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L'ORO DEL DIAVOLO
Tutto l’oro che c’è sotterra, nascosto, perduto e quello che
sta in fondo al mare, dopo cento anni, non si sa come, finisce in possesso del
Diavolo. Ogni cento anni costui lo fa
apparire e scomparire davanti agli occhi della gente disperata che non
ha soldi per comprarsi da mangiare e davanti alla gente povera che diventa matta per la grande miseria.
Un giovanotto, che una sera tornava a casa dopo aver
lasciato la sua bella, si era seduto sopra un muretto e meditava su come
avrebbe potuto fare per sposare la sua giovane morosa; il padre di lei non
voleva lasciargliela sposare, perché diceva che lui era troppo povero. Mentre passava da un pensiero all’altro, il
giovane vede comparire sulla strada una vecchina gobba e mal vestita, ma con
aria graziosa, la quale con una voce garbata gli dice: “Che cosa ti rende tanto
pensieroso e malinconico bel giovanotto?”.
E lui, che era proprio molto triste,
raccontò tutti i suoi tormenti. Parlò del suo grande amore per la ragazza, che
riteneva la più buona e la più bella del mondo, e disse della sua povertà che
era la causa che gli impediva di sposarla.
Allora la vecchina per consolarlo
dice: “Sappi, giovanotto, che fra i giorni della settimana c’è un giorno di
festa e che la festa rende contenti i buoni e coloro che fanno del bene”. Detto
questo tirò fuori un palancone (1) tutto arrugginito, lo regalò al giovane e gli
raccomandò di non perderlo, perché un bel giorno gli sarebbe tornato utile. Passava
intanto il tempo, passavano i mesi, e il palancone era sempre custodito nella tasca
dei pantaloni del giovane.
Accadde un giorno che il bel giovanotto, che era di cuore
generoso, era andato ad aiutare un vecchietto nel suo lavoro. Il vecchio, carico
di anni e di mali, non riusciva a fare tutto da solo. Il giovane gli aveva
messo nel fienile il fieno per le mucche, gli aveva tagliato un po’ di legna
per il camino e gli aveva anche fatto altri piccoli mestieri di casa. E così, lavorando, aveva fatto tardi: infatti era calata la sera.
Salutò il vecchio, che lo ringraziava
continuamente per l’aiuto dato, e si mise in cammino per tornare a casa. Teneva
in mano la sua moneta ruggine e si sentiva contento per aver fatto una buona
azione. Ma d’un tratto sentì agitarsi intorno l’aria e vide gli alberi come
scossi dal vento: era scesa a volo dal cielo e s’era posata davanti a lui, una
coperta rossa, sulla quale stava adagiato un Diavolo. E intorno al Diavolo,
disposti sulla coperta, c’erano monete d’oro, collane, vasi, corone da re. Il
giovanotto restò impietrito e si sentì dentro una voce che gli suggeriva di
gettare il palancone ruggine in mezzo a tutta quella roba: svelto e senza
pensarci molto, gettò la moneta e al tempo stesso vide levarsi una fiammata
alta come una casa!
Sparito l’abbaglio del gran fuoco, il giovane constatò che
il Diavolo era scomparso. Così tutta quella ricchezza, che stava sulla coperta,
è rimasta al giovane, il quale, oltre che bello, è diventato ricco, ha potuto
sposare la ragazza del suo cuore e dare una gran festa che ha lasciato tutti
contenti. Però bisogna anche sapere chi era la vecchina che gli aveva dato la
moneta: era nientemeno che la vecchia dea cuore in mano, cioè quella che aiuta
i poveri e i malati. Il palancone rappresentava la forza della
misericordia e della bontà, ed è proprio per questa ragione che il Diavolo, comparso sopra la coperta insieme all’oro e alle corone, fu scottato dalle
fiamme e costretto a fare fagotto e fuggire.
(1)Denominazione popolare dell’ antica moneta da 5
centesimi di lira.
"È il diavolo a lottare con Dio,
e il loro campo
di battaglia è il cuore degli uomini".
Dai "Fratelli Karamàzov" di Fèdor Dostoevskij
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