarli. Erash decise quindi di partire come soldato e la sua amata dopo averlo a lungo atteso si abbandonò alla morte. Quando egli ritornò a casa, seppe della tragedia e allora salì sulla montagna e si lanciò nel vuoto. L’anima tormentata della povera Teresa da allora vaga urlando “mort di Erash” dal quale pare derivi il nome del ghiacciaio.
Gli amici della UOEI si sono spinti verso la Capanna Boval m2494 seguendo la morena i nome Chunetta. Perciò mi avanza tempo. Accanto alla stazione parte il Sentiero delle Cascate, in direzione della Cascada da Bernina. Creata dal torrente Ova Bernina, è possibile ammirarla da diverse piattaforme. Quattro passi per il Sentiero della Cascata ...sono come il formaggio sui maccheroni!. A proposito! Devo ancora mangiare!


































venerdì 20 giugno 2025

 Edo & Galdi


“Siro si rassegna alla propria sorte, abbassa gli occhi, stringe forte i pugni e se ne va con le guance umide di lacrime senza immaginare quali feroci trame il destino avrebbe ordito su di lui. Ne verrà a conoscenza un po’ per volta, inghiottendo bocconi taglienti e amari fino a invecchiare e a guardare con stupore, dal tavolo di un’osteria, con un bicchiere di rosso stretto in mano, quale sorpresa la vita può ancora riservare. Dopo tante sconfitte e così tanto dolore, finalmente una goccia di miele, una goccia piccola, dolce e preziosa. Una goccia che vale una vita intera”.
Tratto da Siro di Francesco Vidotto - 2011 - Minerva


Molto probabilmente (anzi, quasi sicuramente) il Monte Legnoncino m1714, nell’Alto Lario, è la montagna più panoramica di tutta la provincia di Lecco. Dalla sua vetta, dove è posto un inconfondibile crocione, si ha una vista mozzafiato sul Lago di Como, sul vicino Monte Legnone (la più alta delle montagne lecchesi), sulla Grigna Settentrionale, sulle montagne della Valtellina e della Svizzera. L’itinerario da noi percorso parte da Artesso e permette di ammirare le trincee della linea Cadorna, fortunatamente mai utilizzate, fatte realizzare come protezione in caso d’invasione attraverso la neutrale Svizzera. Lasciamo la ”quattro ruote” in prossimità del bel laghetto presente presso la località. Il posto è proprio bucolico ed è dotato di alcuni tavoli, panchine e di una struttura dove si possono fare grigliate all’aperto. Il luogo è molto ameno ma il panorama è scarso a causa del fitto bosco che circonda la località. Una curiosata alle piazzole delle cannoniere. Le postazioni fortificate erano collegate tra loro da trincee, ridotte militari e passaggi coperti. Le piazzole, disposte ad anfiteatro, puntavano verso il lago. Partiamo per l’escursione, seguendo i cartelli per il Rifugio Bellano (privato). Il sito è inserito nella bella località Roccolo di Artesso m1238, circondato da verdi boschi di larici e pini, e rimasto in uso fino al 1990. L’invenzione dei roccoli risale alla fine del XVI secolo, nell’Alta Val Brembana, dove alcuni monaci, per sopperire alla fame delle popolazioni locali, pensarono di catturare con reti i numerosi uccelli che transitavano. Le pendenze sono subito elevate, ma in breve si raggiunge la struttura, dalla quale possiamo già godere di uno splendido panorama sul Lario, la Valchiavenna e la Valtellina. Ora si prosegue, con pendenze meno marcate. Si costeggiano trincee e fortificazioni fino a raggiungere il laghetto in località Roccoli dei Lorla m1463, con l’omonimo rifugio. Tutta quest’area è, come il nome stesso lascia intuire, ricca di roccoli, particolari strutture per la caccia agli uccelli. Il monte Legnoncino è, infatti, un’area di passaggio per le migrazioni dei volatili e in passato è stato un luogo ideale per gli appostamenti venatori. Ora il percorso si svolge su un’ex strada militare, utilizzata per la Prima Guerra Mondiale, quindi è una strada larga e con pendenze ridotte. Dal laghetto, dopo alcuni metri, si trova l’inizio della strada sterrata con una stanga che blocca il passaggio delle auto. Si segue senza deviazioni fino a quando si raggiunge la chiesetta di San Sfirio, un punto panoramico molto bello. Inoltre, sotto la chiesa, si trovano alcune fortificazioni militari molto interessanti. La strada diventa un sentiero che in poco tempo porta, senza difficoltà, alla croce di vetta del Legnoncino con il suo panorama pazzesco.
P.S.: leggete in Interdett la leggenda dei sette fratelli eremiti. Narra di una famiglia di eremiti che si stabilì sulle montagne attorno al Lago di Como per vivere in solitudine e preghiera. San Sfirio, il più anziano, scelse la vetta del Legnoncino. L’edificio che oggi si vede sulla vetta fu riedificato nel 1709, come scritto nella lapide sulla facciata. L’origine è molto più antica: l’altra lapide porta la data del 1200. Oltre a Sfizio c’erano Margherita, Fedele, Calimero, Ulderico, Defendente e Grato. La leggenda racconta che i fratelli comunicavano tra loro accendendo fuochi sui rispettivi eremi.