9. TRA GLI ALTARI E LA VOLTA
Tra gli altari e
la volta abbiamo altri affreschi. Due santi importanti ci guardano dall’alto: s. Francesco d’Assisi e
s. Antonio Abate.
Il primo è patrono d’Italia:
una delle grandi figure dell'umanità che parla a ogni generazione. Il suo
fascino deriva dal grande amore per Gesù di cui, per primo, ricevette le stimmate,
segno dell'amore di Cristo per gli uomini e per l'intera creazione.
L’altro è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Fu
considerato il santo patrono dei maiali e, per estensione, di tutti gli animali
domestici e della stalla. Il grasso del maiale veniva usato per curare “il male o fuoco di s. Antonio”.
Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel giorno della sua festa liturgica, tradizionalmente si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici.
Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel giorno della sua festa liturgica, tradizionalmente si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici.
Ai nostri tempi moderni ha preso
molta consuetudine benedire i cavalli…auto, i potenti e giganteschi camion,...!
E’ anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico, ma anche in base alla leggenda popolare, secondo la quale s. Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti con il diavolo e, mentre il suo maialino sgattaiolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a ‘tau’ e lo portò fuori, insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.
Ancora oggi, nei paesi si usa accendere, il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “falò di s. Antonio”.
Le ceneri, poi raccolte nei bracieri casalinghi dei nostri nonni, servivano a riscaldare la casa e, con un’apposita campana, fatta con listelli di legno ad asciugare i panni umidi.
E’ anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico, ma anche in base alla leggenda popolare, secondo la quale s. Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti con il diavolo e, mentre il suo maialino sgattaiolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a ‘tau’ e lo portò fuori, insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.
Ancora oggi, nei paesi si usa accendere, il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “falò di s. Antonio”.
Le ceneri, poi raccolte nei bracieri casalinghi dei nostri nonni, servivano a riscaldare la casa e, con un’apposita campana, fatta con listelli di legno
Abbiamo i quattro
profeti maggiori: vengono chiamati così per l’ampiezza dei loro scritti od
oracoli (responsi profetici), a confronto di quelli “minori”.
In ordine cronologico: Isaia “Che soccorre o salva” (740–693 a.C.): vissuto
sotto la dominazione assira e appartenente a Famiglia Nobile.
Fu il maggiore dei Profeti. Le sue profezie sono di una tale chiarezza, che sembrano una storia del passato, piuttosto che una predizione.
Gli scritti di Isaia narrano principalmente le minacce di Dio al popolo di Israele e ai popoli vicini per i loro peccati, ma il profeta nel descrivere i giusti giudizi di Dio allude molto spesso alla venuta del Liberatore e, descrivendo la sua nascita, le sue opere e specialmente la sua passione eccitano negli animi l’amore e la confidenza in Lui.
Fu il maggiore dei Profeti. Le sue profezie sono di una tale chiarezza, che sembrano una storia del passato, piuttosto che una predizione.
Gli scritti di Isaia narrano principalmente le minacce di Dio al popolo di Israele e ai popoli vicini per i loro peccati, ma il profeta nel descrivere i giusti giudizi di Dio allude molto spesso alla venuta del Liberatore e, descrivendo la sua nascita, le sue opere e specialmente la sua passione eccitano negli animi l’amore e la confidenza in Lui.
Geremia “Dio innalza o stabilisce” (650–586 a.C.): vissuto sotto la
dominazione babilonese e appartenente a Famiglia Sacerdotale.
Uomo mite e timido; fu chiamato, contro la sua volontà e la sua natura di uomo sensibile, ad una missione profetica durissima, cioè quella di essere annunciatore e testimone della rovina di Gerusalemme e del regno davidico di Giuda.
Ezechiele “Dio è forte” (593–570 a.C.): appartenente a Famiglia Sacerdotale e Sacerdote lui medesimo.
Uomo mite e timido; fu chiamato, contro la sua volontà e la sua natura di uomo sensibile, ad una missione profetica durissima, cioè quella di essere annunciatore e testimone della rovina di Gerusalemme e del regno davidico di Giuda.
Ezechiele “Dio è forte” (593–570 a.C.): appartenente a Famiglia Sacerdotale e Sacerdote lui medesimo.
Daniele “Dio è mio Giudice” (605–536 a.C.): di stirpe reale
o nobile, esperto nella Dottrina.
Tra le pareti e la volta vi sono una serie
pregevole di stucchi architettonici decorativi che meritano un’occhiata, seppur
veloce. La tinteggiatura fu affidata a Emilio Giarin e le dorature a Arturo
Panza.
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