EDO&GALDI
18 ottobre 2018
Il Drago Bianco nelle acque dell'Adda di Leonardo Da Vinci
di Arianna Pinton
Sulle
rive di un fiume verde cupo viveva un uomo che possedeva un piccolo ristorante,
che un tempo era frequentato da molti clienti. Purtroppo negli anni gli affari
erano peggiorati, diminuendo sempre più. A nulla era servito ridipingere le
pareti, abbellire l’arredamento e aggiungere al menù squisitezze e dolci
prelibati. La bellezza del fiume non bastava più ad attirare i turisti. Anche
il vicino traghetto interessava sempre meno; costruito sul progetto di Leonardo
Da Vinci, trasportava i passeggeri da una riva all'altra, semplicemente agganciandosi
a un cavo e sfruttando la forza della corrente del fiume. Gli adulti non
amavano più quella mini crociera di dieci minuti: preferivano portare i bambini
nei centri commerciali. L'uomo era sul punto di chiudere il ristorante, quando
gli venne un'idea. In Scozia esisteva un lago grigio e tetro, dove i turisti
non andavano, perché il paesaggio offriva poco e il clima era umido e piovoso.
Finché non accadde qualcosa di straordinario. Di quel laghetto improvvisamente si
cominciò a parlare, perché qualcuno disse di aver visto nuotare un mostro
preistorico, di quelli col collo lungo! Spinti dalla speranza di vederlo,
andarono prima i curiosi, poi i giornalisti e persino gli scienziati. Da
allora, migliaia di persone da tutto il mondo scelsero quel lago come meta e
gli abitanti accolsero tutti, aprendo nuovi ristoranti, alberghi e negozi di
souvenir. Misero in vendita magliette, portachiavi e pupazzi con la forma di
quel mostro, che forse non è mai esistito. Ma che cosa importava? Contava
l'idea.
– Serve un bel mostro anche per il mio
fiume! – esclamò l’uomo – Bisogna fare le cose per bene. Non basta inventare
l'esistenza di una creatura bizzarra, perché oggi le persone non credono più
alle favole. Ci vuole un vero mostro. Non è facile, però devo trovarne uno, magari
un cucciolo, così sarà più semplice trasportarlo e farlo ambientare nelle acque
del fiume. L'uomo si informò e scoprì che gli abitanti del Galles possiedono così
tanti draghi da averne scelto uno come simbolo della loro bandiera.
– Un drago d’acqua dolce sarà perfetto.
Non resta che andare a sceglierne uno piccolo da portare a casa subito. Il
viaggio fu molto piacevole: il Galles era una splendida regione verdeggiante e,
viste tutte quelle insegne dei negozi con draghi gialli, neri e rossi, pareva
ospitarne ovunque. All'uomo bastò trascorrere una serata in un pub per sapere
dove trovarne uno.
– Qui vicino - gli confidò un uomo con
barba e baffi rosso rame – in una grotta piena di pipistrelli, vive una Draga
con la sua cucciolata. Basta fartela amica e ti darà volentieri uno dei
piccoli. Le Draghe sono come le mamme coccodrillo: una volta svezzati, lasciano
andare i cuccioli per il loro destino senza tanti rimpianti.
L'indomani l'uomo
raggiunse la grotta e trovò la Draga acciambellata, che allattava tre draghetti
grassottelli, due verdi e uno bianco. Mamma Draga era grande come due elefanti,
ricoperta di squame verdi, con grandi ali ben ripiegate sul dorso e una forte
tosse. Non era aggressiva e lasciò avvicinare l'uomo, che le offrì delle
pastiglie di propoli contro il mal di gola. La Draga le ingoiò e socchiuse gli
occhi. Accarezzandole il muso, con voce dolce l’uomo le spiegò di voler prendere
un cucciolo da portare a vivere in un bel fiume verde cupo. Mamma Draga era
contenta e dalle narici sbuffò tre anelli di fumo. Forse era stanca di doversi
occupare dei gemelli, già abbastanza cresciuti. Gli indicò quale prendere: non
i due verdi e squamosi... bensì quello bianco e lucido come la stoffa di un
abito da sposa. L'uomo lo guardò stupito: quel cucciolo era davvero insolito;
forse era albino e al sole si sarebbe scottato. Ma tant'è, a lui serviva un
drago: bianco, verde, blu o rosso poco importava. L’uomo ringraziò Mamma Draga
e se ne andò col draghetto bianco sotto braccio, avvolto in una coperta di
lana. Il viaggio in aereo fu tranquillo; il piccolo dormiva e gli altri passeggeri
lo scambiarono per un pupazzo, di quelli che sembrano respirare grazie alle
batterie. Quando l'uomo ritornò al suo ristorante, prese il cucciolo e lo
immerse nelle acque del fiume.
– Qui potrai sguazzare, mangiare pesci,
nasconderti nel canneto dove non va mai nessuno.
Il piccolo parve gradire e subito si
inabissò, spingendosi con la coda. L'uomo era contento: bisognava solo
attendere che qualche passante avvistasse il nuovo arrivato e il gioco era
fatto. Bastarono un paio di giorni: un pescatore, giunto all'alba con la canna
e l'attrezzatura, scorse una strana sagoma bianca spaventare le anatre. Gli
pareva impossibile, ma raccontò a tutti di aver visto un coccodrillo! Il giorno
seguente un corridore a piedi vide lo strano essere nuotare a pancia in su e lo
scambiò per una foca polare! Invece una coppia di ciclisti, che pedalava sulla
riva del fiume, quando vide lo strano animale impegnato in un volo a pelo
d'acqua, lo scambiò per un cigno grosso come uno struzzo! A una vecchina il
draghetto parve una grossa nutria da combattimento, mentre a un gruppo di
cercatori di funghi, sembrò uno stegosauro! In una sola settimana, il numero
degli avvistamenti aumentò rapidamente. Il giornalista locale, che riuscì a
vederne la lunga coda a punta di freccia, scrisse che si trattava di un caimano
della Florida, giunto nel fiume attraverso gli scarichi della fognatura. Insomma,
nessuno capiva che quello fosse un cucciolo di drago, ma il ristorantino aveva
tanti nuovi clienti e gli affari erano molto migliorati.
Sempre più curiosi raggiungevano quel
tratto di fiume e si appostavano per vedere il misterioso ospite: di giorno,
famiglie con bambini, coppie di ogni età, fotografi appassionati; la sera,
gruppi di ragazzi con torce e videocamere. Arrivarono anche studiosi di enigmi
da risolvere ed esperti di ufo, perché pensavano che quella creatura bianca
fosse un alieno acquatico, giunto a bordo di un disco volante da un pianeta
lontano.
E il draghetto? Era contento. Si era
ambientato nel fiume verde cupo. Nuotava fino sul fondo, si nutriva di alghe e
foglie larghe, inseguiva i pesci e giocava con i pennuti che avevano il nido
sugli argini. A volte in una radura nascosta, dopo essersi asciugato al sole,
spiccava i primi voli. Stava davvero bene e cresceva ogni giorno più sano e più
forte. E cresceva molto! L'uomo del ristorante non aveva pensato che i draghi
diventano molto grossi, volano minacciosi e sputano fuoco. Tutte cose su cui
avrebbe dovuto riflettere per tempo...
Un giorno una scolaresca di bambini era
in gita sul traghetto, che attraversava le acque del fiume da sponda a sponda.
Gli alunni ridevano e schiamazzavano eccitati, sperando di scorgere il
misterioso animale bianco che forse viveva sul fondo. Quando l'imbarcazione fu
a metà della traversata, nel punto più distante tra i due pontili, il draghetto
volle curiosare più da vicino. Quando la sua testa emerse dall'acqua, era
grossa come quella di un rinoceronte, sollevata da un collo lungo come tre giraffe!
Il draghetto era diventato un dragonzo. Non era ancora un dragone, ma di certo
già più grande di Mamma Draga. Dapprima i bambini rimasero a bocca spalancata,
poi alcuni urlarono, mentre altri riuscirono persino a scattare una foto. Le
maestre si terrorizzarono, scambiando il dragonzo per un “dinosauro d'acqua
dolce”. Il panico fu totale, ma il traghettatore riuscì a raggiungere la riva,
senza che nessuno cadesse nel fiume. Il dragonzo, spaventato da tante urla, si
affrettò a immergersi, allontanandosi nuotando sul fondo. Da quel momento tutto
cambiò. Dell’incidente ne parlarono tutti. Così giunsero curiosi di ogni
specie, inclusi scienziati, studiosi e persino l'esercito, con l'ordine di
chiudere la zona, perché il “mostro” era pericoloso. L'uomo del ristorantino
non voleva che facessero del male al drago. Quando era andato a prenderlo nel
Galles, non aveva pensato che la gente spesso non si comporta amorevolmente con
gli animali; figuriamoci con un mostro spaventoso. Cercò quindi di tranquillizzare
tutti.
– Quella creatura non ha mai fatto del
male, anzi: non sono diminuite né papere né cigni. Quindi non è carnivora e non
addenterà nessuno!
Tutte le rassicurazioni furono inutili:
si doveva catturare il Mostro Bianco. I turisti non poterono più avvicinarsi al
fiume. Il traghetto fu chiuso e il traghettatore licenziato. Militari armati
stavano lungo la riva, calando le reti in acqua per dragare il fondale del
fiume. Neppure la pioggia insistente, che da giorni bagnava la zona, riuscì a
rallentare i lavori di ricerca. L'uomo non sapeva più che fare: avrebbe voluto
riportare il drago nel Galles. Da quelle parti lo avrebbero accolto a braccia
aperte, assegnandogli una grotta tutta sua. Mentre cercava una soluzione, si
accorse che la pioggia era diventata acquazzone. E col trascorrere delle ore,
l'acqua ingrossava il fiume, rendendo gli argini scivolosi. Il maltempo teneva
lontano anche i giornalisti più avventurosi. Restarono solo i militari, con
l'ordine di procedere nella cattura a tutti i costi. Il cielo era nero di
nuvole tempestose e la pioggia battente non dava tregua. La corrente del fiume
sembrava impazzita mentre trasportava tronchi strappati dagli argini. Dalle
rocce a strapiombo scendevano torrenti improvvisati di acqua fangosa, carica di
rami e ciottoli. Gli abitanti della zona si preoccuparono, perché sapevano che
ora il vero pericolo non era il Mostro Bianco, bensì l'esondazione del fiume,
che avrebbe allagato tutte le case.
All'improvviso, accompagnata da un boato
terrificante, dal monte si staccò un'enorme massa di fango e rocce, che
precipitò rapidamente, trascinando ogni cosa al proprio passaggio. Quando cadde
nel fiume, sembrò l'esplosione di una bomba: sollevò un'ondata d'acqua che
travolse un gruppo di militari. Tutto accadde in pochi secondi: la frana, l'onda
d'acqua, i soldati che gridavano mentre il fiume impetuoso li portava via. Richiamato
dalle grida, il Drago, che fino a quel momento era rimasto nascosto nella radura
lontana da tutti, spiccò il volo. Incurante della tempesta, sfrecciò in
direzione dei soldati, che annaspavano disperatamente. Chi lo vide capì che il
Mostro Bianco era un magnifico drago, con squame talmente lucide da sembrare di
madreperla. Completamente aperte, le sue ali erano larghe come due pullman. In
volo era davvero impressionante: in modo fulmineo riuscì ad afferrare gli
uomini in pericolo con gli artigli delle zampe. I militari rimasti sulla riva
gridarono: forse pensarono che il drago volesse mangiarli. Qualcuno sparò, ma
non riuscì a colpirlo, perché il gigantesco anfibio virò improvvisamente e
condusse gli uomini in salvo, lontano dall'acqua.
Nel frattempo, i detriti trasportati
dalla frana fecero alzare il livello del fiume: l'acqua ruppe gli argini e
iniziò a minacciare le case più vicine. Anche il ristorante era in pericolo e
l'uomo gridò ai clienti rimasti di fuggire lontano. Mentre tutti scappavano e
l'acqua del fiume allagava i terreni vicini, l'uomo corse verso sud, fino alla
centrale idroelettrica, accanto al lago artificiale. Quello era il punto più
delicato, perché il corso del fiume si stringeva per imbrigliare le acque e
farle precipitare a valle con maggior potenza. Se i detriti avessero bloccato
il condotto, il livello dell'acqua avrebbe fatto straripare il lago e sarebbe
potuta crollare la diga. Che disastro: la vita di migliaia di persone era in
pericolo.
Quando l'uomo raggiunse il lago
artificiale, vide il Drago Bianco, che volava in cerchio proprio sopra
all'imboccatura dello stretto condotto. La diga stava per crollare e il Drago pareva
saperlo. Battendo le ali, tornò nel punto più stretto e lì fece una cosa incredibile:
gonfiò il petto più che poté. Allargò le narici e dalle fauci uscì una fiammata
potente, che iniziò a far evaporare l'acqua. L'aria si riempì di nubi di
vapore. Il Drago riprese fiato e proseguì con le fiammate: inspirava aria e soffiava
fuoco rosso. Riuscì così a far abbassare il livello del fiume. Per emettere tutto
quel calore, era necessaria tanta energia, ma il Drago Bianco smise di sputare
fiamme solo quando la diga fu salva. E allora si lasciò cadere sul pelo
dell'acqua, mentre la corrente lo portava via.
Non c’era tempo da perdere: l'uomo
chiese aiuto ai militari, che, riconoscenti per il salvataggio, usarono le reti
per soccorrere il Drago. Riuscirono a imbrigliarlo e con grande delicatezza, lo
portarono sulla riva, in salvo. Steso sul prato, l’enorme anfibio respirava
ancora: era solo stremato dalla fatica. Aprì i grandi occhi e fu contento di
vedere tanta gente attorno. Lentamente, si sollevò sulle zampe e tutti furono
felici di vederlo in buona salute. Si udirono applausi e fischi di gioia per il
mostro spaventoso, diventato il nuovo eroe che aveva salvato persone e case
dall’innondazione.
L’uomo del ristorante raccontò tutta la
storia e si decise di perdonarlo. Lo splendido Drago Bianco, al quale tutti
erano riconoscenti, fu lasciato libero di decidere dove vivere. Anche se a
molta gente avrebbe fatto comodo sfruttarlo come attrazione turistica,
l’anfibio volante non rimase nel fiume. Volò via e si nascose in una grotta
sulla montagna vicina. Si dice che esca da lì la notte fonda, per volare al
chiaro di luna. Per proteggerlo, fu deciso di non parlare mai più di quella
vicenda e di non raccontare a nessuno l’esistenza del Drago Bianco. Il
traghetto di Imbersago riprese a funzionare e ogni tanto, nelle mattinate
nebbiose, qualcuno giura di aver visto una strana creatura bianca sott’acqua.
Chissà, forse anche a te, se andrai da
quelle parti, capiterà di avvistarlo in cielo, mentre si libra tra le nuvole,
oppure mentre nuota, nelle acque di quel fiume verde cupo, l’Adda.
bella favola, speriamo di vederlo durante l'escursione
RispondiEliminaMa daiiii...credi ancora alle fate, ai cavalieri e ai draghi? Io si!!
RispondiElimina