Galdino
e gli amici della U.O.E.I.
“Quando nacque l’ultimo figlio, era femmina. Così la chiamarono Lilith. Abel ero io. Poi Joshua il matto, David il Pastore, Samuel che scavava la terra, Isaac fino a quando non morì. In fine Lilith. Poche ore dopo la sua nascita, mio padre John John la prese tra le mani, la sollevò al cielo e promise al destino che ne avrebbe fatto la donna più famosa da lì al Pacifico. La singolare circostanza spiega la frase che la mia sorellina ama ripetere spesso: sono stata nelle braccia di un solo uomo, in tutta la vita, e perfino quell’unica volta ho dovuto sentire un mare di cazzate”.
Tratto da ABEL di Alessandro Baricco - 2023 - Feltrinelli
Non ci posso credere! Questa domenica, libera uscita con i vecchi (nel vero senso della parola) amici dell’U.O.E.I.. ’l tep al pasa, ‘l tep al vula,…il tempo passa, il tempo vola…” cantano I LUF ma è bello ogni tanto vederci, anche se ogni morte di Papa (lunga vita, per carita!). Partiamo dal Santuario della Madonna di Campoè di Caglio, nel triangolo lariano, conosciuta anche per il percorso Segantini. Arrivati al grande cippo di confine (con Rezzago), tra numerosi bivi sempre ben segnalati, ci dirigiamo alle cascine dell’Alpe del Ginestrino e alla Fontana Tre Sassi. Superato il passo del Frecc, posto poco sotto la grande Croce di Pizzallo, arriviamo alla Cascina Enco, ex rifugio Marinella, in mezzo all’omonimo castagneto, il più grande di Lombardia. I castagni garantivano un utilizzo variegato del frutto tanto da essere soprannominati l'albero del pane perché garantiva alimentazione per almeno sei mesi l’anno. Per venire in aiuto alle famiglie che non erano possidenti di terre per coltivare piante di castagno, fu istituito lo ius plantandi che permetteva di piantare sul suolo pubblico piante di castagno e quindi poi di goderne dei frutti. Per regolare questo diritto le piante erano marcate incidendo la corteccia con un numero o una sigla di famiglia, che attestava la proprietà della pianta registrata in un apposito documento. Ci aspetta la padrona di casa, Cristina. Rivedendola,…mi ricordo ancora la sua mamma, un’arzilla novantenne intenta a fare le borole o caldarroste, castagne abbrustolite nella tipica pentola di ferro bucata sul grosso e vecchio camino posto al suo interno. Era il lontano ottobre del 2018. Gli regalai, nella camminata seguente del marzo 2019, la fotografia che, con emozione allego, incorniciata, alle foto di oggi. Dopo aver mangiato e ben bevuto,… prendiamo il sentiero dei funghi. Strano! Non è la stagione ma ne troviamo ben tre. Non possiamo raccoglierli perché …assai duri, non commestibili! Mah! Saranno cresciuti con la luna sbagliata! Scherzo! Sono curiose formazioni rocciose, i Funghi di Terra o Piramidi di erosione, ovvero architetture naturali che per la loro forma sembrano dei grandi funghi. Arriviamo alla Chiesetta della Valle dei Morti (Lazzareto, 1721) e ci dirigiamo verso la bella chiesa romanica dei Ss. Cosma e Damiano (costruita nel XII secolo sulle fondamenta di una chiesa paleocristiana del VI-VII secolo d.C.) con il suo magnifico campanile con quattro ordini di bifore. Guido, la nostra guida della Pro Loco, ci accompagna nella visita illustrandoci la sua storia e soprattutto il magnifico interno con gli stupendi affreschi di Andrea de Passeri (XV secolo) i cui colori vividi e brillanti, sono stati riportati alla luce dal restauro conclusosi nel 1985. Raffigurano soprattutto una Crocifissione del 1505 e una Pentecoste dove gli Apostoli sono seduti intorno a Maria. Sic! La domenica è finita: ritorniamo a casa con il cuore che batte …sempre … forte!. Prosit! Alla prossima!
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