giovedì 27 agosto 2015

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LA LEGGENDA DELLA VALLE D'INFERNO
ORNICA

La leggenda, che ancora oggi si racconta a Ornica, è per la verità alquanto ingenua. In valle c’erano molti forni e fucine per la lavorazione del ferro. Il più grosso di questi forni era gestito in epoca assai remota da persone forestiere, forse della Valsassina, specialiste del mestiere, che si dedicavano senza sosta a ridurre il minerale in ferro puro. Questi forestieri non vedevano di buon occhio gli abitanti di Ornica, al punto che, ogni tanto, trovandosi a corto di legna o di carbone, non si facevano scrupolo di prendere qualche ornichese che passava da quelle parti e gettarlo vivo nella fornace per alimentare il fuoco. Una terribile paura assalì allora gli abitanti di Ornica che presero a chiamare quel luogo la "Valle d'Inferno" (1). 


Le prepotenze dei forestieri durarono a lungo, finché un bel giorno i capifamiglia di Ornica, risoluti a porre fine a quelle crudeltà, si riunirono in assemblea e decisero di inviare tre loro rappresentanti a Venezia per chiedere aiuto al governo lagunare. Il viaggio dei tre delegati fu proficuo: infatti dopo un paio di mesi essi se ne tornarono a Ornica portando con loro un carro carico di archibugi e bombarde. Felici per il buon esito della missione, gli ornichesi costruirono un fortino in località Piazze, proprio dirimpetto al forno infernale, vi installarono le armi e rimasero in attesa. Non passò molto tempo che i forestieri si presentarono armati di tutto punto per dar corso alle solite prepotenze, ma questa volta trovarono pane per i loro denti: furono investiti da una valanga di fuoco che li distrusse assieme al loro impianto, facendo sparire in breve ogni cosa. Così del forno maledetto si sono perse le tracce, ma il nome dato alla Valle d'Inferno è rimasto fino ad oggi.


(1)Una delle zone più frequentate dagli amanti della montagna è la Val d'Inferno, quella lunga e ripida distesa di boschi e pascoli che da Ornica sale fin verso il Pizzo dei tre Signori. Un tempo la valle non aveva questo nome, ma si chiamava Val Fornasicchio, probabilmente per la presenza, nella sua parte più bassa, di forni e fucine per la lavorazione del minerale ferroso che si estraeva dalle miniere della zona. Il minerale, estratto a fatica dai minatori, veniva trasportato a Ornica a dorso di mulo e sottoposto a procedimento di fusione nei forni, per essere trasformato in verghe di metallo puro, pronte per la lavorazione nelle numerose fucine (chiodarole) del paese. Fu la presenza di tali impianti ad alimentare nella fantasia popolare l'accostamento dell'immagine del fuoco a quella dell'Inferno, luogo del fuoco per eccellenza.

"Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra e dissi gemendo:
Chi mai potrà scamparne?.
E udii una voce che mi disse: l'umiltà".
S. Antonio abate

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