venerdì 23 settembre 2022

 GALDI - 22 settembre 2022


Questa bella camminata, in provincia di Lecco, si snoda dalla località Somana, frazione di Mandello del Lario. Purtroppo, per il posteggio, non ci sono molte opportunità. Si oltrepassa la piazza della Parrocchiale (Chiesa di Sant’Abbondio) e, superato alcune vecchie case del paese, s’imbocca una mulattiera a gradoni per la Chiesa di Santa Maria. Questo primo tratto di sentiero, nel quale s’incontreranno le quattordici stazioni della Via Crucis, presenta una pendenza abbastanza elevata. Si giunge alla Cappella di S. Preda m600, recentemente restaurata, che sorge su un piccolo pianoro da cui si possono ammirare la Grigna e la Grignetta: da questo punto un "sacco" di foto al rifugio Rosalba. Il sentiero diventa più stretto ma sempre agevole e, dopo un breve tratto pianeggiante, s’inerpica verso S. Maria di Olcio m 664, posta in splendida posizione dominante la Val Meria e Mandello. Già esistente nel 1145, diventò un ospizio dei Benedettini nel 1335: fungeva da posto di ristoro sulla principale via di comunicazione tra Mandello, sede della Pretura Giudiziaria, e la Valsassina. La chiesa conserva ancora un bel campanile romanico. Seriamente danneggiata da un disastroso incendio nel 1997, fu restaurata nelle forme attuali. Oltrepassata la Chiesa, si prosegue lungo un sentiero a tratti pianeggianti e altri più ripidi. Non presenta grandi difficoltà, magari un po’ più impegnativo: bisogna prestare molta attenzione ad alcuni tratti stretti ed esposti. A passo deciso (?), si giunge all’Alpe d’Era m832, situata in una ridente conca, con la sua caratteristica chiesetta all’entrata dell’alpeggio eretta nel 1938. Quest’alpe, soleggiata, silenziosa e ricca di sorgenti d’acqua, conta solamente una trentina di baite e ruderi, utilizzati per la villeggiatura estiva. Il termine “Era”, con le sue varianti “ere”, “eral”, “ajal”, indica sia un prato erboso pianeggiante che lo spiazzo centrale di un casale (aja) utilizzato per stendere al sole lo strame, ossia lo strato di erbe secche e paglia, o il mais.









































Oggi ho fatto il bravo e perciò vado a fare gnamm gnamm presso la…

 

lunedì 19 settembre 2022

Settembre 2022
Alluvione nelle Marche:
il rosario di vittime e nessun colpevole.
La “solita” tragedia.

Quando si arriva nel fango e tra le macerie soltanto nomi, cognomi e volti dei morti sono inediti. Il resto è già visto e sentito in altre sciagure.

C’è stata un'alluvione, una tempesta nelle Marche, ci sono morti, feriti e dispersi, e allora il giornale ti chiama, ti chiede di andare, capire, raccontare. Ma poi quando arrivi nel fango e tra le macerie, e annusi, butti le prime occhiate, prendi i primi appunti, subito ti accorgi che, come sempre, di nuovo puoi trovare solo il rosario delle vittime. Soltanto i loro nomi e cognomi, i loro volti, le loro storie private sono inedite. Il resto sarà già stato visto e sentito in altre sciagure, perché il nostro è un tragico Paese dove periodicamente la terra trema e i fiumi esondano, vengono giù scuole, interi pezzi di montagne, slavine di neve, e tutto finisce, regolarmente, dentro la consueta narrazione.

Con la gente che ti viene incontro, facce stravolte dalla rabbia e dalla paura, per dirti che il pericolo era stato completamente ignorato: e stavolta […] insieme agli abitanti ci sono persino i sindaci che descrivono questa storia di tremenda sottovalutazione, avevano ricevuto appena un allarme giallo, generico, basso, stupido, e niente più. C’è pure sempre qualcuno che vaga in pigiama, con la vestaglia, le ciabatte nella melma, i capelli arruffati, bianchi di polvere, e allarga le braccia, ti guarda rassegnato, mortificato, perché va bene che siamo una piccola frazione, però, insomma, i ritardi dei soccorsi - scrivetelo - ci sono stati.

I vigili del fuoco fingono di non ascoltare e si spaccano la schiena, e rischiano la pelle persino per riprendergli il gatto che è andato a nascondersi in soffitta. A questo punto, puntuale, parte la rituale batteria di notizie: proclamati due giorni di lutto, bandiere a mezz’asta negli uffici istituzionali, la Procura locale che annuncia di aver aperto un’inchiesta contro ignoti, il governatore […] che fa sapere di seguire costantemente la situazione, e di essere in contatto con la Protezione civile. Poi però scopri che a straripare è il fiume che tutti conoscono, un fiumaccio che si gonfia facile, scorre davanti alle case, sotto le case, e così ecco comparire il geologo di turno, per la lezioncina che ormai tutti dovremmo sapere a memoria. E cioè che la natura va rispettata, curata, assecondata. E qui invece se ne sono fregati, il letto del fiume Misa era pieno di tronchi secchi, vecchi cessi, carcasse rugginose di motorini: perciò quando la pioggia ha ingrossato le acque, tutto è finito sotto il ponte, che si è chiuso, tipo tappo.

C’è sempre qualche anziano sopravvissuto che ti spiega, con semplicità, come la tragedia si sarebbe potuta evitare. E c’è sempre qualche anziano che invece è morto in solitudine. Poi ci sono le mamme che piangono e urlano e si preparano alle piccole bare bianche. I preti che benedicono. E le luci dei tigì collegati in diretta. Per raccontare agli italiani che c’è stata un’altra tragedia. La solita tragedia. Con molti cadaveri e nessun colpevole.

Fabrizio Roncone (Corriere della Sera)

venerdì 16 settembre 2022

 EDO & GALDI - 15 settembre 2022

Considerato uno dei balconi panoramici più belli della Lombardia, il Monte Berlinghera m1930, situato a metà tra la provincia di Como e quella di Sondrio, offre una vista fantastica, spettacolare e inedita sul Lago di Como, sul piccolo lago di Mezzola e alle cime della Val Chiavenna. Si rimane senza fiato!
E’ un’escursione con poco più di m700 di dislivello su un percorso misto tra mulattiera e sentiero. Per raggiungere in auto il punto di partenza si deve percorrere circa km12 di una tipica strada asfaltata di montagna, abbastanza stretta e con molti tornanti che da Gera Lario porta alla Chiesetta di San Bartolomeo. Se non te la senti, fai guidare un altro più bravo di te! L’unica difficoltà è nell’individuare la Chiesa di San Bartolomeo m1203, dove si parcheggia, visto che sembra una semplice casa… ma c’è una scritta “chiesa” sull’edificio. E poi, la strada asfaltata termina… Imbocchiamo il sentiero situato dall’altro lato della strada rispetto alla chiesetta. Si arriva al Sasso del Piazzo, in località Porcido. Si racconta che il Consigliere di Maria Teresa d’Austria, impegnato durante la riforma del Catasto, lungo questi percorsi si soffermò per ammirare il panorama ed esclamò: “…tutto nacque da qui e il Signore nostro con questa vista volle darci un cenno”. Arrivati all’Alpe Predapiatta m1440 e attraversato un bosco di abeti, faggi e querce, s’incrocia la mulattiera che porta all’Alpe di Mezzo m1540 metri e, a seguire, all’Alpe Pescedo m1560. Una volta usciti dal bosco, la vista si apre sull’Alpe con le sue bellissime baite che guardano il Lario. Da qui dobbiamo abbandonare la mulattiera e prendere il sentiero che sale deciso in direzione dei piloni della luce fino a raggiungere la Bocchetta di Chiaro m1670. Sorpresa: una bella e rustica altalena ci attende! Alzi la mano chi tra noi “diversamente bambini” non abbia mai avuto la tentazione di (ri)salire su un'altalena. E allora…via….si volaaaa! Siamo giunti alla parte finale dell’escursione: la pendenza diventa più elevata e si richiede uno sforzo maggiore, ma siamo ripagati dal bel bosco di aghifoglie e rododendri in cui ci siamo addentrati. Usciti dal bosco, ci troviamo di fronte una croce ferrea, l’unica croce che incontriamo, e a noi non rimane che risalire tra alcune roccette per raggiungere la cima. Sulla vetta del Monte Berlinghera si trovano i resti di una cappella degli alpini, andata distrutta a causa di un fulmine. Il panorama che si gode dalla vetta è sensazionale: la Valchiavenna e il verde Lago di Mezzola con il Pian di Spagna, il maestoso Monte Legnone e il Lago di Como con tutte le vette che gli fanno da corona. Per il rientro, ti consiglio di scendere per il sentiero, un po’ più ripido, posto di fronte a te, così da poter godere più a lungo della vista sul lago e così da compiere un giro ad anello fino all’Alpe di Mezzo. Sulla strada del ritorno ti consiglio una sosta alla Baita dal Vikingo, poco sotto dove si è posteggiato, anche solo per il panorama spettacolare. Dirigiti verso il prato in cui trovi un tavolino con sedie e gustati una fresca birra artigianale rossa alla castagna. Gli occhi sono ancora stracolmi dei panorami goduti, ma uno in più…non fa senz’altro male! Unico neo ...se al posto dell'Edo ci fosse stata una bella ragazza,...