5 agosto 2018
UOEI - Bergamo
LAGO SCAIS - RIFUGIO MAMBRETTI
Il rifugio Mambretti è posto, in posizione panoramica, nell’alta Val Caronno nel cuore delle Orobie valtellinesi.
Dal rifugio è ben visibile la massa ancora cospicua del Ghiacciaio Porola, mentre, più nascosta, si può osservare la porzione terminale del Ghiacciaio di Scais, il cui maggiore sviluppo si ha nel bacino superiore, da qui non visibile.
Base di partenza è la centrale elettrica di Vedello m1032. Si sale (ma va!) verso il piccolo borgo di Agneda m1228, il cui nome significa "luogo piantato ad ontani" (agno, infatti, è l'ontano).
In passato Agneda non fu borgo insignificante: fu fondato, probabilmente nel secolo XIV, da pastori provenienti dal versante bergamasco (Val Seriana e Brembana) e, fin dal tardo medioevo, visse soprattutto dei commerci con il versante bergamasco dell'alta Val Seriana, legati soprattutto all'estrazione ed alla lavorazione di minerali ferrosi.
Oltrepassate le case attraversiamo l'ampio pianoro della media valle. Bellissimo e selvaggio lo scenario: un lato esso è chiuso da un versante di ripidi pascoli, con roccioni e brevi macchie di conifere, che scende dalla punta della Pessa m2472; sul lato opposto si vedono imponenti roccioni levigati dall'azione dei ghiacciai; sul fondo, infine, si presenta il gradino glaciale che introduce all'alpe di Scais (ora sommersa dall'omonimo bacino), oltre il quale occhieggiano le cime del Medàsc m2647 e la Cima Soliva m2710. Raggiunto l'area di sosta attrezzata per il pic-nic iniziamo a salire ( ma vaa!) verso il rifugio Mambretti m2003 su una stradella, con fondo che alterna sterrato e cemento proseguendo verso il bacino di Scais, in un bosco di pini e larici. Cominciamo a vedere l'imponente sbarramento della diga. Seguiamo la carrozzabile fino a trovare le indicazioni che segnalano un sentiero che se ne stacca (fa bala l’occ, Eli!!!). Passiamo, così, sfruttando un ponticello sospeso su alcune suggestive marmitte dei giganti scavate dal torrente Caronno (ponte della Padella m1450). Il sentiero, che diventa comoda e, a tratti, ben lastricata mulattiera, sale all'ombra di una pineta, con qualche breve tratto all'aperto, e porta alla casa dei custodi della Diga di Scais; il termine "scais" deriva da "scàja", scaglia). Il bacino artificiale, dalla capienza di circa 9 milioni di metri cubi d'acqua, è posto a m1494 proprio alla confluenza della val Caronno e della val Vedello.
Sul lato opposto del bacino, a sud, domina l'affilato profilo conico del pizzo Mottolone; alla sua destra si intravede l'imbocco della Val Vedello, chiusa, sul fondo, dal pizzo del Salto (che dava un tempo il nome alla valle, detta, appunto, del Salto).
Seguendo le segnalazioni, procediamo sul sentiero che costeggia la riva sinistra (per noi) del lago artificiale, con qualche tratto protetto da una galleria paramassi, fino al limite meridionale del lago, poco oltre il quale siamo alle case di Scais m1510. Potremmo pensare che si tratta delle baite dell'alpe di Scais, sommersa dal bacino artificiale, ma così non è: vennero costruite per ospitare gli operai che lavorarono all'edificazione della diga, terminata negli anni Trenta del secolo scorso.
Alle case di Scais proseguiamo sul sentiero vero e proprio che, passando dalle baite di Caronno, ci porta al rifugio Mambretti ed passo della Scaletta (Nooo! Ferro! Nooooo!!) che si affaccia sulla Val Seriana, poco a monte del rifugio Baroni al Brunone.
Passiamo accanto ad un edificio che colpisce per le eleganti decorazioni in legno che ornano gli spioventi del tetto: si tratta dell'ex-rifugio Guicciardi. Venne costruito dalla sezione valtellinese del CAI nel 1898, e ceduta all'ing. ed alpinista Messa nel 1924, dopo la costruzione del rifugio Mambretti: per questo ora viene chiamato capanna Messa.
Affrontiamo la breve salita in pecceta che ci porta ai prati dell'alpe Caronno m1610 dove si trovano le tre baite omonime e dove il torrente omonimo scorre pigro. Vediamo anche un bel ponte in legno che lo attraversa ed introduce all'antico sentiero per il passo della Scaletta, un tempo assai frequentato. Sul lato opposto si trova anche una caratteristica fascia di grandi massi erratici, i càmer, ricoveri di pastori; fra questi, la caratteristica "tana de l'ùrs", nel cui nome rimane l'eco suggestiva del tempo nel quale gli orsi vagavano ancora fra questi monti. Noi, però, restiamo sul nostro sentiero (bravo, zio Mauri!). Aleggia qui una sommessa poesia: oltre il limite degli alberi, in fondo ai prati, occhieggiano le prime cime della testata della valle (il pizzo Brunone), ma si annunciano discrete, mentre non si mostrano ancora le vette più alte e famose (le punte di Scais e Redorta).
Attraversato il pianoro, riprendiamo a salire con pendenza moderata, ed attraversiamo, alla bell'e meglio, aiutati da tronchi, per due volte altrettanti rami del torrente Caronno. La salita si fa, ora, più decisa (ma vaaaaa!). La salita, che segue il filo di un ampio dosso, si stempera un po' ad una radura, poco sopra i 1800 metri, per poi riprendere decisa (non ho più parole!), con varie serpentine. Un cartello che invita gli escursionisti a portare legna al rifugio Mambretti ci fa capire che il traguardo-tappa non è lontana. Qualche fatica ancora, fra rododendri, pini mughi e larici sempre più radi, ed ecco che il sentierino esce all'aperto: vediamo, in alto il rifugio, con il simpatico tetto rosso, posto su una piazzola che si apre su un largo dosso erboso; un ultimo strappo ci porta alla capanna, che raggiungiamo dopo circa 2.35-2.40 di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 960 metri).
Il rifugio è stato costruito nel 1924; su una targa leggiamo che esso è dedicato "alla memoria di Luigi Mambretti, caduto sulla punta di Scais il 7 settembre 1923", a soli 27 anni, e che è stata posata dalla sezione valtellinese del CAI il 25 settembre 1925. Ricordiamo che il rifugio non è custodito, per cui chi desidera utilizzarlo deve procurarsi le chiavi presso i guardiani della diga di Scais.
Sostiamo, ora, per breve tempo, quel tanto che basta per ascoltare la storia dell’ultimo orso dell’alpe di Scais, ucciso sul finire dell’Ottocento. “E là allora, gli altri raccontarono dell'enorme orso che vagava nel bosco del Mottolone terrorizzando l'alpe di Scais e di Caronno, dove di quando in quando appariva per impossessarsi di una capra. Ecco là, sì, era un orso! Un giorno l'avevano visto entrare sotto un enorme blocco che formava come una specie di caverna. Si apprestarono a cercare su tutti gli alpeggi dei fucili, e li sistemarono intorno all'ingresso della caverna con un sistema di funicelle e di leve che dovevano uccidere l'animale con una scarica formidabile. Ma Martino, coi sui piccoli occhi, li guardava fare dal fondo del suo nascondiglio e sorrideva. E tutti all'alpe di Caronno, là nella notte, tendevano le orecchie. Si aspettavano ad ogni istante la scarica dei fucili. Ma all'improvviso si udirono i gridi spaventosi di una capra che veniva sgozzata.
- L'orso! tutti esclamarono rannicchiandosi nella piccola baita. - Giunta l'alba, andarono a vedere. Era scomparsa una capra. Salirono alla grotta: tutti i fucili erano ancora al loro posto e i colpi non erano partiti. Girando intorno al masso si accorsero che sotto i cespugli, quell'orso aveva un buco che comunicava con la grotta: Martino se ne era uscito tranquillo da lì lasciandovi solo qualche pelo e aveva ricominciato le sue scorribande. E un giorno, infine, G. Bonomi andò a cercarlo nel bosco del Mottolone. I due giocarono per qualche momento a nascondino. Poi si incontrarono faccia a faccia e il Bonomi con un sol colpo di fucile lo uccise. Quello fu l'ultimo orso di Scais”. (Bruno Galli Valerio, “Punte e passi”, a cura di Luisa Angelici ed Antonio Boscacci, Sondrio, 1998).
Uno sguardo, infine, alla splendida parata di cime che sta di fronte a noi. Sul vertice di sinistra della valle riconosciamo l'appuntita ed adunca del pizzo Porola m2981, che sembra esprimere tutto il suo disappunto per quei 19 metri che lo privato dell'onore di entrare, come quattro, nell'elite dei "tremila" orobici. Poi, a destra, l'imponente avancorpo della cresta Corti ci priva della vista della punta di Scais m3038, che si nasconde dietro la sua sommità. Infine, poco più a destra, defilato ma riconoscibile, il pizzo Redorta m3038.
Il ritorno si effettua lungo l’itinerario di salita fermandoci alle baite di Caromnno a comprare una formaggella. Giunti alle case Scais completiamo l’anello intorno al lago passando dall’altra sponda.
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