19 marzo 2017
Itinerario artistico-ambientale attraverso
le sculture del maestro Carlo Vitari.
I boschi di Brumano non sono solo uno spettacolare fondale alle opere scultorie di Carlo Vitari, ma ne costituiscono parte integrante. Il maestro, col suo fare arte svincolato dalla codificata formazione accademica, libero a tal punto da apparire ingenuo, ha scelto di scolpire blocchi di pietra locale rendendo concreto un continuo tra la materia dell’opera, lo spazio e il tempo. Ha collocato le steli lungo un percorso che, attraverso la visione delle bellezze naturalistiche della Valle Imagna, conduce pazientemente l’osservatore, con la ruvida saggezza tipica della montagna, alla scoperta del senso d’immagini altrimenti arcane.
Incamminarsi lungo i sentieri alla ricerca delle opere non vuol dire soltanto
riaccostarsi a una tradizione da recuperare. Adattando il passo alle asperità
del terreno, lasciandosi stupire dalla modulazione cangiante della luce, che
penetra tra le foglie e svela le pietre, passando lentamente le proprie mani
sulle rughe scalpellate nella pietra, si potrà cogliere il reale valore delle
opere di Carlo Vitari. Prive di qualsiasi appariscenza, esse propongono una
confusione di esiti formali non costantemente omogenei, citazioni iconografiche di gusto popolare e
rielaborazioni personali che testimoniano la conoscenza degli affreschi
giotteschi della Basilica di Assisi, del prospettico di Donatello e degli arditi scorci di Tintoretto.
I bassorilievi del maestro si trovano quasi tutti ancora in situ, nel medesimo luogo,
dove furono pensati e scolpiti, e solo una piccola parte di essi è stata
spostata per salvarla dalla distruzione. Per conoscere le opere, tutte
all’aperto e sempre visibili, ripercorriamo idealmente l’itinerario seguito dai
viaggiatori che salivano a Brumano da Rota, lungo l’antica mulattiera.
Carlo Vitari ha impiegato la tecnica scultoria che permette di creare le
forme per sottrazione dalle lastre o dai massi calcarei del luogo: attraverso
l’uso di strumenti in grado di intaccare la dura superficie della materia
(scalpello e martello) l’artista ha asportato le parti superflue della pietra
al fine di farne emergere la forma desiderata. Una tecnica particolarmente
difficoltosa, padroneggiata solo da grandi artisti (Buonarroti, Bernini,
Canova), poiché l’asportazione della materia impedisce la correzione di
qualsiasi errore o imprecisione.
Le opere del Maestro sono caratterizzate da
una essenzialità e non prevedono l’aggiunta di alcun particolare decorativo
né di altre connotazioni o attribuzioni iconografiche specifiche. Ciò
contribuisce a integrare le sculture nell’ambiente locale, senza creare un forte
distacco tra la natura e la realizzazione artistica.
Il maestro Carlo Vitari è nato a Brumano il 29 maggio 1864, nella contrada Cornelli, da Antonio
Vitari (Pisca) e Margherita Rota (Cottina).
Appartenente a una numerosa
famiglia di bergamini, settimo di nove fratelli, dopo essersi dedicato all’allevamento
dei bovini, che comportava la ciclica transumanza dal monte al piano, all’età
di quarantadue anni ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento elementare, con diploma rilasciato dal Ministro
della Pubblica Istruzione il 18 aprile 1904. Dai registri scolastici si ricava
però che Carlo Vitari insegnò a Brumano ininterrottamente per ventinove anni,
dall’ottobre 1892 al luglio 1921 e che, quindi, aveva iniziato a insegnare dodici
anni prima di avere l’abilitazione, quando per fare il maestro non era ancora
indispensabile essere “abilitati”, ma bastava sapere leggere e scrivere. Nei
quindici anni successivi, dal 1921 al 1936, poté dedicarsi alle sue passioni,
cioè scolpire e scrivere poesie. In effetti, in quegli ultimi anni dovette
godere anche di una certa popolarità, documentata da alcuni articoli apparsi
sulla stampa locale, che mostrarono le sue opere creative. A noi sono giunte diciassette
sculture, realizzate dal 1926 sino al 1934 (in ordine numerico con la cartina del sentiero):
Negli ultimi anni della sua vita portava caratteristici occhialini, descritti dai giornalisti e visibili nelle poche fotografie, che gli servivano anche per nascondere un difetto fisico: scolpendo la pietra, una scheggia di roccia lo ferì a un occhio, compromettendogli per sempre la vista.
1. L'Occhio di Dio
2. San Francesco
3. Santa Caterina
4. San Giovanni Bosco
5. Il Golgota
6. Il Monte Uliveto
7. La Porta (Cella di San Francesco)
8. Mater Gratiae
9. Adiutrix Miserorum
10. Dante Alighieri
11. Il cavalier Natale Lucca
12. San Carlo Borromeo
13. Don Attilio Gilardi
14. Deus Pater
15. Aut vita, aut mors
16. La Giustizia (o Filosofia)
17. Autoritratto (incompiuto).
Negli ultimi anni della sua vita portava caratteristici occhialini, descritti dai giornalisti e visibili nelle poche fotografie, che gli servivano anche per nascondere un difetto fisico: scolpendo la pietra, una scheggia di roccia lo ferì a un occhio, compromettendogli per sempre la vista.
Morì il 12 dicembre 1936 a Brumano per emorragia
cerebrale.
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