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I TRE CHE VENDETTERO
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I TRE CHE VENDETTERO
L'ANIMA AL DIAVOLO
BERGAMO(1)
Tre giovani bergamaschi contattarono un famoso mago, nientemeno che l’eretico curato di Sant’Agata a Bergamo,
e grazie alla sua mediazione evocarono lo spirito maligno, che non tardò a
comparire e si informò di quali fossero i loro desideri.
“Ti chiediamo solo due cose - risposero i tre giovani - mille
scudi per ciascuno e quella graziosa fanciulla della quale siamo invaghiti, ma
che non vuole saperne di noi”.
“Ebbene - tuonò il Demonio - esaudirò i vostri desideri, ma
in cambio io avrò le vostre anime!”.
Senza pensarci un attimo i tre sciagurati accettarono la
proposta e ascoltarono le indicazioni impartite loro dal Diavolo affinché
potessero ottenere i doni richiesti.
“Dovrete procurarvi una ciocca di capelli della ragazza, poi
vi recherete in un bosco e costruirete un altare di pietra, sopra il quale
deporrete i capelli. Quindi, indossati i paramenti sacerdotali (2), renderete
omaggio al mio spirito e mi adorerete, onorandomi con fumo d’incenso”.
Senza por tempo in mezzo, i tre costruirono l’altare e si
procurarono senza troppa difficoltà i paramenti e l’incenso, ma i problemi
sorsero quando si trattò di entrare in possesso dei capelli della ragazza.
Costei, infatti, ben conscia delle intenzioni tutt’altro che
oneste dei tre manigoldi (3) nei suoi confronti, quando si presentarono a casa
sua, situata appena fuori città, e fecero la strana richiesta, li cacciò via in
malo modo.
“Cara Letizia, - la supplicarono i tre babbei - il nostro
amore per te è grande e ci faresti felici se potessimo avere una ciocca dei
tuoi magnifici capelli”.
“Andate al Diavolo; - fu la risposta della ragazza - se mi amaste
davvero non vi presentereste tutti e tre assieme, ma ognuno verrebbe di
nascosto dagli altri a farmi la serenata e dichiararmi il suo amore. Sono
sicura che voi volete ben altro da me che i miei capelli…”.
Ma i giovani non si diedero per vinti e tornarono alla
carica più volte, finché la ragazza, per mettere fine a quella sceneggiata, ebbe
un’idea: si recò nella stalla, tagliò
un ciuffo di peli dalla coda di una
mucca, li lavò per bene, li profumò e poi li diede ai tre spasimanti che non si
avvidero dell’inganno e finalmente smisero di importunarla.
Avuto quello che cercavano, si precipitarono nel bosco, si
accostarono all’altare, accesero le candele, indossarono i sacri paramenti e
diedero inizio alla sacrilega (4) cerimonia dell’adorazione del Maligno.
Preghiere e canti liturgici, scimmiottati alla meglio,
ruppero il silenzio del bosco e l’inebriante profumo d’incenso cominciò a
diffondersi tra gli alberi, mentre sull’altare faceva bella mostra di sé il
ciuffo dei peli di vacca.
Ad un certo punto ci fu un lampo seguito da un fragoroso
tuono, mentre tutt’intorno si diffondeva un acre odore di zolfo. Subito dopo,
il luogo fu avvolto da una fitta nuvola di fumo e dalle viscere della terra
giunsero le cavernose parole del Diavolo: “Bravi, avete fatto tutto quello che
vi avevo ordinato, per questo ho esaudito i vostri desideri, ma ricordate che
le vostre anime adesso sono mie!”.
Poi ci fu silenzio, il fumo si diradò e sull’altare
apparvero tre borse di cuoio contenenti ciascuna mille scudi.
“Evviva, siamo ricchi; - esultarono i tre giovani - adesso
non ci resta che attendere la ragazza che finalmente ci concederà le sue
grazie”.
Il Diavolo era stato di parola anche in questo: infatti la
proprietaria del ciuffo di…peli, richiamata da una forza irresistibile, era
riuscita a slegarsi dalla sua mangiatoia, era scappata dalla stalla e si era
precipitata nel bosco.
Quando vide i tre giovani, assalita da una frenesia
incontenibile, si diede a prenderli a cornate e a calci, infierendo ora
sull’uno ora sull’altro, fino a lasciarli assai malconci; fece poi lo stesso
con l’altare, riducendolo a un mucchio di sassi.
Dopo un po’ sopraggiunsero la ragazza e i suoi fratelli, che erano alla ricerca della mucca, e trovarono i giovani per terra, gravemente feriti,
poi notarono i resti dell’altare e dedussero che in quel luogo si era svolto un
rito satanico.
Non sapendo però spiegarsi come i malcapitati fossero stati
ridotti così male, si limitarono a recuperare la mucca, ormai placatasi, e a
denunciare l’accaduto alle autorità.
Dopo opportune indagini, appurata la verità, i tre adoratori
di Satana furono condannati alle patrie galere.
(1) Tratto dalle “EFFEMERIDI” di Padre Donato Calvi (1613-1678), che nella sua opera riportò racconti relativi a streghe, maghi e diavoli nella
bergamasca.
(2) Le vesti indossate dal sacerdote durante l'ufficio liturgico.
(3) Farabutti della peggior risma, delinquenti incalliti.
(4) Una profanazione o un oltraggio recato a ciò che è sacro. Qualunque
trasgressione alle leggi religiose. In genere, si intendono con essa forme gravi di
irriverenza nei confronti di persone, cose o luoghi sacri. Quando la mancanza
di rispetto è espressa solo verbalmente, si parla di bestemmia.
Il demonio spesso ci fà un quadro dipinto
a vividi colori dei difetti altrui,
ed oscura i nostri.
Giuseppe Marello
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