10. LA CUPOLA
Ritorniamo sul
presbiterio per goderci l’Assunzione di Maria, dipinta nella grande tazza della
cupola.
Negli “angoli” sono posizionati i quattro Evangelisti: “Così Matteo
scrisse nella lingua degli Ebrei il primo Vangelo, al tempo in cui Pietro e
Paolo evangelizzavano Roma e vi fondarono la Chiesa. Dopo la partenza dei
questi ultimi, Marco, discepolo e interprete di Pietro, mise per iscritto
quello che Pietro predicava. Dal canto suo Luca, il compagno di Paolo,
consegnava in un libro il Vangelo, che il suo maestro predicava. Poi Giovanni,
il discepolo del Signore, quello che si era addormentato sul suo petto, pubblicò
anche lui un vangelo quando si trovava a Efeso in Asia”. (Adv. Hae. III
Preliminare).
Matteo è raffigurato come un uomo alato (assimilato ad un angelo:
tutte le figure sono infatti alate!).
Il Vangelo di Matteo è quello che mette più in risalto l’umanità del Cristo (il Figlio dell’Uomo, come viene spesso indicato). Il testo esordisce con la discendenza di Gesù e, in seguito, narra la sua infanzia, sottolineandone quindi il suo lato umano.
Marco è raffigurato come leone alato. Nel Vangelo di Marco viene maggiormente indicata la regalità, la forza, la maestà del Cristo: in particolare, i numerosi miracoli accentuano l’aspetto secondo cui Cristo vince il male. Inoltre, è proprio questo Vangelo che narra della voce di San Giovanni Battista che, nel deserto, “si eleva a un ruggito” (di leone appunto), preannunciando agli uomini la venuta del Cristo.
Il Vangelo di Matteo è quello che mette più in risalto l’umanità del Cristo (il Figlio dell’Uomo, come viene spesso indicato). Il testo esordisce con la discendenza di Gesù e, in seguito, narra la sua infanzia, sottolineandone quindi il suo lato umano.
Marco è raffigurato come leone alato. Nel Vangelo di Marco viene maggiormente indicata la regalità, la forza, la maestà del Cristo: in particolare, i numerosi miracoli accentuano l’aspetto secondo cui Cristo vince il male. Inoltre, è proprio questo Vangelo che narra della voce di San Giovanni Battista che, nel deserto, “si eleva a un ruggito” (di leone appunto), preannunciando agli uomini la venuta del Cristo.
Luca è raffigurato come bue alato, ovvero come vitello, simbolo di
tenerezza, dolcezza e mansuetudine, caratteri distintivi di questo Vangelo, per
descrizione e teologia.
Giovanni è raffigurato come un’aquila. Il suo Vangelo ha una visione
maggiormente teologica e, quindi, è quello che ha “la vista più acuta”.
L’aquila è quello che “vola più in alto” di tutti gli esseri e che, unico fra
tutti, “può vedere il sole con gli occhi senza accecarsi”, ossia guardare verso
i cieli e verso Dio. Il Vangelo di Giovanni infatti si apre con le parole di
forte carica trascendente: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio”.
Al “centro” la Morte di Gesù: un po’ strana la posizione di Gesù,
appoggiato sul teschio simbolo del posto (Calvario o Golgota) allo stesso
livello della terra. Maria, sua madre e Maria di Magdala con in mano il vaso
con gli unguenti per ungere il corpo di Gesù.
Gustiamoci…nel vero senso della parola, l’Assunzione di Maria di Pietro Servalli…nella grande tazza! Nella Sacra Scrittura nulla si dice della morte e
dell'Assunzione al cielo, in corpo e anima, di Maria. Proprio alla mancanza di
riferimento più precisi, vogliono supplire alcuni testi apocrifi di personaggi
autorevoli, quali San Giovanni Apostolo o Giuseppe di Arimatea.
É però certamente utile riassumere il contenuto delle
diverte traduzioni. Nei racconti apocrifi si narra della visita di un angelo a
Maria, per recarle l'annuncio della morte imminente. L'angelo porta a Maria una palma del paradiso, perché preceda il suo
feretro nei funerali e poi annuncia l'arrivo miracoloso di tutti gli apostoli
presso di lei. Arriva dapprima Giovanni, l'apostolo prediletto del Figlio, e,
dopo di lui, giungono misteriosamente tutti gli altri, rapiti su una nube dal
luogo dove si trovavano. All'ora terza del terzo giorno si ode un tuono, appare
Gesù con l'arcangelo Michele ed uno stuolo di angeli. Maria muore sorridendo
per l'arrivo del Figlio, il quale accoglie la sua anima e la affida nelle mani
dell’arcangelo Michele, poi ordina a Pietro di custodire il corpo della madre,
deporlo nel sepolcro e attendere la sua venuta. Si forma il corteo funebre con
Giovanni, che reca la palma del paradiso, mentre gli apostoli e gli angeli
cantano il salmo "In exitu Israel de Aegypto". Il corteo giunge nella valle di Giosafat,
alla tomba dove viene deposto il corpo della Vergine Maria. Gli apostoli
vegliano tre giorni in attesa di Cristo, che arriva circondato da miriadi di
angeli. Accanto a Lui gli arcangeli Michele e Gabriele. Il Signore ordina
all’arcangelo Michele di innalzare il corpo di Maria sulle nubi e di
trasportarlo in paradiso, dove si ricongiungerà alla sua anima.
Il Servalli, in questa sua …non riesco a trovare aggettivi
adatti… opera d’arte, ci regala alcuni deliziosi particolari.
Gli undici personaggi (gli Apostoli, ma…chi manca?), ciascuno
colto in una posizione differente, in un tripudio di gesti, di agitazione e
turbamento, che esprimono varie emozioni e passioni: sorpresa, stupore, incomprensione;
mentre qualcuno indica verso l'alto, dove si sta svolgendo l'evento sacro.
Un personaggio (Giovanni, il prediletto di Gesù, a cui aveva
affidato sua Madre) mentre raccoglie il lenzuolo, dove era avvolto il corpo di
Maria, con tutti quei fiori, posati, come tante reliquie, sul coperchio del sarcofago.
Un lembo del manto e, soprattutto, il velo di Maria si
agitano per azione del vento, suscitato dalla rapida assunzione e dal moto
delle ali angeliche.
L’accoglienza di Maria in cielo, da parte di tutte e tre le
Persone della SS. Trinità.
A conclusione della mia narrazione, per quanto riguarda la
nostra Chiesa, vorrei portare l’interesse a due scritte per quelle persone che
ancora potrebbero avere dei dubbi: sono iscrizioni, posizionate in posti dove
l’occhio, pur allenato, fa fatica ad arrivare e a scorgere, in oro zecchino
incassate tra magnifici stucchi decorativi.
La prima, posizionata sopra il portone principale d’ingresso, recita: “HAEC
EST DOMUN DEI ET PORTA COELI” … “ Questa è la casa di Dio e la Porta del Cielo”.
La seconda, sopra i gradini che portano all’altare maggiore, riporta:
“D.O.M. AC BEATAE MARIAE VIRGINI IN COELUM ASSUMPTAE” …”A Dio, l’Ottimo, il Massimo - Beata Vergine
Maria in cielo Assunta”.
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