lunedì 25 marzo 2019

24 marzo 2019
UOEI - Bergamo


Il Monte Stino, il più remoto abitato all'epoca della Repubblica Serenissima e, fino al 1918, ex confine con l'Impero Austro-Ungarico, è un altopiano gibboso posto sul lago d’Idro, in territorio “bressiano”. Dalla cima il panorama raggiunge il gruppo dell'Adamello, la cima Tombea e il Monte Caplone, il Denervo e la catena del Monte Baldo. 
Nella prima guerra mondiale, e in parte anche nella seconda, fu fortificato con trincee, camminamenti e strade dall'esercito italiano come seconda linea di difesa. Il nome del Monte fu pure menzionato dal poeta Gabriele D’Annunzio nel manifesto lanciato in volo su Trento il 20 settembre del 1915: 

"...Oggi il tricolore sventola in tutte le città sorelle, in cima a tutte le torri e a tutte le virtù. Più si vede e fiammeggia il rosso, riacceso con la passione e con le vene degli eroi novelli. Branche ignobili, violando le nostre case hanno profanato il segno, l'hanno strappato, arso e nascosto? Ebbene, oggi non vi è frode, né violenze di birro imperiale che possa spegnere la luce del tricolore nel nostro cielo. Esso è invincibile. Questi messaggi, chiusi nel drappo della nostra bandiera e muniti di lunghe fiamme vibranti, sono in memoria di quei ventuno volontari presi a Santa Massenza dalla soldataglia austriaca e fucilati nella fossa del Castello il 16 di aprile 1848. Ne cada uno nel cimitero, sopra il loro sepolcro che siamo alfine per vendicare! Bisogna che i precursori si scuotano e risuscitino, per rendere più luminosa la via ai liberatori. E i morti risuscitano. Erano là, fin dal primo giorno di guerra, a Ponte Caffaro, alla gola di Ampola, a Storo, a Lodrone, a Tiarno, a Ledro, a Condino, a Bezzecca, in tutti i luoghi dove rosseggiarono le camicie e le prodezza garibaldine. E i Corpi Franchi in Val di Sole e i Legionari di Monte Stino, tutti i nostri messaggeri disperati aspettavano la gioventù d'Italia risanguinando". 

La partenza avviene da Zumiè di Capovalle m1000. Il sentiero prevalentemente di bosco, con alcuni tratti sassosi, è molto ben segnalato con il classico segno CAI e il 477: non si può sbagliare! Si sale a zig-zag con (brevi) tratti erti fino alla Croce di Sassello m1115, una grande croce in cemento che domina sulla valle e su Zumiè e che ci consente di tirare il fiato. La pendenza del sentiero va scemando fino a una carrareccia e il rifugio, con la sua Cappelletta "Redemptor Hominis" m 1407, si nota subito a breve distanza.





Un sorso d’acqua….bestia, che giornata calda! e mi rimetto a gironzolare sulle alture….beh….sui prati molto secchi. A metà strada tra il rifugio e il picco con la bandiera (cima) seguo le indicazioni per vedere alcune piazzole d’artiglieria a cielo aperto e le lunghe tracce di trincee. Faccio un ampio giro. Le voci immaginarie dei nostri ragazzi in trincea sono sostituite dallo scrocchiare dell’alto strato di foglie secche: le trincee non sono ben conservate…peccato! Ma forse non ce ne frega niente….ne abbiamo tantissimi chilometri in tutte le parti della nostra Italia.




Seguendo una comoda carrareccia che in poco tempo e con poco dislivello mi porta a visitare alcune postazioni di sentinella in cresta, due in caverna, oggi riadattate a piccoli musei, poiché il grosso è stato portato al Museo Reperti Bellici di Capovalle, per mitragliatrici pesanti e soprattutto il punto più panoramico sul lago d’Idro con tanto di bandiera m1467. Veramente favoloso: ci ritorno una seconda volta dopo “schiscetta”. Scendo per il "Sentiero delle Vedette" (protezione con corrimani metallici, prestare attenzione). M’inoltro dall’altra parte del pianoro per curiosare un po’: un piccolo laghetto, al solo vederlo, mi rinfresca.



















Torno al rifugio per il dovuto tributo allo stomaco e trovo il piazzale pieno con poche macchine ma molte moto e squad…che schifo. E’ proprio vero che i pizzoccheri e la birra sono l’anima del commercio. 
Me no male che avevo fatto le foto in precedenza… 
Se andate a vedere le recensioni in internet troverete “…buonissimo tutto, ho mangiato le tagliatelle, erano più che buone…consiglierei i pizzoccheri tutta la vita…”. I gestori sono molto simpatici, disponibili e il rifugio, pur piccolino, è molto carino…però…la “storia” c’insegna che è lo stomaco che comanda.
  
E' meglio che i morti non vedano
quello che sono capace di fare i vivi
e la strada storta che sta prendendo il mondo

e meglio che non si accorgano nemmeno
che noi siamo diventati così poveri
e tanto miseri che non siamo capaci di volerci bene.

No, è meglio che i morti
stiano nella neve e nel ghiaccio
e che non sappiano di noi, altrimenti
potrebbero pensare di essere morti invano

e allora si sentirebbero ancora più soli.

Gian Maria Bonaldi, combattente in Adamello




Scendiamo a valle: un altro punto a favore della camminata, dopo il panorama, è la fontana con acqua gassata (che bomba!), naturale e fredda. Ci voleva proprio dopo una bella giornata di sole e molto calda. Beh…come punto è proprio terra-terra, ma eravamo…in fondovalle! Più a…terra….di così!!


Un ricordo particolare a tutti i nostro "ragazzi" che hanno vissuto la loro gioventù in trincea
e ai nostri (pochi) soci che hanno avuto crampi o indurimenti alle gambe.
Magari volevano fare cambio con loro...


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