BEATA VERGINE ADDOLORATA
DELLA CORNABUSA
DELLA CORNABUSA
Cepino (S. Omobono Terme - Bergamo)
Il Santuario visto da di Ca' Contaglio (Cepino/S.Omobono Terme). |
STORIA DELLA CORNABUSA
Dal 1296 e per oltre un secolo, Bergamo e le sue valli
furono insanguinate dalle lotte tra Guelfi, che riconoscevano quale loro unico
capo il Papa, e i Ghibellini per i quali la suprema autorità era rappresentata
invece dall'imperatore. La
Valle Imagna si schierò con i Guelfi insieme alla Val San
Martino, mentre le valli Brembilla, Brembana e Taleggio parteggiarono per i
Ghibellini.
Proprio in Valle Imagna tra il 1350 ed il 1400 furono combattute le lotte più violente tra le due fazioni rivali, capeggiati i Guelfi da Pinamonte da Capizzone e i Ghibellini da Unguerrando Dalmasoni di Clanezzo. Logico quindi pensare che in tali circostanze le popolazioni della valle più volte furono costrette a cercare rifugio sui monti, per sfuggire alle scorribande dei Ghibellini e salvare quanto riuscivano a portare via in tutta fretta dalle case, incalzati dall'arrivo dei soldati.
La tradizione racconta di una anziana
e pia donna, che nella grotta della Cornabusa portò quanto aveva di più caro:
una statua di Maria Vergine Addolorata. La grotta allora, non era così come la
si vede oggi, era quasi inaccessibile, (dal momento che vi si accedeva da
sentieri stretti…) tanto che si diceva che 3 uomini armati la potessero
difendere dall'assalto di 1.000 soldati. Ben contenta la pia donna di aver
potuto sottrarre alla rapacità e profanazione dei nemici e gelosa del suo
tesoro più che della propria vita, la ripose nel più segreto e remoto
nascondiglio, cercando e trovando conforto nella preghiera alla Madonna alla
sua sventura. La storia e i documenti non ci aiutano, una volta finite le
guerre tra le fazioni, nel perchè la statua sia rimasta in grotta. Si sa solo
che trascorsi alcuni anni una pastorella sordomuta, certa Milesi natia nella
frazione Cà Pietrobelli di Bedulita, trovandosi con il suo gregge nei paraggi,
entra per curiosità ad osservare quell'antro così oscuro e profondo ritrovando la statua della Vergine Addolorata (alcune
tradizioni parlano di una luce improvvisa che abbia indicato alla pastorella il
luogo esatto della statua; altre di un anziano che aveva trovato la statua in
precedenza, ma che ogni volta che la venerava la rinascondeva, senza dire
niente a nessuno). Ne rimase così stupita e commossa che corse a casa
velocemente, dandone notizie ai parenti parlando correttamente e sentendo
miracolosamente quanto a lei riferitole da altri, riacquistando in tale modo
l'udito e la favella. I parenti si fecero condurre immediatamente sul posto del
doppio portentoso miracolo, verificando e testimoniando la veridicità di quanto
loro riferito. La notizia si dilaga rapidamente nei paesi vicini di Cepino e
Mazzoleni e da quel momento inizia quel
pellegrinaggio di persone che vogliono controllare
di persona il miracoloso evento. Qualcuno addirittura volle portare nella
chiesa di Bedulita prima ed in quella di Cepino poi, la miracolosa statuetta.
Ma l'una e l'altra volta all'indomani la trovarono di nuovo al suo remoto posto
in grotta. Pensando che forse non fosse rimasta tra loro perchè non l'avevano
trasportata con i solenni onori convenienti, organizzarono di trasportarla con
una solenne processione, autorizzati da un preciso decreto della Curia
Vescovile. Ma arrivata la solenne processione, ove oggi sorge la cappella della
pastorella sordomuta e all'inizio della discesa, ecco che la statua con la
faccia si rivolge indietro a tutto il popolo ed al clero presente, accennando
al dolore che provava nell'abbandonare quella grotta che si era eretta come
sito e posto nel quale, con questo nuovo prodigio, voleva ritornare e rimanere
per essere invocata e venerata. La processione retrocedette immediatamente e la
statua fu ricollocata trionfalmente al suo posto, laddove ancora oggi viene
venerata dai fedeli.
Proprio in Valle Imagna tra il 1350 ed il 1400 furono combattute le lotte più violente tra le due fazioni rivali, capeggiati i Guelfi da Pinamonte da Capizzone e i Ghibellini da Unguerrando Dalmasoni di Clanezzo. Logico quindi pensare che in tali circostanze le popolazioni della valle più volte furono costrette a cercare rifugio sui monti, per sfuggire alle scorribande dei Ghibellini e salvare quanto riuscivano a portare via in tutta fretta dalle case, incalzati dall'arrivo dei soldati.
Il 4 febbraio 1510,
il Vescovo di Bergamo autorizza la celebrazione della S. Messa ogni sabato e la
domenica dell'ottava della festa della Natività della Beata Vergine Maria e si
costruisce all'interno della grotta una piccola cappella per collocarvi
l'altare e la
Madonna Addolorata. Si
regolarizza pertanto da tale data la venerazione alla Madonna nella grotta che,
nonostante l'accesso impervio e per sentieri boschivi, era stato
comunque sempre e costantemente frequentato dai Valdimagnini che
trovavano nel Santuario un luogo loro gradito, venerato e di particolare
riferimento.
Il 21 giugno 1702 il Vescovo Luigi Ruzzini di Bergamo, in occasione della visita pastorale, ricorda il decreto del 1510 e invita a porre alcune modifiche all'altare maggiore della cappella all'interno della grotta.
Diverse opere e modifiche furono realizzate nel periodo dal
Arriviamo cosi al 1908: in quell’anno e precisamente
domenica 4 Ottobre, il cardinal Maffi, arcivescovo di Pisa, sulla piazza della Chiesa
parrocchiale di Cepino (la strada era troppo impervia per il cardinale), incorona
la statua della Madonna con il titolo di Regina della Valle Imagna. Presente in
questo momento l'allora don Angelo Giuseppe Roncalli (San Giovanni XXIII), segretario
del Vescovo di Bergamo, e già da allora devoto alla Madonna della Cornabusa.
Il santuario della Cornabusa era del tutto diverso una
sessantina di anni fa rispetto a quello che oggi appare ai pellegrini. Sino al
1958 infatti a chi veniva da fuori e che saliva a piedi fin dalle prime ore del
mattino per l'erto sentiero boschivo, il santuario, pure frequentatissimo dai
Valdimagnini, dava una impressione cupa. Una alta cancellata chiudeva la bocca
della grotta al cui interno una chiesetta angusta era pigiata dentro uno scuro
vano dando un senso soffocante.
Le bacinelle dalle quali esce l'acqua con cui bagnarsi la bocca, le orecchie e gli occhi. |
Il 7 Gennaio 1957, sotto la direzione degli
architetti Luciano Galmozzi e Giuseppe Gambirasio e del curato don Giglio
Arnoldi, iniziano i lavori di sistemazione del santuario per rendere Chiesa
tutta la grotta, così come la si vede oggi. Il pavimento si abbassò di circa
tre metri per realizzarne uno nuovo a grandi lastre di pietra, prolungandosi
anche al di fuori della grotta fino a includere e incorniciare il paesaggio. Si
realizzarono l'altare maggiore, il pulpito,
quello ai piedi della statua della Madonna, e i due laterali di destra e
i confessionali realizzati tutti in
cemento, al fine di dare maggiormente il
senso della roccia per armonizzarsi meglio con la grotta. I rilievi che si
notano sono tutti dello scultore Ajolfi come pure il capocielo in rame
argentato sopra l'altare maggiore che misura 6 x 7 metri opera della ditta
Rusconi. Il tabernacolo laterale inserito nella roccia pesa 2 quintali ed è chiuso da una porticina in rame
argentato sbalzato dal Guidotti. Infine una grande croce domina l'altare,
arricchita da altri vari simboli. L'altare della Madonna è a lato, proprio dove
fu riposta secoli fa la statuetta; il pallio riproduce la storia dell'anziana
in fuga che posizionò in grotta il miracoloso simulacro. Vicino tre santelle
con l'acqua che sgorga perennemente dove i fedeli, bagnandosi occhi, orecchie e
bocca, venerano il prodigioso miracolo della pastorella sordomuta.
In fondo
alla grotta il laghetto di metri 4 x 6, con l'acqua fresca che viene incanalata
nell'acquedotto comunale.
Il laghetto posto sul fondo della grotta, dietro all'altare. |
La grotta misura esattamente 96 metri di lunghezza dal laghetto alla cancellata esterna, 20 metri di larghezza
media con altezze variabili dagli 8 ai 9 metri .
Solenni festeggiamenti, per il 50° anniversario della
incoronazione della Madonna si svolsero nelle giornate del 16 e 17 Agosto 1958 con
la presenza dell'allora Patriarca di Venezia cardinal Angelo Giuseppe Roncalli,
divenuto Papa Giovanni XXIII il 28 Ottobre successivo.
"E' il santuario più bello che esista, perchè non l'ha
fatto la mano dell'uomo, ma Dio stesso!" soleva dire lo stesso Roncalli,
al quale era particolarmente caro. (N.B. la generazione dei Roncalli proviene
dalle frazioni dette Roncaglia di Corna Imagna e della sottostante Roncaglia di
Cepino). Dopo quei giorni di festa, si pose mano anche alla
realizzazione della strada di accesso che oggi raggiunge il vicino piazzale. Il
primo camion riuscì a giungere nei
pressi dell'attuale parcheggio il 12 Ottobre 1962: i lavori furono compiuti in economia da una
squadra di operai, con l'aiuto prezioso
dei volontari di tutta la
Valle Imagna ; le spese ingenti, furono coperte dalle generose
offerte dei residenti, dagli immigrati, ecc. che dimostrarono (e dimostrano
tuttora), il forte attaccamento alla loro Madonna della Cornabusa. Altri lavori di recente sistemazione negli anni antecedenti
il 2008 centenario di incoronazione, con la realizzazione della nuova scalinata
e ristrutturazione dei locali della Casa del Pellegrino (vedasi la cancelleria,
ristorante, nuovi locali annessi), con la realizzazione del sovrastante Museo,
sala conferenze e la bellissima terrazza dalla quale si gode di un panorama
mozzafiato di tutta la
Valle Imagna , spaziante dal manzoniano Resegone al monte
Ubione posto a guardia della Valle stessa. Nel 2010 si è celebrato il quinto
Centenario dell'apertura ufficiale del Santuario.
Da notare il percorso che sale per l’antica mulattiera: era
l’unica strada di accesso prima degli anni ’60, e nel 1700 si costruirono 5
cappellette. A metà dell’800 furono ampliate a 7, in modo da poter
raffigurare i 7 dolori di Maria. Contengono quadri che raffigurano i 7 dolori:
2 di essi sono originali (pittore Antonio Sibella, seconda metà dell’800); 4
rifacimenti del secondo dopoguerra (pittore Locatelli di Villa d’Almè), uno
recente, del 1987 (pittore Manini Agostino).
Nel 1908, in occasione
dell’incoronazione di Maria, venne realizzata un’ottava cappella al termine del
percorso, che rappresenta, tramite statue di inizio ‘900, il miracolo della
guarigione della Pastorella.
La statuetta, rappresenta la Madonna Addolorata ;
misura 50 cm .
di altezza. E' sempre rimasta per tutti questi anni senza nessuno specifico
riparo, all'aria, all'umido, all'acqua che trapela tra le fessure della roccia,
al gelo. a tutti i cambiamenti e alle intemperie atmosferiche, conservandosi
sempre intatta, con quel colore bianco e vermiglio, come fosse di recente
fattura.
La commissione artistica che nel 1958 visionò il gruppo della Madonna
Addolorata, affermò, riferendosi alla statua "è di fattura squisita, anche
se uscita dalla mano di un artigiano presumibilmente del Tre-Quattrocento. Il
panneggio richiama l'arte dei migliori toscani di allora". Ne deriva
dunque il fatto che l'opera non fosse di un artigiano locale, ma che la
statuetta fosse importata dalla Toscana.
Nei lavori di ristrutturazione del
57/58, si fece in modo di collocarla nello stesso posto e nella stessa nicchia
dove era stata nascosta e dove la trovò la pastorella sordomuta di Bedulita,
miracolata: sul fianco sinistro del fondo, perfettamente visibile da tutta la
grotta.
Il suo volto è severo e composto, come nelle classiche figure del Quattrocento, mentre il corpo di Gesù morto che le è adagiato in grembo è stranamente piccolo, come quello di un bambino. E' una anomalia sculturale ma così commovente, così piena di significato umano, dal momento che fra le braccia della Madre il Figlio ritrova sempre le proporzioni di un bambino.
Il suo volto è severo e composto, come nelle classiche figure del Quattrocento, mentre il corpo di Gesù morto che le è adagiato in grembo è stranamente piccolo, come quello di un bambino. E' una anomalia sculturale ma così commovente, così piena di significato umano, dal momento che fra le braccia della Madre il Figlio ritrova sempre le proporzioni di un bambino.
Alcuni insoliti particolari (la cintura, il manto dorato, le
mani grandi) ci fanno ricordare testi biblici che ci parlano della “donna
perfetta” (proverbi 31), ci ricordano il mistero di una creatura (veste rossa)
rivestita di Spirito Santo, ripiena di grazia (manto dorato). Ma soprattutto il
volto di Maria ci fa pensare alla Addolorata, che manifesta nel volto la sua
fede, la sua capacità di conservare la fede anche nel momento del dolore.
PREGHIERA PER LA MADONNA DELLA CORNABUSA
Maria, madre di Gesù e madre nostra,
ti ringraziamo
perché sempre accompagni il nostro cammino
perché sempre accompagni il nostro cammino
con l’amore gratuito, fedele,
misericordioso e universale
misericordioso e universale
a te regalato da Gesù Crocifisso.
Donaci di accogliere con il tuo affetto Gesù
morto e risorto per noi,
di ascoltarlo con la tua disponibilità,
di seguirlo con la tua fiducia,
di testimoniarlo con la tua gioia.
Affidiamo a te le nuove generazioni:
aiutale a scoprire in Gesù la pienezza
della vita, dell’amore, della gioia,
della vita, dell’amore, della gioia,
assecondando con gratitudine e fiducia
la chiamata che Egli rivolge ad ogni persona.
la chiamata che Egli rivolge ad ogni persona.
Sostieni le nostre famiglie
nell’accettarsi con amore gratuito,
nell’ascoltarsi con rispetto e attenzione,
nell’accettarsi con amore gratuito,
nell’ascoltarsi con rispetto e attenzione,
nel condividere la tua tenerezza misericordiosa.
Consola i sofferenti donando loro la certezza
che tu mai li abbandoni.
che tu mai li abbandoni.
Aiuta le nostre comunità a divenire
sempre più scuola di preghiera
e casa della carità offerta a tutti.
I SETTE DOLORI DI MARIA
Antico percorso caratterizzato da sette cappelle dedicate ai sette dolori di Maria, contenenti pregevoli affreschi di noti pittori locali.
1. GESU' PRESENTATO AL TEMPIO
"Simeone parlò a Maria: Egli è qui la rovina e la resurrezione di molti in Israele...
E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Luca2, 34-35).
2. LA FUGA IN EGITTO
"Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto" (Matteo 2, 14).
3. GESU' RITROVATO FRA I DOTTORI AL TEMPIO.
"Dopo tre giorni trovarono Gesù nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava...
Gesù egli rispose loro:" Perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Luca2, 34-35).
4. L'INCONTRO FRA MARIA E GESU' VERSO IL CALVARIO.
"Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:" Donna, ecco tuo figlio!" (Giovanni 19, 26).
sempre più scuola di preghiera
e casa della carità offerta a tutti.
I SETTE DOLORI DI MARIA
Antico percorso caratterizzato da sette cappelle dedicate ai sette dolori di Maria, contenenti pregevoli affreschi di noti pittori locali.
1. GESU' PRESENTATO AL TEMPIO
"Simeone parlò a Maria: Egli è qui la rovina e la resurrezione di molti in Israele...
E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Luca2, 34-35).
Quadro dipinto da anonimo del XX sec. (rifacimento di quadro del Sibella, circa 1870).
2. LA FUGA IN EGITTO
"Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto" (Matteo 2, 14).
Quadro dipinto da anonimo del XX sec. (rifacimento di quadro del Sibella, circa 1870).
"Dopo tre giorni trovarono Gesù nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava...
Gesù egli rispose loro:" Perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Luca2, 34-35).
Quadro dipinto dal pittore Agostino Manini, datato 1987.
4. L'INCONTRO FRA MARIA E GESU' VERSO IL CALVARIO.
"Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:" Donna, ecco tuo figlio!" (Giovanni 19, 26).
Quadro dipinto dal pittore Locatelli da Villa, datato 1945.
5. LA MORTE IN CROCE DI GESU'.
Quadro dipinto da anonimo del XX sec. (rifacimento di quadro del Sibella, circa 1870).
6. GESU' DEPOSTO DALLA CROCE.
"Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù" (Giovanni 19, 38).
Quadro dipinto dal pittore Locatelli da Villa, datato 1945. |
7. GESU' POSTO NEL SEPOLCRO.
"Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo,
nel quale nessuno era stato ancora deposto" (Giovanni 19, 41).
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