1. PREMESSA
IO NON MI SENTO ITALIANO - GIORGIO GABER
“Non è possibile parlare di Resistenza senza parlare di
sentieri, di colline, di valli e di montagne.
Per capire che cosa è capitato dall’8 settembre 1943 al 25
aprile 1945 è necessario cercare di ascoltare alberi, fiumi, colline, montagne,
prendere uno zaino e infilarsi un paio di scarponi.
Per ricordare bisogna camminare, e il cammino diventa
ricordo e scoperta: dentro la bellezza della natura, si scoprono e si ritrovano
la storia degli uomini e delle idee.
Si ritrovano la storia e le idee di quegli uomini e donne
che dopo l’8 settembre 1943 scelsero di andare a combattere in montagna per un
muto bisogno di decenza”.
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è
nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove caddero i partigiani…”.
politico e docente
universitario)
Spesso della Resistenza si conoscono le informazioni generali
e i caratteri principali; poche volte ci si interessa ai fatti particolari o a
quelle storie, che sembrano sconfinare nella leggenda, che fanno realmente comprendere
la matrice anti-fascista del nostro Paese, del nostro territorio.
La storia della Resistenza nella bergamasca è una storia
viva, troppo trascurata e anche dimenticata da tutti coloro che hanno
annoverato il 25 Aprile tra le tradizioni usuali, un giorno come un altro da passare
con la famiglia.
Non è così! Il 25 Aprile è, è stato e deve rimanere un
giorno in cui ricordare chi morì per la nostra libertà, chi rifiutò e si oppose
al fascismo fuggendo sui monti per combattere contro l’occupazione tedesca:
con il passare degli anni questi uomini e questi fatti vanno fortemente
affievolendosi.
Ho deciso così di raccontare “qualcosa” della ricca storia
della Resistenza nel territorio orobico: una storia fatta di sacrifici,
fatiche, rappresaglie, morti e vittorie.
Propongo una serie di brevi e semplici aneddoti ma anche di
racconti e testimonianze che forse non rendono giustizia a chi partecipò
attivamente alla lotta di liberazione ma consapevole del fatto che l’unico
modo con cui onorare i nostri partigiani è portare avanti la lotta che loro iniziarono…
almeno nell’idea e nel ricordo!
Ho voluto ripercorrere il Sentiero Partigiano della mia valle dedicato ad Angelo Gotti, che da Clanezzo porta alla Cascina Como. Era
attraversato dalla Brigata Fiamme Verdi “Valbrembo” e dai gruppi di riferimento
della zona.
Conduceva agli insediamenti e segnava i punti di passaggio
più importanti per i movimenti delle formazioni partigiane, per le
comunicazioni con la città, le valli e i territori confinanti.
Da quel sentiero ho sviluppato altre “strade” che, con la
lettura e la curiosità, mi hanno portato in giro per le nostre valli a
conoscere posti e nomi che sono sempre rimasti scolpiti in quelle zone e che,
pur passandoci varie volte, non avevo mai notato.
George Orwell, giornalista, saggista, scrittore, opinionista politico e culturale scrisse: “Vedere ciò che ci sta sotto il naso richiede uno sforzo costante”.
George Orwell, giornalista, saggista, scrittore, opinionista politico e culturale scrisse: “Vedere ciò che ci sta sotto il naso richiede uno sforzo costante”.
Guardare serve a poco, occorre vedere, ossia meditare e
capire. Così si stimola l'intelligenza e s’impara a muoversi nel mondo in
maniera consapevole e costruttiva.
Sotto il naso ci passano quotidianamente fenomeni ricchi di
significato, una palestra per la crescita della mente.
Quando si cerca una “cosa” il primo posto da guardare è
sicuramente…sotto il naso!
“Dio mio, quanto vi siete divertiti!”
Parole di Italo Calvino, letterato e partigiano, pronunciate
dopo la lettura
di un grande libro sulla
Resistenza italiana, il “Diario partigiano” di Ada Goretti.
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