1 Novembre 2017
Buon Onomastico a tutti dal Vostro
La prima parte dell’escursione prevede una visita alle
fortificazioni presenti sul crinale a monte del laghetto di Artesso, minuscolo
e grazioso bacino artificiale ricavato, un tempo, per abbeverare i numerosi
capi di bestiame che qui monticavano. Si tratta di sei postazioni blindate per
mortai da 210 mm, poste in avvallamenti riparati dal crinale di cresta e da una
copertura in calcestruzzo. Tutte le postazioni erano collegate fra loro con
passaggi coperti, ora ostruiti. A valle delle cannoniere si trova una linea difensiva di
trincee direttamente affacciata sul Pian di Spagna, all'incrocio fra la
Valtellina e la Valchiavenna. Oggi l'amplissimo panorama è parzialmente celato
dalle piante d'alto fusto cresciute in questi anni; tuttavia fra gli squarci
nella vegetazione si può capire quanto strategico fosse questo luogo.
Ritornati presso il laghetto s'imbocca la mulattiera che risale il
pendio antistante. Si arriva ben presto sul dosso dove sorge il Roccolo di
Artesso per la cattura e l'inanellamento a scopo scientifico degli uccelli. Con alcuni tornanti
si perviene al Rifugio Bellano disponibile però solo per i soci del Gruppo
Escursionistico Bellano. Continuando la salita, lungo il sentiero che prosegue
dal rifugio, troveremo in breve altre trincee molto ben conservate che corrono
a valle del tracciato. A monte del sentiero si trovano, invece, alcuni ricoveri
scavati nella roccia. Con belle vedute sul fondovalle e una piacevole passeggiata
nel bosco il sentiero conduce agevolmente, con poca fatica, all'ampia sella
dei Roccoli Lorla. Bellissimo il prato in
mezzo a boschi di abeti e il suo laghetto. Poco prima della sella di diparte
una sterrata (anche questa è una ex strada militare) che è la via da seguire
per arrivare in cima al Legnoncino. Con piacevolissima camminata fra larici e
abeti, il tracciato guadagna quota e, con alcuni tornanti, termina nei pressi
della chiesetta di San Sfirio (anche qui troviamo tracce di postazioni
militari). Dalla chiesa si prosegue per facile ed aperto crinale fino al cippo
di vetta, alla croce e alla statua della Madonnina. Come accennato il motivo
principale della visita è dato dalle linee fortificate della cosiddetta
"Linea Cadorna", sistema di fortificazioni estesissimo che partiva
dal Gran San Bernardo e terminava in corrispondenza delle valli Malenco e
Fontana, in Valtellina. Tutta la zona
lariana fu interessata dai lavori di questo grande impianto difensivo.
Approfondendo la storia della "Cadorna" scopriamo molte cose
interessanti e, in primo luogo, che nel caotico girotondo di alleanze e
voltafaccia che precedettero la Grande Guerra, eravamo noi italiani a pensare
ad un'invasione della Svizzera e non i tedeschi. Un piano dello Stato Maggiore
del 1912/14 prevedeva l'ingresso delle nostre truppe in Svizzera per andare a
dar manforte ai tedeschi eventualmente impegnati in una guerra con la Francia.
Nel 1917 le cose cambiarono e il generale francese Fajalle e il nostro Cadorna,
pensarono ad un'occupazione preventiva della Confederazione per prevenire un
eventuale attacco tedesco. Fra queste due date la Svizzera fu oggetto di piani
d'invasione tedeschi, per prendere alle spalle francesi e italiani, e francesi,
per aggirare da Sud le linee tedesche. In questo caos, il paese di Guglielmo
Tell risolse brillantemente la faccenda scoraggiando ogni velleità quando si
dichiarò neutrale, ma pronto ad entrare in conflitto con chiunque avesse
minacciato il suo status". I lavori della "Cadorna" furono
ufficialmente iniziati nel maggio del 1916 e si protrassero per tutta la durata
del conflitto: erano condotti sia da personale militare, sia da
imprese civili sotto la direzione del Genio del Regio Esercito. Si fece anche
grande uso di manodopera locale, poco pagata, ma ben lieta di evitare l'impegno
diretto al fronte. Purtroppo quest'ultima speranza cadde per molti con la
sconfitta di Caporetto, allorché, per reggere all'urto delle armate
Austro-Ungariche, fu necessario richiamare tutti al fronte. Le opere difensive
erano costituite da "osservatori" con funzione sia di vedetta sia di
calcolo per dirigere il tiro delle artiglierie. Vi erano poi le
"postazioni fisse" che ospitavano grossi calibri di artiglieria
disposti singoli o in batterie da due-quattro pezzi. Vi erano postazioni
campali, mascherate e ricavate in avvallamenti al riparo dei crinali e
invisibili al nemico; postazioni in casamatta, ospitate in finte dimore di
calcestruzzo o in caverne; postazioni in pozzo, dove la cavità che ospitava il
cannone era riparata da una cupola di ghisa e acciaio. Accanto alle postazioni
d'artiglieria c'erano gli "appostamenti" con i nidi di mitragliatrici
e di mortai e le postazioni per i fucilieri. Tutto il sistema era poi collegato
in varia misura da trincee e camminamenti, oltre che da gallerie che
comunicavano con le diverse postazioni nodali. Il personale militare era,
quindi in grado di muoversi quasi sempre al coperto e protetto. Strade,
sentieri e mulattiere, spesso dei veri capolavori talmente ben costruiti che
sono ancor oggi usati, servivano al collegamento della linea con le retrovie e
i magazzinamenti. Alcune di queste arterie furono anche allargate e trasformate
nelle odierne strade di accesso a questi luoghi. Le postazioni del Legnoncino e
del Legnone erano direttamente affacciate sul solco della Valchiavenna, temuta
direttrice di un'eventuale invasione austro-tedesca passante dallo Spluga e
dall'Engadina. L'escursione termina sulla vetta del Legnoncino nei cui pressi sorge
la chiesetta dedicata a San Sfirio, misterioso santo "endemico" della
Valvarrone. Il Santo appartiene al gruppo dei cosiddetti "sette
fratelli" la cui leggenda si ritrova in diverse versioni e in molte
località alpine. Tutte le storie hanno, però, in comune il fatto che questi
fratelli scelsero di vivere in eremitaggio, ma in località visibili fra di
loro; e per comunicare reciprocamente il loro stato di salute usavano far
segnalazioni fra di loro con grandi fuochi. Il nome dei "sette
fratelli" varia da zona a zona e, a volte, anche all'interno della stessa
area. E' il caso del nostro Sfirio che, a seconda delle versioni fu
"fratello" di Amato, Fedele, Margherita, Eufemia, Ulderico, Miro,
Rocco, Gottardo, Bernardino, Eusebio, Iorio (Giorgio), Gerolamo, Grato,
Calimero, Defendente. Se osserviamo una cartina collegando con linee le
chiesette di questi santi sparse sul territorio, possiamo notare come tutte si
trovino a sentinella di importanti sbocchi vallivi. Evidentemente il Legnoncino, per la sua
posizione panoramica e strategica su Valtellina, Valchiavenna, Valvarrone, sul
Lario e sulla prospiciente Valle dell'Albano, che porta in Ticino, era un punto
di controllo su diverse direttrici viarie.
Alcuni dati:
• Zona: Lario Orientale.
• Punto di partenza: Sueglio, località
Laghetto di Artesso m1191.
• Punto di arrivo: Croce del Legnoncino m1711.
•
Tempo di percorrenza: 1 ora da Artesso ai Roccoli Lorla e altrettanto da
Roccoli Lorla al Legnoncino.
• Dislivello: 260 metri da Artesso ai Roccoli
Lorla e altri 260 m da Roccoli Lorla al Legnoncino.
• Sviluppo del percorso A/R
12 km.
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