lunedì 13 agosto 2018

12 agosto 2018
UOEI - Bergamo
Rifugio
Val Genova: Parco Naturale dell'Adamello Brenta


L’Adamello, al confine tra il Trentino e la Lombardia, è il più grande ghiacciaio d’Italia. Per vederlo da vicino, intraprendiamo questa escursione nella Val Genova, con un bellissimo itinerario di grande fascino, nel Parco Naturale Adamello Brenta, che dal sottobosco conduce in quota con incredibile veduta sull'anfiteatro delle Lobbie. 







Prendiamo la strada forestale passando per pascoli, fino al romantico rifugio Adamello Collini "al Bedole" m1640. Dallo spiazzo del rifugio, vicino ad una piccola chiesetta in pietra e legno, parte l’erto sentiero del rio Ronchina. 
87…”Tra poco ci fermiamo per le perdite idrauliche e per la colazione. Mi raccomando: i tradizionali 20 minuti!”
88…Adesso il pensiero della parola “sosta” mi martella nella mente. Dolce parola! Sto sbuffando come una vecchia locomotiva a carbone! 
89…Abbiamo appena superato il rifugio Adamello Collini, imboccato il ripido sentiero in pineta e sono già fradicio di sudore. 
90…Dopo decine…ma che dico!...decine e decine di ripidi “andanti” nel bosco (la solita questione: i tornanti li faremo al ritorno!) arriviamo al confine degli alberi e allo stretto ponte dei Crozetti. 
91…Caspita! Lo zio Mauri mi aveva assicurato che erano 90! Non può avere sbagliato: lui non sbaglia mai…beh!...tranne le previsioni metereologiche!. Ne avrò contati uno in più. Mah! Li riconterò al ritorno. 












In prossimità dello stretto ponte dei Crozetti m2253, dai pendii ripidi e rocciosi si apre una magnifica vista sul ghiacciaio dell’Adamello e alle sue cascate impetuose. 
Il sentiero, ora con pendenza minore, attraversa alcune strette cenge poco esposte. Alle spalle si ha la vista del ghiacciaio delle Presanella mentre a sinistra si comincia ad intravedere la parte finale della vedretta del Mandrone. Panorami da togliere il fiato! 
A mezzacosta si giunge al vecchio rifugio Mandrone, base austriaca durante la Grande Guerra, ora rinominato "Centro Studi Adamello Julius Payer" ed adibito ad osservatorio glaciologico. All'interno si trova un modellino plastico della zona, tante tavole glaciologiche informative ed illustrate e la tonalite, una roccia granitica che domina il paesaggio circostante. Circa a quota m2400 si intravedono i resti di un cimitero di guerra, testimonianza dei drammatici combattimenti della Prima Guerra Mondiale fra Italiani ed Austriaci. Le lapidi sono semplici lastre di roccia, quasi tutte anonime, erette e scolpite dai sopravvissuti in onore e memoria dei commilitoni deceduti. Una visita è dovuta. I dintorni del rifugio sono ancora ricchi di testimonianze: camminamenti, posti di vedetta, trincee ed il piccolo cimitero militare. 
Una bella chiesetta, costruita con il granito del posto, completa il paesaggio circostante il rifugio, è meta ambita e consigliabile. 












In leggera salita si giunge al nuovo rifugio Mandrone "Città di Trento" m2449, punto di riferimento per le ascensioni della zona. Dalla balconata del rifugio si gode di uno splendido panorama sul ghiacciaio dell’Adamello, sulle Lobbie m3196, sul Monte Mandrone m3281 e sulla cascata che nasce dalla vedretta soprastante e che si riversa in un lago di recente formazione (e per questo detto Lago Nuovo). Il sentiero, facoltativo, prosegue in leggera discesa fino agli innumerevoli laghetti e stagni, che sono stati formati dall‘acqua del ghiacciaio Presena. Dietro di essi si trova il grande lago Mandron, che spunta come un occhio azzurro turchese nel paesaggio dominato dalle rocce. Ma suona l’immaginaria tromba dell’adunata: si ricompatta la “truppa” e scendiamo a valle. Un ultimo sguardo allo splendido panorama: cime, cascate, laghetti, ghiacciai,…prima di ributtarsi in pineta…1…2…3…4…5… e raggiungere i nostri bravi e simpatici Giuseppe e Marco della Dalla Via Amadei! 






Ciliegina sulla torta: una fermata, seppur veloce, a Pinzolo. "Io sont la Morte/ che porto corona/ sonte signora/ de ognia persona…". Così inizia il crudo poema della morte che accompagna il celebre affresco della danza macabra dipinta da Simone Baschenis de Averara nel 1539 sulla facciata della chiesa di San Vigilio. Il corteo macabro inizia con un gruppo di tre scheletri musicanti, il primo dei quali, seduto su un trono rudimentale, porta in testa la corona a simbolo della Morte sovrana, cui deve sottostare la stessa volontà divina secondo le parole attribuite ai Crocefisso: "O peccator pensa de costei/ la me a morto me che son signor de lei!". L'affresco non propone solo uno degli elementi più significativi della storia medievale trentina, ma assume il carattere di un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi. Semplicemente favoloso!!




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