UOEI - Bergamo
9 dicembre 2018
NEL CUORE DELLA CORNAGERA
tratto da uno scritto di Aurora Cantini, poetessa e
scrittrice.
Quando si parla di Cornagera si
pensa al triangolo appuntito di roccia dolomitica a 1312 metri di altezza, che
svetta a lato ovest della Presolana. È posta accanto al cucuzzolo del Monte
Poieto, di guardia sulla Media Valle Seriana. Il suo nome è formato da “Corna” (spuntoni, creste appuntite) e “gera”, ghiaia in dialetto bergamasco. La
Cornagera era una antica scogliera sommersa. Milioni di anni fa la Valle
Seriana fu invasa dalle acque del Mare Padano, chiamato Tetide, un mare caldo e
poco profondo. Quando si ritirò lasciò tantissimi reperti di pesci, coralli,
alghe, conchiglie che, fossilizzandosi, crearono la roccia dolomitica che
compone la Cornagera. Per effetto dell’ Orogenesi
Alpina si innalzarono le catene montuose di Alpi
e Prealpi, tra cui anche la Cornagera. La pioggia, il vento e il sole
corrosero poi le pareti creando le vertiginose scanalature, sporgenze e
canaloni circondati da ghiaia.
Una escursione sulla Cornagera è agile e gradevole.
Superati i boschi di media montagna odorosi di ciclamini, chiusi dalle volte
degli alberi, improvvisamente si apre lo scenario celeste e Lei sembra venirci
incontro. I pilastri rocciosi (Longo, Garlini, la Torre Savina e la doppia cima
dei Gemelli) dove molti hanno arrampicato e da dove sono anche caduti, sembrano
sentinelle sull’attenti. Indicano fiduciosi i passaggi più interni, una conca
protetta da scogli, angoli umidi e ombrosi che giocano a nascondino con il
buio. Il formidabile ghiaione ci avvolge con il bianco delle rocce. Poi, curva
dopo curva, penetriamo nel suo labirinto. C’è un silenzio attonito e solare,
non spericolato come può esserlo quello delle vette più alte, ma inebriante, un
silenzio di sussurri, perché la Cornagera ti racconta della gente, dei paesi,
dei borghi e delle contrade che si stanno svuotando. Ti lascia parlare dei tuoi
desideri, dei tuoi sogni, e i bisbigli delle pietre sono le voci degli abitanti
di un tempo. Canaloni e “labirinti”
racchiusi fra verticali pareti rocciose ne fanno un canyon in miniatura.
Nel corso della storia la Cornagera è stata
anche rifugio agli abitanti del paese di Aviatico, che sono saliti nel suo
labirinto per sfuggire all’avanzare delle orde barbariche e sopravvivere
al famoso anno “999”, in cui si
predicava la fine del mondo. Nel giugno del 1185 giunsero invece i Pirati della
Valle Brembana. Dopo aver razziato il paese presero in ostaggio le ragazze da
marito e fuggirono. Gli abitanti, armati di forconi e bastoni, li
inseguirono verso il Poieto. Lì, in località Forca, ingaggiarono una
furibonda lotta per liberare le ragazze. Costrinsero così i Pirati a cercare
scampo nella Valle del
Gru. A ricordo di questo drammatico fatto, gli abitanti
eressero una Cappelletta dedicata alla Madonna del Buon Consiglio (ancora
esistente in località Forca), che aveva dato loro la forza di reagire contro i
Pirati.
La Cornagera venne poi usata per scampare alla peste
portata dai Lanzichenecchi nel 1630. Da questa terrificante esperienza, che
miracolosamente sfiorò appena gli abitanti (ebbero infatti solo 21 morti)
i sopravvissuti eressero la piccola chiesa di San Rocco
in Aviatico. Una parete aspra ma non difficile conduce, in un
saliscendi arcigno, nel cuore della roccia, dove pulsa il ritmo della montagna.
Si risale la cresta e si approda sulla cima, sulla “testa” della Cornagera. Ad un punto del Canalone interno ecco un
bivio: a sinistra una parete ad arrampicata quasi verticale per circa 200 metri
indirizza l’escursionista alla Vetta vera e propria. Il sentiero in salita,
scosceso ma comunque percorribile da tutti, si inerpica tortuoso in un
saliscendi di vallette e faglie scavate dall’acqua fino alla sommità. In uno
spiazzo abbastanza ampio appare la Valle Seriana. La Croce e la statua della
Madonna, alta circa 1 metro, portata in spalla fin lì da un valligiano,
sembrano balzare verso il vuoto, mentre la pelle riceve il bacio del sole e il
freddo è appena un pizzicore come di bollicine. In alto si ode il verso
stridulo della poiana, per il resto sereno compiacimento, velatura di
commozione, solidità di pace. Da lassù, in un pianoro aperto a 1315
metri, si abbraccia il cielo e il mondo in un unico anelito di gioia. Poco
sotto a est il paesino di Ganda occhieggia birichino, asserragliato intorno alla sua chiesina
dedicata alla Madonna Assunta. Se vibra lo sguardo in alto ecco il Massiccio
della Presolana, composta e magnetica, il Grem, il Pizzo Formico. Sotto i
piedi, giù a picco vertiginoso, ecco Amora, che si dipana a ventaglio a guardia della media
Valle Seriana con il nastro del fiume Serio a indicare la via. Lontano la
pianura luccica in un prezioso ricamo. A ovest appare il pianoro col paesino
di Ama, e in lontananza Selvino, elegante e armonioso. A monte della Cornagera si gode il
Poieto con il suo Rifugio. Si intravede l’Alben, l’Arera, le montagne della
Valle Serina. Dopo essere ridiscesi al bivio, nel proseguire il Labirinto, si
entra nello stretto e tortuoso passaggio denominato “Buco della Carolina”. È il cuore della Cornagera, la sua vena
profonda e pulsante. L’umidore delle pareti che rigano e graffiano la pelle e
gli zaini, la penombra della forra, spingono il cuore a battere a mille. La
sensazione di essere intrappolati, schiacciati dalle possenti pareti, rendono
un brivido piacevole alla gita.
Molti partigiani e militari fuggiti prima di essere
internati nei Campi di Lavoro in Germania dopo l’armistizio dell’8 settembre
1943, si erano nascosti in questo angusto pertugio per sfuggire alle
rappresaglie tedesche e fasciste. Se ne stavano incastrati nella morsa della
roccia, mentre sopra, sul crinale ricoperto di cespugli sempreverdi, avanzavano
i soldati un tempo amici. Perlustravano, scrutavano ogni apertura, cogliendo
ogni minimo rumore o segno di presenza umana. Là sotto, i ragazzi, (non avevano
più di 18–20 anni) pregavano di poter uscire vivi, di restare vivi. Una
invocazione alla Madonna, la Madre di tutti, ed una alla “morosa”, la “Carolina”,
in un ardente sogno di poterla riabbracciare. Da allora è per tutti “Il Buco della Carolina”. Dopo i fatti
dell’8 settembre avevano visto entrare in caserma i Panzer tedeschi: fuggi
fuggi generale. Ma inutilmente, perché il reparto venne catturato e caricato su
carri bestiame. La sorte era segnata. Già 25.000 ex militari italiani erano
internati nei campi. Particolarmente famigerato era il campo Lukenwalde-Stamlager.
In uno dei tanti Canaloni interni della Cornagera vi
è ancora un anfratto, un pozzetto detto la “Dispensa
della neve”. Fino agli Anni Sessanta, non essendoci i frigo, i contadini
del posto, che avevano le cascine intorno al Poieto, venivano fin quassù a
prelevare la neve che durante l’inverno avevano depositato in questa nicchia.
Infatti la sua posizione arretrata rispetto al sole e la roccia sovrastante che
fungeva da tettuccio permetteva la conservazione della neve fino all’estate.
Serviva ai contadini per avere il fresco per fare il burro e far rapprendere
bene la panna.
In fondo ad un pertugio quasi verticale poco
distante dal Buco della Carolina si può ammirare anche la minuscola effigie
della “Madonna dei Partigiani”, una
vera e propria icona russa, incastonata nella roccia e datata “18 settembre 1944”. L’icona
incastrata nella roccia proviene dalla Russia e raffigura la Madonna Madre di
Dio di Smolensk. Fa parte di una delle 250 versioni della Madonna “che indica la via”. Infatti con la mano
destra guida lo sguardo dei fedeli al Bimbo Gesù, come a indicare agli uomini
che la strada da seguire è quella che conduce a Dio. È una delle Immagini più
antiche e venerate della Madre di Dio. Si tramanda che la prima Immagine
originale venne dipinta dallo stesso Evangelista Luca a Gerusalemme quando
Maria era ancora in vita. Nello stesso tempo nell’icona Gesù Bambino benedice
con la mano destra la Madre. Il Bambino inoltre guarda dritto davanti a sé,
verso i fedeli. La manina sinistra è piegata come a contenere un rotolo, il
rotolo della Legge. Altro particolare è la Corona, simbolo di Maestà e il
mantello della Vergine. La Vergine è riccamente vestita con il mantello in
porpora, proprio dell’imperatrice di Bisanzio. Se si osserva con attenzione
sulla spalla destra si vede una stella. Fa parte del gruppo di 3 stelle che
adornano la Madonna (la corona, la stella sulla spalla destra e la stella sulla
spalla sinistra nascosta dal corpo del Bambino). Questo dimostra che tra i
giovani Partigiani vi fossero anche soldati russi sfuggiti alla cattura dei
Tedeschi, che si erano uniti alla Resistenza.
Attraversati i canyons si può ridiscendere
dall’altro versante, quello a nord, verso Aviatico. Si transita davanti a cascine convertite in
pittoresche e graziosissime baite. Si oltrepassano prati e radure adibite a
pascolo delle mandrie, occupazione ancora attiva da queste parti. Sopra ecco lo
sferragliare dei bidoni della bidonvia che salgono al Rifugio Monte Poieto. Il
mondo con il suo alacre movimento ci riaccoglie. Lassù l’amica poiana volteggia
stridendo. Chissà che cosa racconterà alla Cornagera?
Aurora Cantini
RispondiEliminaIl testo è opera mia personale, frutto del mio ingegno, della mia creatività e di anni di ricerche. Questo il link al reportage: https://acantini.altervista.org/cornagera/ Lo scopo di questo mio lavoro personale di ricerca sulla storia della Cornagera è dare conoscenza e memoria del simbolo per eccellenza dell'Altopiano Selvino Aviatico. Pertanto chiunque può attingere ad esso, VI CHIEDO PERO’ DI CITARE QUESTA FONTE. Infatti questo lavoro di ricerca ha richiesto da parte mia molto lavoro, molte informazioni cercate, molte ore di impegno, molta fatica. Dal 2021 questo testo fa parte del libro uscito nel 2022 "Un rifugio vicino al cielo" pubblicato da Silele Edizioni, https://acantini.altervista.org/un-rifugio-vicino-al-cielo-la-storia-delle-famiglie-ebree-salvate-dagli-abitanti-di-un-intero-paesino-delle-orobie-bergamasche/
RispondiEliminaCiao,... mi permetto di darti del tu! Il mio blog è impostato, molto egoisticamente, per pubblicare le fotografie che faccio durante le mie "passeggiate". Mi piace aggiungere del testo di commento e molte volte, se di mia crusca, sull'ironico. Ho apprezzato molto il tuo testo e ho deciso di aggiungerlo alle mie immagini. Ti ringrazio e nello stesso tempo ...ti chiedo scusa! Sotto il titolo NEL CUORE DELLA CORNAGERA ho scritto la fonte TRATTO DA UNO SCRITTO DI AURORA CANTINI; POETESSA E SCRITTRICE. Lascio anche il tuo commento a completare con altri dati ...giusto che sia così!. Spero di averti accontentata! Un grandissimo grazie e, se mi permetti, un ciao! Galdino
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