GALDI - 30 maggio 2021
e i COREN GÖS
Il
sentiero, gradinato dalla natura, conduce “solo”
a quota m1150, niente di eccezionale ma…. Inchinato dallo sforzo, dopo l’ultimo
tratto di salita “in paradiso”
raggiungo il piccolo spiazzo coperto da erba brulla, “rabiùsa”, racconta la
leggenda popolare, dalla quale prende il nome l’omonimo monte: il Pizzo Rabbioso. Punto di osservazione che
spazia la vista a 360°: luogo in cui nei giorni senza foschia si può
addirittura vedere la madonnina dorata sulla guglia del Duomo di Milano, in lontananza gli Appennini ed è coccolato dalle grandi cime della Valle Serina: Alben, Grem, Arera e Menna. Luogo misterioso posto al
termine di una salita “verticale” che
misura e rende umili i passi e i respiri del viandante che si avvicina alla sua
cima. E’ il punto più alto dell’abitato di Bracca,
poco praticato se non da qualche cacciatore. Ad aspettarmi c’è una croce alpina
o meglio la croce degli alpini: nappina rossa, l’abbraccio di due penne d’aquila, simbolo del
glorioso corpo degli alpini e della fierezza e libertà che questo rapace
rappresenta, abbracciate alla struttura
di una croce. Posta dalla fede alpina a protezione di Bracca, osserva e
domina. Silenziosa e non appariscente: per poterla vedere bene si deve salire
fino alla cima e starle di fronte: da lontano sembrava un crocefisso ma da
vicino svela la sua particolarità. In quel punto cielo e terra s’incontrano
all’altezza del cuore. Non resta che osservare il silenzio e farmi accarezzare
dal vento che mi tiene compagnia. Per il ritorno voglio passare da una zona
particolare chiamata i “Coren Gös” caratterizzata dalla presenza di originali e arditi
torrioni rocciosi
(pinnacoli) di roccia creati dall'erosione, che danno un fascino particolare al
luogo. Un ambiente tanto bello quanto insolito e un po’
selvaggio. A dimostrazione che spesso gli itinerari meno
conosciuti sono quelli che offrono più emozioni. Il tratto mi è nuovo ma… il ministro Speranza è
sempre l’ultimo a morire! Seguo
le indicazioni per Frerola; poi per
la fresca Val di Albe e la sua
sorgente. Arrivato a Pagliaro un bel
sentiero a mezza costa, passando per la sua Santella e per l’antica fornace, mi
riporta a Bracca. E’ proprio vero: è meglio restare in silenzio e dare
l’impressione di essere stupido che aprire bocca e togliere ogni dubbio.
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