20 maggio 2018
Pensavo…di conoscere bene il salotto di casa mia,
l’alta Valle Imagna, essendovi nato e dopo una vita pedestre
per diletto e svago. Non è così in realtà: mentre preparavo il volantino di
questa gita e aver trafficato tra libretti ricchi d’informazioni e fotografie esplicative,
mi sembrava di leggere alcune descrizioni e storie di luoghi lontani e
sconosciuti. Conosco le qualità tipiche dei Valdimagnini, fieri abitanti di
questa valle appartata e chiusa come in uno scrigno: sono quelle dei tipici
montanari attaccati alla loro terra, nonostante gli allettamenti della comoda
vita della città. Mi concedo un breve viaggio “scritto”, alla scoperta di questi
capolavori d’arte e natura, scusandomi per i moltissimi “giganti” non menzionati: non volevo che quest’articolo lo leggeste
a Natale …del prossimo anno!! E poi, tu che leggi, sei a un tiro di schioppo da
questa valle, da qualunque parte arrivi!
Parto dalle antiche contrade come Arnosto (Fuipiano), esempio unico di
architettura tradizionale: fu antica sede della dogana veneta perché da qui
passava il confine tra il ducato di Milano e la serenissima repubblica di Venezia; Cà Gavaggio (Corna), antico
nucleo rurale che conserva tutti gli elementi funzionali legati all’attività
agricola contadina; la Valle
del Brunone che è stata riconosciuta Monumento Naturale, un
giacimento paleontologico di rilevanza mondiale, dove sono presenti importanti
strati fossiliferi risalenti al Triassico Superiore. E la ghiacciaia del borgo
di Amagno (Strozza), un esempio ben
conservato dell’antenato del frigorifero; San
Defendente sec. XIV-XV (Roncola); la chiesetta della Mortesina sec. XIII (Capizzone). Veri monumenti vegetali sono i Tre Faggi (Fuipiano), alberi secolari
già esistenti al tempo di Garibaldi, o il Grande
Faggio di Brumano. E’ la valle dove si presenta il più alto numero di
fenomeni carsici, grotte e cavità naturali, di tutta la provincia: incredibili
gallerie sotterranee ricche di “sale“
modellate dal corso millenario dell’acqua fanno della valle il “paradiso” degli speleologi e racchiudono
al loro interno una miscela di mistero, avventura e impressionanti tesori
naturali. Parlo della favolosa Grotta Europa (Bedulita): un’enorme
sala di 40 metri con un’altezza di 17, ricca di concrezioni meravigliose e con una
cascata; della Grotta Val d’Adda
(Cepino), della Grotta Tomba dei
Polacchi (Rota) o della Grotta del
Forgnone (Brumano), … Siamo tutti delle aquile: vediamo benissimo in
lontananza, fuori dalla provincia, dalla regione e addirittura dalla nazione ma
non vediamo le cose che sono sotto… è proprio il caso di dirlo …il nostro
naso!. E le numerose tribuline (o santelle) edificate dalla gente locale come
segno di devozione e “grazia ricevuta”,
da sempre espressione dell’arte e della religiosità popolare che continuano a
connotare il nostro paesaggio. Non ha bisogno di presentazione il Santuario della Cornabusa (Cepino):
durante le battaglie tra guelfi e ghibellini la popolazione si rifugiò in
questa grotta e una donna vi nascose una statuetta di Maria Addolorata. Tempo
dopo una pastorella sordo-muta la ritrovò ed ebbe in dono udito e parola: da
allora la devozione non si è più interrotta. Il Santuario della Cornabusa si
riempie ogni anno di auto targate Svizzera, Francia, Germania, Belgio. Non sono
tutte occupate da forestieri: sono emigranti o figli di vecchi emigranti, ormai
trapiantati all’estero, che vengono alla ricerca delle loro “radici”. Però anche l’alta Valle
Imagna, oggi Valle dei 5 Campi (Locatello, Corna, Fuipiano, Brumano, Rota), si sta
scrollando di dosso il suo operoso torpore e presenta al pubblico i suoi
incantevoli paesaggi e la sua preziosa quiete che ha sinora salvato le memorie
di un passato che è eredità di ognuno di noi. E i personaggi famosi: da papa Giovanni XXIII (Roncaglia di Corna) all’architetto
Giacomo Quarenghi (Rota); da Vittorio Manini (S. Omobono) ad Antonio Sibella (Rota), artisti
straordinari nel campo dei dipinti; ai semplici “don Camillo”, parroci che “hanno
costruito il paese”, essendovi stati per decenni (Don Sebastiano per 57 anni a Locatello, Don Beniamino per 58 a Brumano, Don Amadio per 60 a Fuipiano).
Mi permetto una data e due righe in più per le
sculture del “mago della montagna”,
dove la pietra cessa di essere solamente il semplice materiale per la
costruzione di case e stalle, utilizzata nei pavimenti, per i muri o nelle caratteristiche coperture dei tetti, ma inaspettatamente diventa
la materia prima da cui ricavare un’opera d’arte. Dall’utile (o necessario) al bello, anche sotto il profilo
estetico e del gusto popolare. E’ il frutto di Carlo Vitari, personalità eclettica e affascinate che fu maestro
di Brumano sin dal 1892. E’ saggio percorrere
questi sentieri alla ricerca delle opere per avvicinarsi a un’antica tradizione
da recuperare. I bassorilievi si trovano quasi tutti nel
medesimo luogo, dove furono pensati e scolpiti: sono una piccola parte sono
stati spostati per salvarli dalla distruzione.
Per conoscere queste opere, tutte all’aperto e sempre visibili,
abbiamo ripercorso idealmente l’itinerario, in senso opposto, seguito dai
viaggiatori che salivano a Brumano da Rota, lungo l’antica mulattiera.
Tornare indietro nel tempo ogni tanto mi fa
bene al cuore! Non si può tornare indietro, ma io devo!.
E spegni quel tuo maledetto smartphone che mi stai
rompendo i c…..!!
Le fotografie sono dell'escursione di oggi e della pre-escursione di sabato 14 aprile.
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