5 luglio 2018
Edo & Galdi
Rifugio Elisa
Alta Val Meria, ai piedi del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari,
versante Occidentale della Grigna Settentrionale, Mandello del Lario (LC).
Il piccolo rifugio Elisa deve il suo nome a quello della figlia di Evangelista Ferrario, socio del CAI Mandello che donò alla Sezione il terreno su cui erigere la costruzione. In quegli anni la frequentazione delle Grigne era assai di moda e molti si resero conto della necessità di avere una buona base d’appoggio nelle remote vallate del versante occidentale del massiccio. Molti parteciparono all’iniziativa con donazioni o anche con il semplice appoggio morale. Lo stesso Gino Carugati, uno dei pionieri dell’alpinismo mandellese e primo salitore del Sasso Cavallo, firmò una cambiale di ben 12.000 lire. I lavori di edificazione, iniziati nel 1926, furono ultimati a tempo di record e l’anno successivo il rifugio fu inaugurato alla presenza delle massime autorità del Club Alpino Italiano. La strategica posizione dell’edificio fece si che durante la guerra partigiana diventasse una comoda base d’appoggio anche per i resistenti che trovavano nelle profonde vallate delle Grigne un sicuro territorio da dove sferrare le loro incursioni. Uno dei principali distaccamenti partigiani era proprio stanziato al rifugio Elisa facendo parte dapprima della Brigata Cacciatori delle Grigne e poi della 89a Brigata Garibaldi, sempre al comando del colonnello Galdino Pini. Nell’estate del 1944 i fratelli Giuseppe e Giovanni Poletti, membri della formazione partigiana, furono intercettati dai nazifascisti lungo il sentiero della Val Meria. Il primo fu ucciso durante un tentativo di fuga mentre il secondo, catturato, fu torturato e poi fucilato per essersi rifiutato di rivelare la posizione dei suoi compagni. In seguito a quest’eroico comportamento la formazione partigiana delle Grigne divenne 89a Brigata Garibaldi Fratelli Poletti. Purtroppo l’efficace azione dei partigiani spinse i nemici ad azioni volte a privarli di ogni possibile riparo. Così durante un grande rastrellamento delle Grigne, nel novembre del 1944, il rifugio Elisa fu dato alle fiamme e distrutto. Ma già nel 1947 l’Elisa fu ricostruito per riprendere la sua pacifica attività di punto tappa per scalatori ed escursionisti.
Galdin Positioning System
Dislivello m1120-1135 - Tempo h3.00-3.50 - Percorso km8 per sola andata
Il sentiero che ora vi descrivo parte da Rongio, una piccola frazione di Mandello. Si raggiunge la vecchia chiesetta di Rongio: 50 metri più in alto parte il sentiero ma prima un piccolo bar ci chiama per il solito caffè.
All'inizio il percorso si sviluppa lungo una bellissima mulattiera con pendenze sempre lievi, oltrepassiamo alcune cascine, un ponticello abbastanza antico e ci addentriamo in val Méria.
Entriamo in uno scenario maestoso: la valle che risaliremo è incastonata tra le rocce. Dopo aver superato un secondo ponticello in località Ponte di Ferro m450, iniziamo ad affrontare la vera salita.
Fin dai primi momenti si dimostra essere molto ripida e dura: i massi che costituiscono il percorso hanno creato una vera e propria scala estremamente lunga.
Guadagniamo in fretta metri di dislivello fino ad incontrare una fontanella alla nostra sinistra e una caverna in località La Ferrera m540: questa è l'ultima fontana che incontriamo lungo il percorso sino al Rifugio Elisa.
Appena superato il sentiero non cambia le proprie caratteristiche, rimanendo sempre molto ripido e duro, con però alcuni brevi punti in cui spiana e ci fa respirare. Per un breve tempo ci seguono alcune tubazioni per la condotta dell'acqua ed sul punto più alto una centralina dell'Acel.
Continuiamo a salire lungo questo sentiero ripido: non vi è un attimo ove riprendere fiato. L'esposizione al sole è piena fin dai primi momenti della giornata il che rende la nostra salita ancor più faticosa.
A circa metà del percorso possiamo già intravedere il rifugio e fin dove dovremmo salire.
Poco dopo il sentiero spiana dopo aver superato un tratto nel bosco ed alcuni cartelli che ci indica il sentiero che saliva verso la Bietti e la Ferrata.
Una piccola casetta in cemento denominata Baitella dell'Aser ci avvisa che al rifugio manca poco. Ad un bivio, invece di salire verso il Casello della Spaola, percorreremo una breve ma, credetemi, proprio breve discesa. Il sentiero supera il letto di un fiume in secca prima di riprendere a salire molto ripido ma, dopo essere usciti dal bosco siamo...quasi... giunti al Rifugio.
Percorriamo gli ultimi metri su un tratto di percorso abbastanza pianeggiante prima di compiere gli ultimi 10 metri duri che ci conducono finalmente alla nostra meta.
Durante la salita potevamo ammirare i meravigliosi paesaggi e scorci sulle Grigne e sul lago.
Il maestoso Sasso Cavallo alle spalle del rifugio |
Sulla destra ELENA, la bella e gentilissima gestrice del rifugio: nuova gestione! |
Un RATTI è entrato nella dispensa del formaggio |
L'è dura!!! |
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