VAL VARRONE - Rifugio Vecchia Casera
10 agosto 2017
E’ una di quelle escursioni che è possibile effettuare durante tutto l'arco dell'anno, inverno compreso, anche in presenza di neve. Ed è proprio durante la stagione invernale che l'intera valle, completamente ricoperta di neve, dovrebbe dare il meglio di se. La primavera e l'estate non sono di certo da meno: il bellissimo torrente Varrone che ne solca il fondo è in grado di regalare ottimi spunti fotografici ed interessanti scorci naturalistici. Si parte dal comune di Premana (LC) m775, zona industriale: qui inizia la stradina che, seguendo il torrente, risale tutta la valle fino alla Bocchetta di Trona. Si attraversa il caratteristico ponte in pietra, si passa il Ristoro Giabì: tra vecchie baite, la strada alterna tratti sterrati ad altri con il fondo in cemento. Salendo leggermente in un bosco di castagni arriviamo a Gebbio (m875) dove scende l’altro sentiero proveniente da Premana. La bella mulattiera, lunga circa 9 km, alterna tratti in piano a tratti in leggera salita e porta a scoprire pian piano le bellezze di questa valle. Passiamo la chiesetta del “Pignadur” e la cappellina dedicata a S. Umberto, patrono dei cacciatori. La salita non è mai faticosa; soltanto poco prima di raggiungere l'Alpe del Forno Alto e Basso (m1105-1170), la pendenza comincia a farsi un po' sentire. Superato il caratteristico agglomerato di Vegessa (m1200) con le case con il piano terra in pietra a vista e il piano superiore bianco, con un tratto di strada ben lastricato, ci si addentra in un bosco di larici. In breve siamo alla base di una salita che si supera un po' a fatica lungo una serie di tornanti che, arrivati a questo punto dell’escursione, possono cominciare a creare qualche problema. Da vedere assolutamente la bella cascata del Dente (m1415) prima di immetterci nuovamente sulla nostra strada. Al termine di questa ultima fatica, camminando quasi in piano, ci si immette finalmente nell'ampio anfiteatro che costituisce la testata della Val Varrone, dove spicca il Pizzo Varrone (m2325) e, leggermente defilato, il Pizzo di Trona (m2510). In breve si raggiunge, finalmente, l'accogliente Rifugio Casera Vecchia (m1675) dove una sosta, per un buon piatto di pizzoccheri, una fetta di torta al rabarbaro ed un caffè, risulta più che meritata.
Premana (zona industriale) m775 ►Vecchia Casera m1675 h3.00►Premana ore 2.00
Dislivello m900
Il tracciato che unisce Premana all’alpeggio Varrone, al bacino minerario dell’alto Varrone e alla Val Gerolla attraverso la Bocchetta di Trona, è sicuramente molto antico.
Questa Via del Ferro ha avuto origini nel secolo VI a.C. ad opera di etruschi, che s'erano spinti fino a queste latitudini sul Monte Varrone. Furono loro ad introdurre in quelle valli il metodo di estrazione del ferro da rocce metallifere e a dare inizio alla vocazione mineraria della vallata. Una vocazione che procede tuttora nel distretto manifatturiero di Premana, dove ogni casa è un laboratorio per la lavorazione del ferro. Nel paese vengono prodotte forbici per le quali Premana è famosa nel mondo.
La via del ferro della Valvarrone era una ragnatela di sentieri e mulattiere rimaste attive migliaia di anni, che partivano dalle cave sparse per i monti, per confluire a fornaci parecchio distanti. Tragitti lunghi, quindi, e assai faticosi, tanto che un cavallo, carico di rocce da colare, pesanti l'equivalente odierno di circa 160 kg, poteva fare un solo viaggio al giorno.
La storia plurimillenaria delle miniere della Valsassina e Valvarrone, nel Seicento e Settecento s'incrocia con quella di due potenti famiglie della valle, i Monti e i Manzoni, che in quel periodo ebbero un ruolo primario nelle vicende geo-politiche della valle.
Nel Settecento le fornaci della Valvarrore in totale erano sei. Dai punti di colatura quasi tutto il ferro prodotto prendeva la via per Milano. Non essendoci strade, ma solo sentieri fino al 1832, quando gli austriaci inaugurarono la Strada Militare per lo Stelvio, viaggiavano via lago fino a Como, per poi giungere a Milano tramite l'antica arteria viaria costruita ancora in età Romana quasi 2000 anni prima. Per ridurre la durata, e alleviare la fatica per quel genere di trasporti, Ludovico il Moro ordinò l'apertura del naviglio della Martesana al passaggio di barconi mercantili. In tal modo il traffico fu dirottato gradatamente a Lecco. Nei pressi della Darsena erano dislocati tutti gli utilizzatori di quelle merci, nel nostro caso il ferro, raggruppati in vie che già in epoca viscontea portavano nomi che richiamavano ai loro mestieri: via Spadari, via Armorari,...
La strada ha attraversato diverse fasi costruttive per cui nella storia ha preso diversi nomi:
Strada del ferro: è la fase costruttiva più antica, quando la Via era usata soprattutto per trasportare a valle il minerale estratto nelle miniere del Varrone;
Strada di Maria Teresa: il nuovo tracciato, ingrandito e adattato anche al passaggio dei carri, fu realizzato alla metà del 1700 sotto il regno di Maria Teresa d’Asburgo, Imperatrice d’Austria e del Lombardo-Veneto. A quellepoca risalgono i ponti a “schiena d’asino” che ancora oggi si vedono.
Strada militare del Varrone: durante la Prima Guerra Mondiale, nell’ambito dei lavori di fortificazione della “Linea Cadorna” venne realizzata, rendendola adatta al passaggio dei mezzi militari, l’intera rete viaria della Val Varrone, che in buona parte è ancora quella di oggi.
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