domenica 27 gennaio 2019

26 gennaio 2019

Il Comune di Caglio (Triangolo Lariano) rende omaggio al grande maestro Giovanni Segantini (Arco, Trento, 1858 - Schalfberg, Engadina, 1899) e alla sua permanenza in Brianza con questa esposizione “a cielo aperto” permanente.
Un occasione per ripercorrere le tappe della folgorante carriera dell’artista e approfondire il suo legame con Caglio in particolare.
A Caglio Segantini arriva nell’autunno 1885 e vi resta sei mesi all’incirca: il tempo necessario per l’elaborazione di Alla stanga, una delle sue opere più famose,  la monumentale opera conclusiva dell’esperienza briantea. Il pittore riuscì a concentrare nel dipinto l’atmosfera della piana di Santa Valeria, una zona particolarmente suggestiva di Caglio, dove vi erano alcuni steccati preso i quali venivano regolarmente legate alla stanga, sul far della sera, le vacche brune del paese.
Attraverso un’accurata selezione di alcuni dei i suoi maggiori capolavori, riprodotti a grande dimensione e collocati “en plein air” nei punti del borgo brianteo più suggestivi (antica contrada del Rosario, rione medioevale, casa dove soggiornò, antica negera, borgo medioevale del Funai,...) e più significativamente legati al maestro, la mostra ripercorre l’intera esperienza artistica ed esistenziale del pittore.


ALLA STANGA - 1886


DOPO IL TEMPORALE - 1883/84


ARATURA - 1890


ZAMPOGNARI IN BRIANZA - 1883/85


PASCOLI DI PRIMAVERA - 1866


LA VITA - 1896/99

LA NATURA - 1897/99

LA MORTE - 1898/99 



LA RACCOLTA DEL FIENO - 1889

Antica nevera


L'AMORE ALLA FONTE DELLA VITA - 1896


LE DUE MADRI - 1889



LE CATTIVE MADRI - 1894


L'ANGELO DELLA VITA - 1894


A MESSA PRIMA - 1885/86


BENEDIZIONE DELLE PECORE - 1884

Una visita è obbligatoria, essendo a poche centinaia di metri, al Santuario della Madonna di Campoè: sul luogo esisteva, nel Medioevo, una edicola mariana. Verso la fine del '600, a seguito di un evento miracoloso, la comunità cagliese ampliò l'edificio preesistente, il quale assunse l'attuale struttura architettonica.



Sulla strada del ritorno, a pochi chilometri, la magnifica chiesa dei ss. Cosma e Damiano: romanica, XII secolo, con in suo bellissimo campanile con quattro ordini di bifore.
Andremo a visitarla, dopo l'escursione del 10 marzo all'immenso secolare castagneto e ai funghi di terra di Rezzago, per i suoi magnifici affreschi.



giovedì 24 gennaio 2019


Dal parcheggio di fronte alla chiesetta di Olgiasca occorre imboccare la via che sfila a monte della chiesa e percorrere le strette viuzze del paese e, dopo una breve gradinata, si sbuca su un dosso per entrare ben presto nel bosco (sentiero alto). Il sentiero corre stretto fra muretti a secco. Stiamo percorrendo la dorsale della penisola di Olgiasca immersi in un bosco misto dove prevale il castagno; altre essenze vegetali sono la rovere, il pioppo tremulo, la betulla, l'erica, la ginestra. Con piacevole passeggiata arriviamo a lambire un prato da dove si gode una splendida panoramica sul Lario; nei pressi sorge anche la torre di un roccolo. Tornati sul sentiero percorriamo la dorsale con aperture panoramiche verso il Monte Legnone, che con la sua possente piramide domina il Laghetto di Piona, e raggiungiamo lo spazio aperto dove si trova un altro piccolo roccolo. Poco dopo si lambiscono alcuni ruderi e si arriva ad bivio la cui diramazione di destra porta alla base del Sass Negher. Dal bivio noi andiamo invece a sinistra, camminando sul lato settentrionale del crinale, lambendone spesso i roccioni della cima del Sass Negher ombreggiati dalla vegetazione. Poco dopo inizia la discesa che ci fa perdere quota fino ad un'altra torre di roccolo abbandonata. Da qui si scende ulteriormente mentre il tracciato si fa più largo e, con alcuni tornanti, s'abbassa avvicinandosi alle sponde del Laghetto di Piona. Passando in un settore di bosco dove compaiono altre essenze come il pino e l'abete, il sentiero prende poi a tagliare pianeggiante. Poco dopo si giunge presso una grotta naturale sotto la quale si trovano le statue della Madonna e di una donna adorante in grandezza naturale. Non molto più avanti si giunge alla recinzione dei possedimenti dell'Abbazia di Piona. Il sentiero corre poco a monte della rete e poi, dopo circa duecento metri un po' disagevoli, grazie ad un cancelletto entra su un vasto spiazzo alberato. Varcato il grande cancello dello spiazzo alberato si giunge all'Abbazia di Piona. L'importante complesso religioso è considerato un gioiello del romanico lombardo e la sua descrizione occuperebbe troppo spazio. Per questo motivo, senza entrare in altri particolari vi consiglio di visitare il sito dell'Abbazia. Si riprendere la larga strada acciottolata che porta a Olgiasca, la si percorre fin poco oltre l'Azienda Agricola Malacrida, che sorge poco più in basso. Abbandonata la larga strada acciottolata, prendiamo la "strada vegia" e saliamo per rientrare nel bosco (sentiero basso). Superata una fontana e poi un rigagnolo si continua la salita ritornando ad Olgiasca e all'auto.










La penisola di Piona. Una gita breve ma dalle molteplici attrattive quella che vi invitiamo a percorrere io e Edo lungo la piccola penisola di Olgiasca o di Piona, al margine settentrionale del Lago di Como. Il sentiero è facile e di tutto riposo e si svolge fra i boschi ed i roccioni della dorsale della penisola, con stupende vedute panoramiche sia sul piccolo laghetto interno di Piona, sia sul Lario e sulle catene montuose circostanti. L'aspetto paesaggistico è perfettamente integrato e arricchito da quello storico ed artistico legato principalmente alla visita della secolare Abbazia di Piona che sorge sulla punta estrema della penisola. Il percorso prende le mosse dal centro del piccolo paese di Olgiasca arroccato sulle pendici meridionali della penisola, in posizione strategica e molto panoramica. Olgiasca ha certamente origini antiche e si è sviluppato attorno alla massiccia costruzione del castello Mirabello, squadrata fortezza posta a guardia della strada da e per la Valtellina. L'attuale edificio, sorto probabilmente su un più antico castello, risale al XVI secolo. La penisola di Olgiasca è anche molto nota a geologi ed appassionati di mineralogia per i suoi filoni pegmatitici ricchi di minerali rari. Le pegmatiti sono rocce magmatiche a grana molto grossa che costituiscono l'ultimo prodotto della solidificazione del magma. Di colore chiaro, biancastro, le pegmatiti formano filoni intrusivi di dimensioni variabilissime. I filoni più potenti, che ad Olgiasca sono intrusi nello "gneiss di Morbegno", furono utilizzati per l'estrazione dei feldspati e anche di mica muscovite utilizzata un tempo come isolante per i circuiti elettrici o in vetri per i forni. Sulla penisola si trovavano anche delle cave di marmo già operative in epoca romana ed oggi abbandonate; la pietra estratta è nota come "marmo di Musso". Con questi marmi si realizzarono fregi ed elementi architettonici di numerosi edifici sacri lombardi fra cui le colonne romane di S. Lorenzo a Milano. In tempi più recenti i marmi furono utilizzati anche per l'Arco della Pace di Milano. Ricordiamo anche che l'Abbazia di Piona è raggiungibile anche con il battello. In questo caso, ovviamente, la passeggiata prenderà le mosse dall'imbarcadero, che si trova nei pressi del complesso monastico.













La falesia del Sass Negher. Il roccione presenta, verso Sud, una bella falesia a placche, adatta all'arrampicata e recentemente rimessa a nuovo e attrezzata dalla guida alpina Andrea Savonitto. Si tratta di una parete alta circa 60 metri che è percorsa da una trentina di vie di arrampicata piacevolissime e di difficoltà abbastanza contenuta. Le salite sono tutte perfettamente attrezzate e consentono di passare una giornata in un ambiente meraviglioso e un po' diverso da quello delle solite falesie. L'accesso al piede della parete avviene dall'alto grazie agli ancoraggi di calata disposti sulla cresta sommitale del Sass Negher.