UOEI - Bergamo
22 gennaio 2017
Caino (m.363) - Madonna delle Fontane (m.535)
Santuario delle Conche (m.1039) - Monte Conche (m.1157) - Nave (m.236)
22 gennaio 2017
Caino (m.363) - Madonna delle Fontane (m.535)
Santuario delle Conche (m.1039) - Monte Conche (m.1157) - Nave (m.236)
Il Santuario della Madonna delle Fontane è collocato sul territorio bresciano in un luogo suggestivo, immerso nel verde e nel silenzio, solo a tratti rotto dall’acqua delle fonti, in un paesaggio naturale che favorisce la riflessione e la meditazione.
Le sue origini non sono note con
certezza. Sappiamo che nel 1734 il parroco di Caino don Giuseppe Ghedi scriveva
tra l’altro: “ .. vi è poi una piccola chiesetta o sia Santella in cui s’adora
una Immagine di Maria Addolorata. Qual Santella è lontano un mezzo miglio dalla
Parrocchiale…”. Si ritiene che quella cappelletta sia l’odierna sacrestia del santuario, eretta
probabilmente fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 a seguito di qualche
epidemia (la peste di S. Carlo degli anni 1575-1577 o l’epidemia del 1617
oppure la peste bubbonica del 1629-1630).
Figlioli, mi raccomando! Dite una preghiera per quelli che questa domenica non hanno potuto o voluto partecipare alla nostra escursione! L'eterno riposo... |
Si tramanda una graziosa tradizione che
si discosta da molti altri racconti d’apparizione della Madonna. Di solito,
infatti, la Madonna viene rappresentata come una ricca signora, riccamente
vestita. Qui, invece, sarebbe apparsa come una vecchietta dal volto triste.
Si racconta, dunque, che in tempi di
calamità e di pestilenza, un mandriano muto che aveva portato al pascolo alcune
bestie, proprio nei dintorni ove sorge la chiesetta, mentre si stava tagliando
un bastone, si sarebbe vista davanti una vecchietta dal volto piuttosto triste,
che senza preamboli gli disse: “So che siete in pena e in paese vi sono molti
ammalati, se vogliono guarire offro loro il mezzo. Tu mungi la tua mucca e
offri ai colpiti del male un cucchiaio di latte; chi avrà fede in Dio e nella
Madonna riavrà la salute”. Il mandriano, tutto confuso, esegue il comando,
correndo in paese racconta quanto gli è capitato e quanto la vecchietta gli ha
ordinato. Sapendolo muto, ed ora sentendolo parlare, i valligiani capirono che
qualcosa di straordinario era accaduto e, sulla sua parola fanno quanto egli
suggerisce. Nelle case si prega, si fa penitenza, e agli ammalati viene dato un
po’ di latte. In pochi giorni il paese è liberato da ogni male. La popolazione, come atto di doverosa
riconoscenza, decide di costruire una modesta cappella. Alla piccola cappella primitiva si accede da una porticina dietro il
presbiterio. Con ogni probabilità dove oggi si apre una finestra era posta un
tempo la sacra effige della Madonna: così fanno supporre la preziosa cornice in
stucco e gli Angeli in volo dipinti ad affresco, recanti i simboli della
Passione.
Il santuario attuale venne realizzato in diverse fasi fra il 1743 il 1777
quando vennero completati il portico esterno e l’atrio. Come compare
nell’iscrizione sull’architrave del portale – DEPARAE DOLORIS GLADIO
TREANSFIXAE COMMUNI CAJNI SACRAVIT. Anno JUBILEI 1750 – l’edificio venne
consacrato in occasione dell’anno giubilare. Al santuario si accede mediante un viale
acciottolato, cinto da alti muri in cui sono disposte due fontane (sovrastate
da un’edicola) dalle quali zampilla l’acqua. In cima al viale, di fronte
all’ingresso, fa bella mostra una terza grande fontana circolare a due vasche.
La chiesa è una breve aula a due
campate. La navata è decorata da stucchi barocchetti ed eleganti affreschi del
‘700 presenti nella cupola e nella volta del presbiterio. Il tema iconografico
che ricorre nei dipinti e nei capitelli ionici dell’esterno e quelli corinzi
dell’interno è ispirato alle virtù mariane, alla Pietà e alla Passione di
Cristo. l corso dell’800 la chiesa venne
abbellita da altri affreschi: l’Ecce Homo e il Cuore Immacolato di Maria lungo
la navata, l’Incoronazione della Vergine e la Veronica in sagrestia. Per tre secoli luogo di sollievo delle umane sofferenze, Madonna delle Fontane
ha visto il largo concorso della popolazione di Caino. Specialmente in tempo di
guerra vi accorsero le donne, che a volte salivano scalze, per affidare alla
protezione celeste il marito, il padre o i figli lontani.
Nella chiesa è esposto un documento in cui si legge: “ I capi famiglia di
Caino, in ringraziamento alla Madonna delle Fontane, per aver preservato il
paese e le campagne da ogni violenza e distruzione durante la guerra 1940 -
1945 s’impegnano di portarsi al suddetto Santuario, per 5 anni, nella seconda
festa di Pasqua per la Messa solenne e il Vespro. Caino 13 maggio 1945 ”.
Seguono le firme di 134 capi famiglia. Ancora oggi vi si reca, per tradizione,
il Lunedì dell’Angelo.
Il Santuario
Madonna delle Conche è un luogo molto frequentato e
molto gradito sia per la bellezza del luogo che
per le strutture, ben attrezzate, per gli escursionisti. Salendo sulla vetta di
Conche (Gosì), raggiungendo una croce, il panorama
diventerà ancora più interessante: si
noteranno infatti non solo i paesi ed i monti vicini, ma anche il lago di
Garda, la valle Trompia e Brescia.
Il monumento ed un alpino alla Madonna delle Conche. |
La fondazione del santuario viene
attribuita a S. Costanzo vissuto a Niardo in Vallecamonica
(dove il culto è particolarmente sentito) tra la seconda metà del XI e la prima
metà del XII secolo. La tradizione narra che egli fu guidato da una colomba sul
monte Conche. Lì fondò una chiesa dedicata alla Madre della Misericordia e
visse in preghiera compiendo miracoli. La chiesa fu consacrata dal vescovo Arimanno tra il 1110 ed il 1116. S. Costanzo vi aggiunse un monastero,
nel quale trovarono rifugio pie donne, al cui servizio si pose l’eremita.
Nel giugno del 1481 venne scoperta la
tomba del santo e lo stesso anno il Consiglio cittadino deliberò il
trasferimento delle preziose reliquie a Brescia, suscitando forti opposizioni
da parte degli abitanti di Nave e dintorni.
Il monastero bresciano continuò ad essere amministrato da Conche fino a quando, soppresso e spogliato d’ogni bene dal governo bresciano, nel dicembre del 1798 passò a dei privati.
Il monastero bresciano continuò ad essere amministrato da Conche fino a quando, soppresso e spogliato d’ogni bene dal governo bresciano, nel dicembre del 1798 passò a dei privati.
L’urna col corpo di S. Costanzo, nel
1805, con immensa gioia degli abitanti, fu finalmente collocata nella
parrocchiale di Nave, la cui fabbriceria (ente che provvede alla conservazione
e mantenimento dei beni dei luoghi sacri) nel 1837
acquistò l’eremo sulla montagna.
A causa di leggi in vigore 1867, Conche
passò nuovamente in mano ai privati. Provvidenziale fu l’acquisto da parte del
fabbriciere di Nave Gian Battista Zani
che, nel 187, ne diventò proprietario fiduciario; egli volle donare al Comune
questo “monumento di antichità civile e religiosa”. Il Governo frappose difficoltà al Comune
circa la proposta donazione del monte Conche con i terreni e boschi
circostanti, ma il 27 maggio 1877 venne assecondato “il desiderio generale della popolazione”. Finalmente il
30 dicembre 1880 il Comune di Nave ne entrò in possesso e ne affidò
l’amministrazione alla fabbriceria di Nave.
Nel 1898 fu istituita la “festa dei molète” di Lumezzane per implorare alla Madonna della Misericordia “particolari favori contro i gravi molteplici pericoli” degli operai che lavoravano alle mole.
Nel 1898 fu istituita la “festa dei molète” di Lumezzane per implorare alla Madonna della Misericordia “particolari favori contro i gravi molteplici pericoli” degli operai che lavoravano alle mole.
Significativi restauri
furono realizzati nel 1958; più radicali gli interventi compiuti dal novembre
1978.
Nel 1963
fu inaugurato il monumento dell’alpino dello
scultore Giuseppe Rivadossi e vent’anni
dopo vennero collocate sul pendio della montagna quattordici croci di una
singolare Via Crucis, dominata da un Crocifisso ligneo.
Il complesso edilizio di Conche conserva
i caratteri tipici dell’architettura romanica,
dalle murature massicce, dai volumi essenziali e dall’imponente torre
campanaria con archi a pieno centro a conci regolari di pietra squadrata.
Si compone di tre distinti fabbricati, un
edificio rurale (forse una stalla con l’abitazione dei mandriani), la chiesa e
l’antico monastero, in cui risiedettero gli Umiliati nel XIII secolo e in
seguito le monache di S. Caterina.
L’interno della chiesa, probabilmente
ampliato tra i secoli XIII e XV, si compone di due navate asimmetriche, divise
da un pilastro che conserva l’affresco quattrocentesco
di una Madonna col Bambino; dal pilastro partono quattro archi, tre a tutto
sesto e uno a sesto acuto.
Le tre croci? Le tre Marie?? Mah! E' sempre la solita Via Crucis!! |
L’edificio doveva essere originariamente ad un’unica navata
e probabilmente solo in un secondo tempo venne aggiunta una seconda navatella,
dal tetto impostato ad un livello più basso, con spiovente molto accentuato.
La navata maggiore termina in un
presbiterio rialzato di quattro gradini, dove è conservata in una preziosa soasa lignea dorata (con una statua del Redentore) una
tela del 1938, raffigurante la Beata Vergine, gli Angeli e i Santi Costanzo e
Giorgio.
Vent’anni dopo il pittore Vittorio
Trainini realizzò gli affreschi della navata e ridipinse il Crocifisso ligneo che sovrasta la tomba del santo fondatore.
Il sacello (poi divenuto ossario delle monache) è sorto, secondo la tradizione,
sopra la grotta dov’era vissuto S. Costanzo.
Non ho più niente da dire…ma so come
dirlo!
Se mi tirano una pietra, rispondo tirando un fiore, ma non mi dimentico…il
vaso!!
Ciao!!!
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