lunedì 27 giugno 2016

26 giugno 2016
Rifugio ADULA m. 2.012
Canton Ticino - Svizzera
Varchiamo il confine! Andiamo dai maestri cioccolatai!! Da bambino mi raccontavano che le mucche svizzere...facevano...il cioccolato più buono del mondo. Ed io, piccolo diavoletto (milanista!) credevo che..............!!!


Presidente! SarADULA oggi!! 

 Salagadula megicadula bibbidi-bobbibi-bu
Se le pronunci che avviene laggiù?
Bibbibi- bobbidi-bu.
Salagadula megicadula bibbidi-bobbibi-bu
Fa la magia tutto quel che vuoi tu
Bibbibi- bobbidi-bu”.

Dall’ultima volta che ho pagato un cappuccio con brioches ottoeuro e mezzo, li mort…!! tra me e gli svizzeri c’è amore/odio. Ma credo che ben si capirà nel proseguo della lettura. Arrivati sul luogo del delitto, troviamo ancora presente il colpevole: una grossa frana non ci permette di arrivare alla sommità della diga di Luzzone.
Torniamo in paese e, dopo che il sempre Lui Marcello ha posteggiato la sua “Contessa” in un “cantone” ci avviamo per il sentiero. Gran bella salita e un’ora e mezza in più di strada. Santa pazienza! Ma è poi così santa la pazienza? Ma Presidente! Mi scusi! Con tutti i soldi che sborsiamo ogni domenica, potremmo comprarlo un pullman, noo! 
Ultimata nel 1963, è situata nel comune di Olivone nel Canton Ticino ed è alta 225 metri. Il volume della diga è di 1.330.000 metri cubi, la lunghezza della corona è di 600 metri. Il lago ha un volume di 107 ettometri cubi e ha una superficie di 144 ettari. Il fiume che alimenta il bacino è il Brenno di Luzzone. Ragazzi! Ragazze!! Saranno precisi questi svizzeri però anch’io oggi non scherzo!!!
Si sale sopra la diga, la si attraversa per riprendere la stradina proveniente dalla diga, si passa una seconda galleria e si entra …nella val Carassino. Si giunge in breve tempo alla frazione di Compietto (m. 1.707). Si risale la valle su comoda sterrata e mulattiera; il percorso si snoda sul fianco destro idrografico del fiume Ri, toccando diversi alpeggi come l’Alpe della Bolla, l’Alpe Carassino, l’Alpe Cassimoi e l’Alpe Bresciana: qui m’inc…..! Ma come, Presidente! Brescia si e Bergamo no! M’inc….di nuovo!!
Arriviamo al Passo di Piotta e alla Cappella del Termine a quota m.2.030 circa. Abbassandosi leggermente raggiungiamo a quota m. 2.012 il rifugio Adula del C.A.S.. Notate: se togliamo dalla riga precedente la parola Adula rimane “rifugio del cas”…Tieeeè, Svizzera! Segue il gesto dell’ombrello!
La posizione è unica: ai piedi dell’Adula, che con i suoi 3.402 metri è la regina del Ticino, ha davanti alcuni metri di terrazza soleggiata, poi segue una ripida discesa in direzione della val Blenio. Dietro la capanna si stendono  gli immensi prati e pascoli fioriti della val Carassino. Già nel 1919 Remo Patocchi, l’artista delle montagne, propose di erigere un rifugio sulla montagna più elevata del Cantone, ma le difficoltà finanziarie impedirono l’immediata realizzazione del progetto. Iniziò un’intensa raccolta di fondi mediante numerose iniziative, tra le quali c’era anche quella della vendita di una cartolina con la dedica di Achille Ratti (Papa Pio XI), il Papa alpinista. In questo preciso momento fece la sua apparizione un anonimo finanziatore che risultò poi essere Adolfo Carmine, un facoltoso bellinzonese e irredentista convinto, il quale avrebbe voluto elargire un cospicuo sussidio.
A testimonianza dell’interesse avuto allora dagli irredentisti ancora oggi è possibile vedere l’effigie di Benito Mussolini scolpita sulla roccia nelle immediate vicinanze della capanna. Mi viene in mente una barzelletta: ve la racconto in breve. Un tizio tutte le mattine, mentre faceva ginnastica sul suo balcone, gridava: "Evviva il Duce che ci guida e ci conduce! Evviva il Duce che ci guida e ci conduce!!”. Alla stressante ennesima volta, l’inquilino del piano di sotto gli grida: “ Vaff….!! A te e al…tuo autista!!”. Ah! Ah! Ah! Ah!..!! De tutto rido… che nce pòsso fá!? Ma siamo svizzeri…volevo dire seri! L’assemblea del CAS, per restare coerente con i suoi principi, rinunciò però all’offerta. La capanna Adula del CAS fu finalmente costruita nel 1924. 
Ancora oggi la struttura è quella originaria con murature in pietra e tetto in piode. Un unicum in Svizzera che permette di vivere il fascino della capanna vecchia, affiancato però dal confort di una struttura più moderna con wc e doccia con acqua calda. Un luogo che meritava una visita e noi…grazie Presidente! grazie Franco!...ci siamo!!
Abbiamo omaggiato con il nostro libro del Centenario…Presidente! Ma quante copie ci sono ancora? Ma non era andato a ruba?…con la dedica: “Ai nostri amici del nord dai vostri amici del sud”- UOEI Bergamo”.
Rinunciamo ad andare a sognare a due passi dai contrafforti della Regina perchè il delitto di stamattina non lo permette: "appollaiata" a 2.393 metri su un terrazzo solivo e panoramico posto ai piedi delle morene e dei ghiacciai, la capanna Adula U.T.O.E. (Unione Ticinese Operai Escursionisti) può definirsi una delle capanne più alpine del Ticino. Il rifugio alpino è situato nel comune di Blenio, nelle Alpi Lepontine. La capanna è disposta su 2 piani; dispone di due refettori, un piano di cottura invernale a legna completo di utensili di cucina. I servizi igienici e l'acqua sono all'interno dell'edificio. Il riscaldamento è a legna. L'illuminazione è prodotta da pannelli solari. I visitatori che raggiungono la capanna (alpinisti, escursionisti, famiglie) si trovano in un luogo unico ed affascinante, dove natura, colori, panorami, stambecchi e stupendi tramonti sanno emozionare e stupire per la loro bellezza.
La loro tabella di escursione…loro del Nord, ripeto, i terroni oggi siamo noi…segnala la difficoltà dell’escursione in modo leggermente diversa dalla nostra ma più dettagliata e precisa…per forza sono Svizzeri! La nostra di oggi, per esempio, ha la sigla “T2” con denominazione “escursione di montagna”. Il sentiero o il terreno “con tracciato evidente e salite regolari. Se segnalato secondo norme FSS: bianco-rosso-bianco. Terreno talvolta ripido, pericolo di cadute esposte non escluso”. I requisiti sono il “passo sicuro, scarponcini da trekking consigliati. Capacità elementari d’orientamento”. La tabella arriva fino alla sigla “T6” che non la spiego altrimenti ci spaventiamo tutti!.
Controlliamo l’ora per il rientro: dieci orologi e dieci orari diversi: orologi di marca…ma italiani!!! Prendiamo al volo i reduci dispersi lungo il tragitto e ci incamminiamo contenti per questa magica giornata
 Salagadula megicadula bibbidi-bobbibi-bu..
allegri, abbronzati, sereni, con le gambe che cominciano a fare "Svizzera-Svizzera "(Giacomo-Giacomo!) verso la nostra…amata Patria!
W l’Italia! Sempre!!
Caspiterina! Che le mucche svizzere non facessero più latte!! Mi stavo dimenticando di fare i miei più sinceri e affettuosi auguri di buon onomastico alla Piera e al Piero.
Ancora tanti di questi…salami!!

venerdì 24 giugno 2016

20 giugno 2016
Al centro del mondo per 16 giorni e 16 notti.
 Dal 18 giugno al 3 luglio si potrà salire sulla passerella da Sulzano a Monte Isola e da lì all’isoletta di San Paolo.
Opera d’arte temporanea, ma cambia la storia del Lago d’Iseo.
Viene da lontano la passerella dei sogni. Dal sogno di due artisti fusi in uno (o da uno fatto in due). Erano gli anni ’60, New York, dove da Parigi erano volati insieme Christo Vladimirov Yavachev e Jeanne-Claude Marie Denat, nati lo steso giorno lui in Bulgaria e lei in Marocco il 13 giugno 1935 “ma da due madri diverse…” diceva sempre lei!
Basta guardarla adesso la passerella. Dal lago, dalle montagne in cui è raccolto, dal cielo, dalle rive, mentre ci affonda negli occhi: è un sogno, a cui (non) ci stiamo abituando. Un sogno che diventa realtà ma che non sarà mai definitivamente realtà, perchè è un’opera d’arte. 
Non sarà mai un collegamento di cose, plastica, acciaio, corde, viti, tiranti, un tessuto strano di un colore che spezza il colore del lago. Non è per niente la somma di tutto questo. La passerella dei sogni è altro. Tutt’altro. E’ una visione. E’ un’altra prospettiva che cambia la realtà di un territorio e della sua comunità.
Adesso c’è e non passerà. Mai, nemmeno quando il 4 luglio pian piano cominceranno a smontarla e tutti i suoi componenti torneranno ad essere, soltanto, singoli pezzi. Alcuni addirittura cambieranno forma, come i blocchi di polietilene che ne costituiscono l’ossatura. Verranno rifusi e riciclati. Cosa resterà di tutte queste cose? Niente. E anche questo è stupefacente. Difficile ragionarci.
Per la passerella dei sogni Christo spende di tasca sua 15 milioni di euro. Così, perché questa cosa gli piace. Questa cosa senza alcuna utilità gli piace. E basta. Gli piace, sogna di farla da quasi 50 anni quando immaginavano di camminare sull’acqua lui e Jeanne-Claude (che non c’è più dal 2009, ma che c’è in ogni sua parola). Christo vuole vedere l’effetto che fa, anche a tutti noi. Solo questo. Incomprensibile? Assolutamente sì. Ed è qui il bello. Qui lo “scandalo” e la meraviglia. Il senso dell’arte. Se ci va.
Così da sabato 18 giugno nel Lago d’Iseo si potrà salire su questi pontili galleggianti che per 16 giorni e 16 notti ci consentiranno di camminare sull’acqua da Sulzano a Monte Isola e da Monte Isola all’isoletta di San Paolo, andata e ritorno: 4,5 chilometri, affondando nel giallo dalia tra le onde a 35 centimetri sull’azzurro delle onde.
Dopo mezzo secolo di attesa, il tempo della passerella si stringe a due anni fa. Christo era in Svizzera. Racconta che era in auto da Basile a Stoccarda e ha pensato che fosse l’ora di realizzare un altro sogno. The Floating Piers. I pontili galleggianti. Ci voleva un lago. Christo viene in Italia a passa in rassegna il Nord. E’ maggio 2014: il tempo della passerella coagula.
Sul Sebino è arrivata la sua ora. Christo si innamora di questo posto fatto di acqua, di terra, di un’isola con due sentinelle (i due isolotti). Di un lago che fino ad un decennio fa non era nemmeno sulle cartine del meteo regionale della Rai. Un luogo romantico e discosto.
Il tempo della passerella coagula e accelera. Il 22 aprile 2015 al Maxxi di Zaha Hadid, a Roma, il progetto viene presentato al pianeta. Il celeberrimo artista con quel nome strano stavolta avrebbe lavorato sul Lago d’Iseo. Iseo? Si saranno guardati un po’ così’ a Roma i corrispondenti del Times o del New York Times. Iseo chi?
Adesso lo sanno tutti dov’è il Lago d’Iseo. E lo sappiamo un po’ di più anche noi che da sabato potremmo camminarci sopra, con noi qualche centinaia di migliaia di forestieri che si annunciano da mezzo pianeta. Non ci sarà un’inaugurazione, Christo non vuole un taglio nel tempo, non un prima e un dopo. Semplicemente a un certo punto sabato a una certa ora si potrà salire. E poi vedremo l’effetto che fa…
Dopo 16 giorni e 16 notti, dopo il tempo della meraviglia, insieme ai blocchi di polietilene se ne andranno pian piano tutti quanti, scompariranno e dopo questo verrà l’inverno. Il tempo tornerà a rallentare e il Sebino ripiegherà nella sua quieta solitudine. Solo nostro, almeno per un po’, questo angolo di acqua e cielo, così romantico, così discosto.
“The Floating Piers” scomparirà. E la passerella dei sogni? No, quella no. Mai. Quella avrà cambiato la nostra terra e probabilmente anche la nostra storia. Resterà qui. Sul lago. Con noi. Per sempre.
Dal “Giornale di Brescia”

  • 220.000 cubi di polietilene ad alta densità creano i 3 chilometri di The Floating Piers
  • 220.000 perni tengono insieme i cubi
  • 200 ancore del peso di 5.5 tonnellate l'una mantengono i 16 metri di larghezza del pontile in posizione
  • 37.000 metri di corda connettono gli ancoraggi al pontile
  • 70.000 metriquadrati di feltro ricoprono i pontili e le strade al di sotto del tessuto
  • 100.000 metriquadrati di tessuto giallo cangiante coprono i 3 chilometri di pontile e  i 2.5 chilometri di strada
  • 2.7 milioni di litri d'acqua riempiono le sponde inclinate

martedì 21 giugno 2016

19 giugno 2016

"Cerco l'estate tutto l'anno e all'improvviso eccola [c]qua…"
Un bel gruppetto, colto sul momento dal calore di Illy, se ne resta alla base... del bar! M’informo subito se c’è qualcuno che aveva prenotato il pranzo al rifugio. So che qualcuno doveva sostituirlo: non potevamo fare una figuraccia!!!.
All'inizio di Pagnona (m. 805) prendiamo una stradina a gradini con la quale risaliamo il paese. Raggiungiamo la provinciale dove inizia la mulattiera che sale al rifugio. 
I segnavia indicano l'Alpe Subiale, l'Alpe Bedoledo e il Monte Legnone. Saliamo ripidamente tra le case con una bella mulattiera a gradini... superate le ultime case continuiamo a salire tra i prati…
Riprendiamo con la mulattiera che torna subito a salire… ad un bivio saliamo ripidamente tra prati e qualche albero… indi torniamo a salire e raggiungiamo uno slargo tra i castagni (m. 945).
Poco più avanti ci sono una cappella con una immagine della madonna, due panche, una fontana con una tazza attaccata ad una catenella e un scritta che da il benvenuto a Subiale (m. 1030).

Subito dopo raggiungiamo le vecchie case del borgo, quasi tutte ben conservate, risaliamo le strette stradine e,  dopo l'ultima casa, salendo con qualche zig-zag tra l'erba raggiungiamo una santella contenente un piatto raffigurante una madonna e due figure di santi affrescate sulle pareti laterali. Una scritta recita: "A tutti i pagnonesi che su questi monti vissero di faticoso lavoro ed umiltà. 1939" (m. 1150).
Sarà' proprio vero che l'unione da la forza? La preghiera del nostro Number One sulla terra alla Number One del cielo creerà gli effetti desiderati?  Basta salita e un pò di sole? 
Raggiungiamo Bedoledo (m. 1216). Al termine dell'abitato, saliamo nel bosco  fino a raggiungere il tornante 12 e la vecchia strada militare che arrivava da Dervio.
Finalmente il pendio si fa molto dolce e…panoramico!. La preghiera ha funzionato! Ma non avevo dubbi!!
Al tornante n. 18, accanto ad una vasca di legno dove scorre dell'acqua (m. 1590), un grande panorama sulle montagne imbiancate di neve fresca, sul Lago di Como, sul Lago di Lugano,... 
"Dai Mauro" Insegnami a fare una fotografia! Ti prego!!". In alto vediamo la madonnina che preannuncia l'arrivo all'alpeggio dell’Alpe Campo (m. 1648). La baita dell'alpeggio, una lunga pensana per il ricovero degli animali, con davanti una grande vasca abbeveratoio in cemento e, in fondo, di fronte alla madonnina, uno spartano bivacco.
Il bivacco contiene un camino, un rudimentale tavolo con panche. Una scala di ferro a pioli conduce al soppalco dove ci sono solo alcune coperte. L’alpeggio è molto frequentato: capre, galline, mucche scozzesi, maiali, oche,…

Prenotiamo per il ritorno burro, ricotta e formai de mut (buonissimo!!). Siamo arrivati: vediamo il rifugio e il suo  bivacco (m. 1725).
Io lo dicevo in tempi non sospetti… sotto l’acqua! La giornata non poteva che essere Serena…. visto che la rifugista (ex Falk) si chiama così. Ma i miscredenti che mi seguono… molti di più quelli che mi precedono… non mi ascoltano! Maiii!!!

Dopo un lauto pranzo la foto ricordo e la discesa lungo tutta la strada militare… L’allunghiamo un pochino ma siamo in dolce discesa e non rischiamo di pestare per terra il nostro dolce e sacro posteriore! Incontriamo un ...gruppo fermo a sostare e ci mescoliamo in mezzo a loro facendo subito amicizia.
Scattiamo delle foto ricordo e scendiamo tranquillamente con un sole che...scalda!
P.S.: questa è la moglie di Toro Seduto: Vacca Sdraiata!

E domenica andiamo in Svizzera: mi daranno del terrone ma il caffè da loro non lo bevo!!!

E anche qui...