15. I FATTI DELLA MALGALUNGA
I TREDICI MARTIRI DI LOVERE
La brigata a Campo d'Avene Alto. |
Nel 1944 vi si insediò la 53A brigata “Garibaldi” che assunse il nome
"Tredici Martiri di Lovere" in onore dei tredici partigiani fucilati
per rappresaglia a Poltragno e a Lovere il 22 dicembre 1943 (Francesco Bessi, Giulio
Buffoli, Salvatore Conti, Andrea Guizzetti, Eraldo Locardi, Vittorio Lorenzini,
Giacinto Macario, Giovanni Moioli, Luca Nitkisc, Ivan Piana, Giuseppe Ravelli, Mario Tognetti, Giovanni Vender). Il
comandante Giovanni Brasi “Montagna" ne affidò la gestione alla
squadra del tenente Giorgio Paglia, formata da una quindicina di uomini, mentre
il comando di brigata s’installa a Campo d'Avene, distante mezz'ora di marcia.
Oltre ai russi s'individuano "Bersagliere" con il maglione chiaro, "Barbieri" e, l'ultimo a destra, Giorgio Paglia. |
Il 17 novembre 1944, mentre sei uomini della formazione erano fuori per assolvere incarichi diversi, la Malga venne attaccata di sorpresa da ingenti forze della Legione Tagliamento di stanza a Lovere.
Di guardia all'esterno in quel momento c’era un partigiano russo che non diede l'allarme e di cui si persero le tracce. La battaglia infuriò per quasi tre ore finché gli assalitori riuscirono a raggiungere il tetto e a lanciare all’interno alcune bombe a mano provocando il ferimento dei partigiani Mario Zeduri "Tormenta" e del russo Ilarion Efanov "Starik". Il tenente della 53ª brigata “Garibaldi”, Giorgio Paglia, accortosi di avere terminato le munizioni, accettò la resa a patto che questi venissero curati adeguatamente.
Ma la parola data dai nazifascisti non fu rispettata: i feriti vennero uccisi a colpi di pugnale e l’intera squadra fu deportata in una località tra Costa Volpino e Lovere. Durante il trasporto a valle, ci fu un tentativo di liberazione (ostacolato dall’alta neve) dei prigionieri, operato dal comandante Giovanni Brasi “Montagna”, che, nonostante il coraggio non sortì
gli effetti desiderati. Giorgio Paglia “tenente Giorgio”, Guido Galimberti
"Barbieri", Andrea Caslini “ "Rocco", i russi Semion
Kopcenko “Simone" e Alexsander Nogin "Molotov" furono tutti
condannati a morte dopo un processo sommario.
La squadra di Giorgio Paglia: da sinistra in piedi, Simone, Starich, Bianco, Bersagliere, Pirata. Seduti: Donez, Molotov, Barbieri, Rocco, Giorgio. |
A Giorgio Paglia venne concessa la grazia, per il
fatto che suo padre Guido, era medaglia d’oro della Guerra d'Etiopia nel 1934.
Ma lui, dopo essersi visto respingere per l’ultima volta la richiesta di liberazione
di tutti i suoi compagni, rifiutò la grazia adducendo la frase “O tutti o
nessuno!" e chiese di essere fucilato per primo.
Era il 21 novembre 1944, e tutti i partigiani vennero fucilati a Costa Volpino. Due giorni dopo, poco lontano, a Lovere, i fratelli Renato e Florindo
Pellegrini, “Falce” e “Martello”, catturati quattro giorni prima nel
rastrellamento di Covale, vengono anch’essi fucilati.
Nel 1979, la Malga Lunga viene acquisita gratuitamente dal
comune di Sovere. Il successivo contratto di comodato d’uso tra l’Associazione
Nazionale Partigiani d’Italia (A.N.P.I.) di Bergamo e il comune di Sovere
recita “…che il fabbricato, con 1700 mq. di terreno pertinenziale, fu ceduto
nell’anno 1979 ...con lo scopo di destinarlo a Museo-Rifugio in ricordo degli
episodi verificatesi nella zona nel corso della Resistenza e dei caduti della
53A brigata Garibaldi “Tredici Martiri di Lovere”.”
Il manufatto subì diverse trasformazioni e, nel 2012,
raggiunse l'aspetto attuale con l'ottenimento, al piano superiore, di un'aula
didattica e di spazi per il museo multimediale di tutta la Resistenza
bergamasca.
L’azione di Lovere del 29 novembre 1943, con l’uccisione di
due fascisti, mise in allarme tutto l’ambiente repubblichino bergamasco e i
tedeschi che si resero conto di trovarsi di fronte ad una forza attiva ed
organizzata. Fascisti e tedeschi prepararono così una grande azione di
rappresaglia, per stroncare sul nascere il movimento partigiano.
Il 7 dicembre 1943, in un mattino che la nebbia e la pioggia
rendeva buio, nella piccola valle che da Corti porta alle stalle di Ramello,
una cascina, appena fuori dalla frazione di Ceratello (località Ciar), ospitava
il corpo di guardia del gruppo partigiani di Lovere, mentre il resto era
alloggiato nelle cascine più in alto.
Alle prime luci dell’alba, circa duecento uomini
(tedeschi e componenti la G.N.R. alla sua prima azione in zona ),parte dei
quali travestiti da contadini e coperti dalla nebbia, si avvicinarono alla
località occupata dai partigiani. La loro marcia fu favorita da una spia che
guidava il gruppo, un certo Ninetto Vaccaro che era a conoscenza della parola
d’ordine “Trieste “ in quanto sino al giorno prima, faceva parte della
formazione, dalla quale si era allontanato con una scusa.
I rastrellatori circondarono la cascina e, senza sparare un
colpo catturarono l’intero corpo di guardia composto da Piana, Guizzetti, Conti,
Vender, Macario e Buffoli, quest’ultimo padre di famiglia, mentre gli altri non
avevano ancora vent’anni. La sorpresa e il tradimento posero i partigiani nell’impossibilità
di reagire. I fascisti e i tedeschi proseguirono quindi fino alle cascine
ospitanti il grosso della formazione, ma senza alcun esito, poiché i
partigiani, resisi conto della situazione e posti in allarme dai partigiani Tarzia
e Corna, riescirono a sganciarsi.
Grazie alle informazioni della spia, nei giorni seguenti vennero
arrestati altri sette resistenti, allontanatisi dalla formazione per assolvere
incarichi: Locardi, Lorenzini, Ravelli, Bessi, Tognetti, Moioli e lo slavo Nikitsch.
Tutti e tredici vennero tradotti nelle carceri di via
Pignolo a Bergamo. Per alcuni giorni vennero sottoposti a torture.
Ai genitori ed ai familiari venne negato il permesso di
visitarli e portare loro l’ultimo conforto. A nulla valsero le raccomandazioni
e gli interventi presso i capi fascisti perché risparmiassero la vita di tanti
giovani: “Il tedesco vuole uccidere ed il servo fascista ucciderà”.
Le lapidi al cimitero di Costa Volpino. |
Il camion della morte fece la prima tappa in Poltragno. Sette
partigiani vennero fatti scendere, condotti sulla strada che conduce a Sellere
e fucilati alla presenza dei loro compagni.
Gli esecutori, sghignazzando, scrissero sul muro bagnato di
sangue “ fuorilegge “ e ripartirono per Lovere per compiere la seconda strage.
Gli altri sei, dopo che la direzione dell’Ilva si era opposta al tentativo di procedere alla fucilazione lungo il muro di cinta della fabbrica, vennero condotti nei pressi della pesa pubblica di Lovere ( attuale Caserma dei Carabinieri ) e lì fucilati di fronte al alcuni cittadini inorriditi.
Gli altri sei, dopo che la direzione dell’Ilva si era opposta al tentativo di procedere alla fucilazione lungo il muro di cinta della fabbrica, vennero condotti nei pressi della pesa pubblica di Lovere ( attuale Caserma dei Carabinieri ) e lì fucilati di fronte al alcuni cittadini inorriditi.
Lovere, testimone del crimine, si trasformò in una
cittadella partigiana: tredici eroi caddero, ma altri presero il loro posto di
combattimento e la lotta partigiana visse,
si rafforzò, andò avanti.
Altri giovani accorsero nella formazione, al fianco dei
partigiani superstiti.
Nacque così la 53A brigata Garibaldi, che assunse il
glorioso nome “ Tredici Martiri di Lovere “.
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