venerdì 21 luglio 2017

20 luglio 2017
TRA I PIANI DELL'ALBEN
E DI ARTAVAGGIO
Quindicina (Pizzino), rifugio Gherardi,
Madonnina del Baciamorti,
rifugi Cazzaniga-Merlini e Nicola

Erano molti anni che non facevo questa escursione, una delle mie preferite perchè si può diramare con le destinazioni che uno vuole. La novità la trovo subito all’ingresso di Pizzino: per salire a Capo Foppa occorre pagare il ticket ma sono onesti: solo due euro per tutta la giornata. Lascio la macchina (siamo ben in due!) ai bordi della strada (m. 1280) a Quindicina: una bacheca mostra una cartina della DOL (Dorsale Orobica Lecchese) a cui do un’occhiata ma la strada la conosco fin troppo bene.
Seguo l’indicazione da segnavia di colore rosso-bianco-rosso: una bella mulattiera che parte all'ombra dei noccioli ma ben presto si inoltra in una faggeta prima di iniziare un lungo traversone a mezza costa per prati. E’ un percorso “a singhiozzo”: risalgo il versante prativo della montagna, poi il percorso prosegue con un tratto quasi in piano e poi riprende a salire. Passo davanti alla baita Fopa Lunga (m1505) e, dopo aver raggiunto la cima di un dosso, dapprima vedo la bandiera del Gherardi (meno male: è aperto!),  poi il rifugio e, attraversato il pianoro, lo raggiungo (m1650). 


 
Dopo una bella fetta di torta alle mele e una dose di caffeina proseguo tra pascoli e alcune pozze d'acqua e in pochi minuti raggiungo l'ex-Rifugio Battisti (m1685) che da alcuni anni è diventato privato.
Vado tra i prati ancora ben fioriti, in leggera salita, risalendo un dosso colonizzato da pini mughi e attraversando alcuni canali piuttosto franosi ed instabili, costeggiando la frana di oramai parecchi anni fa.  Salgo ripidamente tra i cespugli: un cartello indica che il sentiero è stato recentemente sistemato con i fondi della Comunità Europea. Mahh!!! Con minore pendenza, passo sull'altro versante: il sentiero ora si snoda a mezza costa alternando tratti quasi in piano ad altri in salita.
Tra i prati, seguendo alcune frecce, finalmente raggiungo il piccolo rifugio Regina (m1850), nei pressi della omonima Bocchetta Regadur (m1873), con il bivio super conosciuto. Prendo a destra: faccio una scappatina (più di un ora!!) a salutare la Madonnina del Baciamorti (m2009) con la sua vista spettacolare. Torno sui miei passi sul sentiero (il famoso 101) che sale dal Passo di Baciamorti/Cassiglio alla Bocchetta e, dopo un altro tratto in salita, continuo in piano e raggiungo una fontana con due vasche (m1875). Qui l’essenza della salita finisce. Percorrendo lo stupendo panoramico costone in piano, a mezza costa, seguo alcune frecce e, in leggera salita, comincio a vedere davanti a me il Monte Sodadura. Mi abbasso un poco per raggiungere l'ampio Passo Sodadura che attraverso in piano tra le due piramidi del Pizzo Araralta (m2006) e del Monte Sodadura (m2010). 


Su di un masso vedo una indicazione per il Rifugio Nicola. Bene! Continuo con brevi saliscendi passando dal “prato delle marmotte” (vista una sola: la sentinella). Vorrei prendere il sentiero segnalato che, con un facile ma abbastanza impegnativo spallone pascolino, sale fino alla vetta dove si gode di uno stupendo panorama sulla Val Taleggio, la Brianza, il Resegone, le Grigne, il Cancervo, il Venturosa e le Alpi Orobie un po' più distanti. Vorrei portare un saluto ad un'altra Signora: la Madonnina del Sodadura. Ma...lo stomaco e le gambe mi fanno cambiare idea. Pazienza! Ci vediamo un'altra volta...chissà...magari settimana prossima.
Scendendo dal passo dell'Aralata (m1867), e comincio a vedere davanti a me il Rifugio Cazzaniga-Merlini (posto su un panoramico dosso) e poi il Nicola (che si distingue per il tetto in acciaio). Un  dubbio mi attanaglia: dove vado a mangiare? Essendo sempre andato al Cazzaniga-Merlini decido di entrare per la prima volta (mi vergogno un po’ ma il risotto ai fiori di campo me li ricordo ancora a distanza di molti anni) al Nicola. Dopotutto mi è apparsa la Madonne e che loro me la mandi buona….la porzione!! Il miracolo c’è: un bel piatto di pizzoccheri valtellinesi! 

 
Per il ritorno faccio a ritroso la stessa strada dell’andata e arrivo al Gherardi giusto giusto per una seconda e bella fetta di torta di mele e la solita razione di caffeina…poi scendo alla macchina seguendo la carrareggia gippabile. Almeno alla casera lungo questa strada ho visto le mucche! Voglio sentire chi, quest’anno, ha il coraggio di vendere il formaggio come “da alto alpeggio”.


Che dire! Una bella escursione durata più di cinque ore, partendo da m1280 per "toccare" la Madonna a m2010. Lei è scesa dal cielo, io arrivavo dal basso!!! in una giornata con un clima giusto per camminare …ma non per fotografare!. Il posto è vicino a casa e merita, senza alcun dubbio anche la vostra presenza. Ciao!


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