28 maggio 2023
VÒIA
DE SCARPINÀ…SALTUM ADOSS… Oggi mi sento come risorto dalle ceneri: impastato, scottato,
tanto sono stanco e con un sentore di affumicato dato l’età. Tutta quest’acqua
sta “giocando” con la mia pressione
…e la mia pazienza! Accenderò una candela per Dio e due per il Diavolo: il male
bisogna temerlo, ma anche all’occasione ingraziarselo! Solito temporalino
giornaliero: meno male che sono sulla via del ritorno…in macchina! Non vedo
l’ora di farmi una bella doccia e stendermi sul divano, …voglio mettere in riga
le mie povere ossa!
Dal piazzale dell’Alpe di Paglio m1400, il primo tratto percorre un bel bosco dove, di qui e di la, ci sono opere intagliate nel legno, molto ben eseguite e incastonate idealmente nell’ambiente circostante. Arrivato al recinto dei cervi, ne vedo uno: lo chiamo Cocciante (…ed io rinascerò cervo a primavera…), ma fa il "malmustùs", mi da le terga e sale nel bosco. Prendo un bel sentiero, all’inizio pratoso e poi boschivo, che in men che non si dica mi porta sulla salita verso località Larice Bruciato m1708. Una piccola e graziosa Cappelletta, con l’imponente Grignone, mi dice che sono arrivato. Poco prima i Sassi Rossi: costituiscono un affioramento di circa 270 milioni di anni fa un importante sollevamento innalzò tutti i rilievi precedenti. Dai monti giovani appena formati, e dunque più esposti all'erosione, discesero corsi d'acqua ripidi e violenti. Essi erosero le rocce che costituivano i rilievi stessi e deposero una spessa coltre di alluvioni rappresentate da rocce rossastre. Pertanto camminando su queste rocce state calpestando un terreno che si depositò prima della comparsa dei Dinosauri. Ho percorso un po’ di più della metà ma ora la sterrata è in leggera discesa con ampi tratti di piano. Arrivo alla Bocchetta di Olino m1640 e all’Alpe Dolcigo: a metà marzo sono arrivato fin qui con l’amico Edo. Essendo la strada in ombra e ancora piena di neve abbiamo saggiamente scelto il …nostro rientro! In montagna bisogna avere gambe e …testa! Oggi continuo: boschi di abeti, pascoli verde smeraldo, ruscelletti pieni d’acqua con le loro belle cascatelle …ultima curva e il fumo del camino acceso, già in lontananza, mi dice che sono quasi arrivato. Un grande cuore di legno mi attende per darmi il suo saluto di benvenuto. Il rifugio Ombrega m1580 è veramente molto “nuovo”. Tutto legno e pietra. L’ambiente intorno, l’Alpe Ombrega, è verdissima. I gestori, tutti ragazzi capeggiati da Stefano, sono simpatici, sbrigativi e cordiali. All’interno l’atmosfera è riscaldata per metà ambiente dal camino acceso e per l’altra metà …dalla grappa Nardini!. Il bagnarèl è un sugo a base di ricotta stagionata e grattugiata rosolata nel burro di malga con l’aggiunta di un po’ di panna. Con gli gnocchi di patate è …la fine del mondo! Prima parte del ritorno sui miei passi. Poi, piccola deviazione per l’Alpe Oro, l’Alpe Ortighera e Pian delle Betulle (bella la chiesetta a ricordo del battaglione Morbegno. Il museo alpino sottostante (Il ricordo unisce ciò che il destino divide) era chiuso). Conclusione stringata: Alpe di Paglio vuota, Pian delle Betulle vuoto, rifugio Ombrega …un “puttanaio” di gente!
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