venerdì 31 gennaio 2020

EDO, EZIO & GALDI
30 gennaio 2020

Bellissima e soddisfacente escursione sul Monte Barro: circa 5 ore di cammino, quasi km11 e poco meno di m800 di dislivello!. Io non sono Messner o Bonatti ma cammino in montagna da quando sono bambino e conosco bene i miei limiti. Tanto per farvi capire il livello di difficoltà, bisogna, in alcuni tratti, arrampicarsi o scendere su roccia. Letteralmente. E’ un itinerario che arriva fino alla vetta del Monte Barro a m922 e che regala delle viste spettacolari sui laghi che sono “ai suoi piedi”: da una parte Annone, Pusiano, Alserio e dall’altra Lecco, Garlate e Olginate, su tutta la Brianza nonché sul dirimpettaio Resegone di manzoniana memoria (sì, è esattamente come lo descrive il Manzoni nei Promessi Sposi: dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega). È l'escursione più che perfetta per una bella giornata di sole, come oggi, da fare preferibilmente in primavera o in autunno, con una temperatura come oggi. Mettendola come “fissa” ogni anno…via…l’abbiamo fatta oggi e non ci pensiamo più! Dobbiamo raggiungere via dell’Oliva a Galbiate, perché è da qui che comincia il Parco del Monte Barro e partono i sentieri. Qui si respira, con il venticello del lago, aria di Barro! Noi proseguiamo dritto per la chiesa di S. Alessandro, da dove cominciamo a vedere l’inizio del lungo corso dell’Adda,   e per San Michele, la settecentesca chiesa incompiuta dedicata all’Arcangelo, oggi sede di eventi culturali. Poi si cammina nel bosco e si raggiunge dapprima il bel pianoro di Pian Sciresa e la baita/rifugio. Beviamo il solito buon caffè e, dalla terrazza panoramica, cominciamo a farci il palato sulla parola panorama. In questo primo tratto il percorso è semplice e alla portata di tutti. Bello! Saliamo verso il Crocifisso degli Alpini e da li al Sasso della Vecchia m670: da qui il sentiero inizia a salire ripidamente con tratti di elementare e divertente arrampicata. Questi piccolo sforzi ci saranno pienamente ripagati a destinazione. Ci si ferma varie volte ad ammirate il panorama tutto intorno a voi, perché ne vale veramente la pena!. La salita si fa “pesante” ma il panorama diventa sempre più bello ad ogni passo che si fa. Passando per il Pràa della Corna, e per le varie creste (nel tratto finale bisogna fare un po’ di “arrampicata” sulle rocce), arriviamo ai Prati Secchi e sbuchiamo a cinque minuti dalla vetta. Due passi e…sono su!! Non è esattamente una passeggiata sulla via Emilia, quindi non bisogna sottovalutarla, ma se siete un po’ allenati non ci sono problemi. Una volta arrivati in vetta, ci si dimentica subito la fatica fatta per salire perché veniamo ampiamente ricompensati da un panorama eccezionale. Hai capito la Brianza! E pensare che non bisogna salire a quote altissime per vedere la…meraviglia! Per la discesa scendiamo rapidamente verso la Sella dei Trovanti m890 percorrendo il sentiero botanico Giovanni Fornaciari. Dopo pochi minuti si raggiunge l’Eremo del Monte Barro dove è possibile ristorarsi, visitare il Centro Parco e Museo Archeologico del Barro e, ma la fortuna non è con noi, sperare che sia aperta la piccola Chiesa di Santa Maria sec. XV. Scendiamo tranquillamente a Galbiate, fischiando e cantando, passando dalla baita degli Alpini e dai Piani di Barra, con gli scavi archeologici e i resti dei vari edifici di età gota (sec. V e VI). Arrivati alla macchina la mia solita frase: ”E’ bello camminare ma è anche bello …stare seduti”.






































MESSNER? BONATTI? GALDINO?

lunedì 27 gennaio 2020

U.O.E.I. Bergamo
26 gennaio 2020

Sul fianco bresciano delle montagne che chiudono il lago Sebino (lago d'Iseo), si snoda l'antica Via Valeriana, l'unica strada di accesso da Brescia alla Val Camonica fino al 1850, quando fu inaugurata la nuova strada costiera che superava in galleria la strapiombante mole del Corna Trentapassi. La Via Valeriana ha una storia di frequentazione che si perde nella notte dei tempi, quando i Camuni incidevano le loro incisioni rupestri, per poi svilupparsi durante il periodo della dominazione romana e proseguire durante il Medioevo fino a tempi recenti. Stretta tra i centri turistici sviluppatesi lungo la strada costiera di epoca asburgica e la nuova veloce superstrada, che con i suoi viadotti collega la pianura alla Val Camonica, la Via Valeriana è miracolosamente sopravvissuta, in gran parte intatta, attraversando alpeggi, coltivazioni a terrazza e antichi piccoli borghi medioevali. Un tracciato storico e culturale, dimenticato e recuperato di recente anche grazie alla passerella di Christo.



La Via Valeriana, si sviluppava da Pilzone fin quasi in fondo alla Val Camonica, superando passi e valli; noi ne percorriamo il tratto iniziale, quello più semplice e panoramico, da Pilzone a Marone, costellato da pievi campestri ricche di affreschi e accompagnato dalla costante visione di Montisola, la più alta isola lacustre d'Europa. Il percorso ci porta velocemente a prendere quota per poi mantenerla, con diversi saliscendi, fino alla discesa finale a Marone. Il panorama ben presto si apre quando arriviamo in vista di Sulzano, il centro più vicino a Montisola e sede dei traghetti che la raggiungono. Nel tratto sopra Sulzano, attraversiamo quattro frazioni (Gazzano, Tassano, Maspiano, Gandizzano), di origine medioevale, caratterizzate ciascuna da piccola pieve, attorniate da vecchie cascine, vicoli improbabili, archi in pietra, fontanili: piccoli borghi dal sapore antico. La strada a tratti è stata ammodernata, ma in molti altri è ancora una piccola mulattiera lastricata o anche un sentiero, comunque sempre agevole da percorrere e spesso attraversa ambienti bucolici, in cui si alternano piccoli boschi di castagni e noccioli, a coltivazioni estese di olivo o prati da sfalcio. Dopo Gandizzano, dobbiamo scendere leggermente di quota verso Sale Marasino, attraversando una zona più densamente abitata. Riprendiamo quindi il cammino in uno dei tratti più belli, con le case che si fanno più rare e stradine lastricate che vanno su e giù per terrazzamenti utilizzati per la coltivazione di vite e olivo.




















Arrivati all'altezza di Vesto, una breve ripida risalita ci conduce all'Eremo di San Pietro: eretto nel XV secolo su di un preesistente castello, una irta scalinata, contornata dalle cappelle della via Crucis, permette di accedere allo sperone roccioso su cui sorge il fantastico balcone panoramico che domina la parte centrale del lago e che permette di assaporare panorami degni di tal nome e… il naufragar m’è dolce in questo lago!.



















Che dirvi! L'Eremo di San Pietro è da vedere assolutamente! Ciaooooo.....