lunedì 25 luglio 2016

SOTTO IL PIZ BUIN 
24 luglio 2016



Piz Buin? Mai sentito! Vado su Google e digito questo nome. “Da oltre 65 anni PIZ BUIN offre agli amanti del sole soluzioni per la protezione…”. Ma va laaaa!!! La mia cremina protettiva (Nivea, 50 di protezione…noi rossi siamo  delicati!) la porto sempre nello zaino. Ma l’adoperi? Questo è un altro discorso!


Evvabbèe ! La nostra meta si trova nella bassa Engadina, sul confine con l’Austria, alle spalle del meraviglioso villaggio settecentesco di Guarda (m.1653): è la Chamanna Tuoi o rifugio Tuoi a m. 2250. Lungo una comoda strada agro-silvo-pastorale, in circa 8 Km si raggiunge il rifugio con un dislivello contenuto (700 m.) ma con uno sviluppo notevole. Il tracciato prima attraversa boschi di larici secolari, quindi pascoli e alpeggi ben tenuti. 


Nel primo tratto della via si supera un buon dislivello, poi la via si fa pianeggiante e procede per la larga Val Tuoi. In prossimità della malga Alp Suot riprende la salita. In fondo alla valle l'imponente, scura cattedrale di roccia del Piz Buin (m. 3312) con i suoi ghiacciai. Una delle mete più ambite per lo scialpinismo, si erge verso il cielo e ai suoi piedi, in una panoramica e dolce conca giace il rifugio Chamanna Tuoi,… un altro rifugio del CAS!.


Tutti a mangiare la zuppa all’orzo o la zuppa di pane: ho ancora i denti e “azzanno” i miei panini e la solita tradizionale birretta.  Mi impossesso di un nuovo mezzo di locomozione ma, perbacco, è senza pedali e senza sella. Neanche alla bersagliera! Fammelo provare ugualmente. Mi dicono che è una bici da discesa…Meglio ritornare a piedi, credetemi! Al ritorno quasi tutti fanno l’alternativa allungandola di un paio di chilometri, con altri 180 metri di dislivello e…breve temporale allegato! Una bella escursione ad andatura tranquilla condotta in modo magistrale dal sempre presente Lele e dalla dolce Marilisa: ho poco da raccontare e quindi lascio larghissimo spazio alle fotografie ed a un po’ di…gossip (boccaccia mia statti zitta!).

Scusatemi,...ma in un posto così romantico, non posso iniziare che in questo modo!

Guarda (m.1653), lontano dai grandi flussi del traffico e del turismo, è adagiato nella tranquillità del versante meridionale della Bassa Engadina. Con le sue case della prima metà del XVII secolo dai ricchi e meravigliosi decori, viene considerato uno dei villaggi meglio conservati dell'Engadina. E’ incastonato in un ondulato paesaggio di prati sopra il fondovalle, su una soleggiata terrazza, la cui vista panoramica spazia sulle vette engadinesi. In passato, il borgo sorgeva sulla Engadiner Strasse, su cui transitava una parte considerevole del traffico dei somieri fra Innsbruck e il lago di Como. Dal 1862, tuttavia, il traffico di passaggio viene deviato più in basso, attraverso il fondovalle, e Guarda diventa un borgo di tranquillità e riposo.

Anche a quest'isolamento Guarda deve sue le perfette condizioni di conservazione, con le numerose fiere case engadinesi divenute famose per i loro dipinti a graffiti. Nel 1975 Guarda è stata insignita del celebre premio Wakker per il suo centro curato in modo esemplare e già da tempo posto sotto tutela. Il villaggio ha acquisito già da tempo un'importanza nazionale come bene culturale. Ai 190 abitanti si contrappongono i massicci portoni ad arco, le finestre piccole, fatte per catturare la luce, i bovindi civettuoli, le inferriate in ferro battuto, le decorazioni originali, le vecchie fontane in legno, la chiesa del 1494 con gli affreschi : praticamente ogni casa  è una scoperta storico-culturale.


Guarda è diventata famosa grazie al libro splendidamente illustrato «Schellen-Ursli», che narra la storia di uno sfortunato fanciullo di nome Uorsin che non aveva una campana da suonare per la sfilata del «Chalandamarz», in occasione della quale, all'inizio di marzo, i bambini del villaggio scacciano gli spiriti maligni dell'inverno facendo suonare campane e campanacci. Il fanciullo decise allora di salire all'alpeggio dei genitori per procurarsi una campana e, nella fretta, dimenticò quanto pericoloso e lungo fosse il cammino attraverso prati coperti da una spessa coltre di neve e sentieri rischiosi. Sfinito e impaurito si appisolò nella baita, mentre genitori e parenti setacciavano l'intero villaggio alla ricerca del fanciullo fuggitivo. Il giorno seguente, un ragazzo raggiante fece ritorno alla valle con una splendida campana. Per suo immenso orgoglio, gli fu permesso di guidare la sfilata del Chalandamarz.
Come in molti borghi engadinesi, anche a Guarda quest'antica usanza viene ancora onorata.


 “Forse non ho più niente da dire, ma porta i tuoi occhi, io porterò i miei, ci penseranno loro”.

Ciaooo!!
Domenica andiamo a trovare Maria 
e Franco.
Bellissimo!!!

giovedì 21 luglio 2016


Ciao,
Don Amadio



"Esulteranno nel Signore i corpi umiliati nella morte.
Fammi sentire gioia e letizia".



La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.

Henry Scott Holland 
Avevi 96 anni e per ben 58 sei stato parroco di Fuipiano Imagna. Eri nato a Locatello il 20 novembre del 1919: eri un coscritto di mio padre...ma lui mi ha lasciato molti anni prima. 
Ordinato sacerdote nel 1945, dopo una breve esperienza pastorale a S. Omobono Terme, ti sei trasferito a Fuipiano Imagna dove hai retto la parrocchia di S. Giovanni Battista fino ad oggi.
Il tuo vescovo ti ha ricordato così: "Ha speso gran parte della sua quasi secolare vita nel servizio presbiteriale  alle comunità parrocchiali della  natia Valle Imagna fino alla morte nell'amatissima Fuipiano.  Decano del clero di Bergamo dal tratto forte e schivo dell'uomo di montagna, ha accompagnato con pastorale generosità di fede generazioni di parrocchiani per i quali è stato un importante e significativo riferimento". 
Questa perdita per la  comunità della valle è stata sottolineata dalle parole del Centro Studi Valle Imagna: " Don Amadio, parroco di montagna di altri tempi... parroco come bandiera... schivo e riservato come il silenzio della montagna, dal carattere duro e a volte spigoloso come le creste dei Canti di Fuipiano che lo elevano in modo spontaneo a Dio ...grande amante della sua chiesa che ha voluto ben conservare ad ogni costo... instancabile pastore del suo gregge che non ha mai voluto abbandonare...".
Ed io cosa mi ricordo? Le generose ed energiche strette di spalle che mi davi quando ci incontravamo e la tua grande volontà di far percorrere alla processione della Madonna, per la festa di Fuipiano, il percorso tradizionale, quello dei nostri nonni attraverso "quel prato", per ringraziare Maria dell'erba per  estate e del fieno per l'inverno, ...sapori antichi che oggi abbiamo perso.
Ciao, Don! Ne hai di cose da raccontare in Paradiso ...lascerai tutti a bocca aperta! Ciao!

lunedì 18 luglio 2016

Rifugio Corno di Renon -  U.O.E.I - 17 luglio 2016

"Chi voglia abbracciare il Tirolo in un colpo d’occhio, risalga queste cime!”.

Il Paradiso della U.O.E.I., tratto dalla Divina Escursione, è suddiviso in 5 livelli: nel primo ci sono i “piedi attrezzati”, ossia coloro che prendono qualsiasi impianto di risalita; al secondo livello i “piedi lesti” (o veloci): ogni partenza è una gara sui…100 metri; nel terzo ci sono io, un “piede normale” anche se porto il 44 ma solo per stare più ancorato a terra quando soffia il vento; al quarto i “piedi lenti”, che arrivano con qualche……di ritardo ma arrivano; all’ultimo livello i “piedi nelle pantofole”, cioè quelli che alla domenica hanno paura di prendere qualche temporale o che l’escursione l’hanno già fatta, anche se parecchi3 anni fa!.


Siamo partiti con il sole che splendeva dal parcheggio della stazione a valle della cabinovia del Corno del Renon a Pemmern(m.1528). Ognuno ha deciso se avviarsi a piedi verso il Corno del Renon o prendere la cabinovia fino al Punta Lago Nero (m.2069) e poi proseguire a piedi per la cima: tabelloni informativi e segnaletiche ci danno informazioni sulle varie possibilità escursionistiche.


Abbiamo passato l’albergo Pemmern e preso il sentiero che d’inverno funge da pista per slittini e che ci porta direttamente lungo i grandi prati verdi dei pascoli di Belmonte (m.1910), passando sotto la cabinovia. Arrivati ad una piccola cappella, e dopo un ripido tratto di camminata, ci fermiamo per una piccola pausa. Da qui possiamo già intravedere il fantastico panorama sul mondo magico delle Dolomiti.


Metà della salita è già superata. Proseguiamo il nostro cammino, il quale ormai non è più così ripido, e passiamo per boschi, prati e baite, che invitano a delle soste, come per esempio il rifugio Unterhornhaus con la sua terrazza panoramica.


Dietro il rifugio Unterhornhaus Corno di Renon di Sotto - m.2044 ) inizia un sentiero che porta direttamente sulla cima del Corno di Renon di Sopra - m.2260). Il sentiero è ripido e si prosegue per circa mezz’ora. Ma dimenticati degli sforzi fatti fino adesso, ci avviamo fino alla cima: il panorama a 360° sulle montagne che ci circondano ci ricompensa.


La vista raggiunge le montagne della Val di Funes, della Val d’Isarco, il Catinaccio e quasi anche Bolzano… un panorama veramente da mozzafiato! Avviso il capo-gita che scendo al rifugio sottostante: ho delle cose da vedere. Non mi va di stare oltre due ore con le gambe sotto il tavolo con una bella giornata come oggi!



Anche i bambini scappano dalla carrozzina per poter correre verso queste montagne! Scendo al…piano inferiore e prendo il sentiero prima indicato come Cieloronda.  Arrivo al stazione della cabinovia dove, sorpresa!, mi aspetta un bel piatto di pasta alla pastore (pomodoro, funghi, erba cipollina, aglio, formaggio) con la classica birretta.



Da qui parte un’escursione panoramica di circa. 40 minuti attorno al Corno del Renon. Questo sentiero, molto facile, lungo circa 3 km., è anche adatto a passeggini. Mi GODO un bellissimo panorama sulle Dolomiti, il tavolo rotondo, il Dolomitoskop, il labirinto naturale di mugo, la vasca Kneipp,…ci ho visto bene! 


Raggiunto il gruppo scendiamo a valle con davanti a noi il quadro della pittrice Natura dal titolo “Paradiso delle Dolomiti”. Stupendo!!


Mi dimenticavo: in previsione che il buon Marcello andrà in pensione, tra tanti e tanti anni, abbiamo assunto Lorenzo, il nuovo sostituto. 


Ciao a tutti....i presenti e gli assenti!

lunedì 11 luglio 2016

10 LUGLIO 2016
TRAVERSATA  DA CORGNOLAZ (CHAMOIS) A CERVINIA

M’inchino a Sua Altezza il Gran Cervino (m.4478)!.
La Grande Balconata è un percorso tra alpeggi, caratteristiche frazioni e natura di montagna con un eccezionale compagno di viaggio: il “Grande Gigante”.
Un viaggio semplice e al tempo stesso assai speciale perché al cospetto della magnifica piramide di roccia, uno dei massimi simboli mondiali dell’alpinismo, la montagna incantata oggetto di tanti sogni e tante umane imprese. Un itinerario a mezza costa suggestivo, con grandi emozioni che passa attraverso i vari ambienti naturali della Valtournenche, in un ambiente montano tra i più panoramici della Val d’Aosta e delle nostre Alpi. Tra boschi di larici e assolate praterie alpine, ho goduto di grandi panorami fermandomi un po’ qui e un po’ là, ricordandomi…il grande Mike!
Mike Bongiorno è stato uno dei padri fondatori della televisione italiana. Non tutti ci ricordiamo di “Lascia o raddoppia”, il programma che ottenne subito un ottimo riscontro di pubblico, contribuendo all'aumento della vendita di televisori e del numero di spettatori (che all'epoca si chiamavano teleabbonati). Non tutti però potevano permettersi un apparecchio televisivo, e allora, per vedere il programma, il giovedì sera la gente si riuniva in famiglia o nei bar, mentre i cinema, per non perdere pubblico, interrompevano la normale programmazione e proiettavano il quiz televisivo.
Ma il programma che Mike lanciò con grande successo fu il “Rischiatutto”, dove venne inaugurato in TV l'uso dell'elettronica e degli effetti speciali. Al suo fianco Sabina Ciuffini con le sue vertiginose minigonne, la prima valletta "parlante" nella storia della TV. Il quiz durò cinque anni e raggiunse una media di 20 milioni di telespettatori.
Erano gli anni della mia adolescenza, la parte più bella della mia ancor breve vita!

Partendo da Corgnolaz raggiungiamo il paese di Chamois (m.1812), uno dei comuni più alti d’Italia, superando con una moderna funivia, un pò sballottati e con qualche grida…ma chi eraa?...IO!!! un balzo di ben 700 metri di dislivello. Sino ad un non lontano passato raggiungere Chamois non era impresa da tutti lungo la tortuosa mulattiera "Les Seingles" che con le sue 93 curve superava, anche con pendenze di rilievo, questo dislivello. E’ l’unico comune italiano privo di auto ed è infatti collegato con il resto del mondo esclusivamente tramite questo impianto a fune:  prezzo del biglietto 1 euro. Il comune ha circa cento abitanti ed è composto da cinque villaggi. Ci dividiamo in due gruppi o, meglio in un gruppone che si beve in un solo sorso la salitaccia che si presenta come un bel cucchiaio di sciroppo amaro, e un gruppetto che prende la seconda tratta della funivia. 



Ci ritroviamo tutti al lago di Lod (m.2014) e, tramite un sentiero ripido, al colle Cheneil (m.2.279).



Qui Sua Altezza ci concede l’onore di…vederlo! Favoloso! Nella sua grandezza e ancora ben innevato! Resto a bocca aperta: un moscerino, per la verità bello grasso, mi entra in bocca. Volevo mangiare qualcosa e sono…stato accontentato!




Percorrendo un traverso panoramico si giunge all’incantevole conca di Cheneil (m.2097), con il caratteristico villaggio in pietra e legno.




Una preghiera davanti alla chiesetta della Nostra Signora della Guarigione (1896) e in costante ma “dolce” salita arriviamo al punto più alto del nostro percorso (m. 2365).




Ewwiwa! Comincia la discesa, graduale ma…discesa! Punto sosta per il pranzo alla chiesetta della Madonna di Salette (m.2203) dove arriva l’impianto di sci delle Cime Bianche che sale da Valtournenche.
“Prendi l’ovovia per scendere a Valtournenche?.
“Co..cooo…coooccooooo…sadici! Devo digerire la polenta valdostana!!”.
“Ma non c’è un sentiero più breve del 107?”
“Certo! Il…105!”.
Un gruppetto prende l’ovovia: sono leggeri, hanno mangiato al sacco, arriveranno a valle in un battibaleno!


Uno strappettino di pochi metri mi fa dubitare della mia scelta…ma è l’ultimo e, soprattutto, corto. Dalle baite di Euillaz-Perron , toccando le baite di Dessert, Cleyva- Grousa (m.2247), l’alpe Manda Supèeriiore (m.2296), le baite di Champlong (m.2259) arriviamo nelle vicinanze del Lago Blu, sulla strada verso Breuil-Cervinia, dove il buon Marcello ci aspetta.


Questa traversata, però, ci permetterà di godere di splendide viste sul Cervino e sulla sua catena montuosa.
Che dire! I nostri capi-gita hanno una lunga esperienza di meditazione orientale, secondo pratiche zen, e hanno messo la loro esperienza a disposizione del gruppo, per piccoli momenti di consapevolezza, in cammino.
Quindi…chapeau al Lele e al Massimo!.

Grande escursione, grande panorama!
La UOEI e Mike!!
“Sempre più in altooooo…!!!