lunedì 27 gennaio 2020

U.O.E.I. Bergamo
26 gennaio 2020

Sul fianco bresciano delle montagne che chiudono il lago Sebino (lago d'Iseo), si snoda l'antica Via Valeriana, l'unica strada di accesso da Brescia alla Val Camonica fino al 1850, quando fu inaugurata la nuova strada costiera che superava in galleria la strapiombante mole del Corna Trentapassi. La Via Valeriana ha una storia di frequentazione che si perde nella notte dei tempi, quando i Camuni incidevano le loro incisioni rupestri, per poi svilupparsi durante il periodo della dominazione romana e proseguire durante il Medioevo fino a tempi recenti. Stretta tra i centri turistici sviluppatesi lungo la strada costiera di epoca asburgica e la nuova veloce superstrada, che con i suoi viadotti collega la pianura alla Val Camonica, la Via Valeriana è miracolosamente sopravvissuta, in gran parte intatta, attraversando alpeggi, coltivazioni a terrazza e antichi piccoli borghi medioevali. Un tracciato storico e culturale, dimenticato e recuperato di recente anche grazie alla passerella di Christo.



La Via Valeriana, si sviluppava da Pilzone fin quasi in fondo alla Val Camonica, superando passi e valli; noi ne percorriamo il tratto iniziale, quello più semplice e panoramico, da Pilzone a Marone, costellato da pievi campestri ricche di affreschi e accompagnato dalla costante visione di Montisola, la più alta isola lacustre d'Europa. Il percorso ci porta velocemente a prendere quota per poi mantenerla, con diversi saliscendi, fino alla discesa finale a Marone. Il panorama ben presto si apre quando arriviamo in vista di Sulzano, il centro più vicino a Montisola e sede dei traghetti che la raggiungono. Nel tratto sopra Sulzano, attraversiamo quattro frazioni (Gazzano, Tassano, Maspiano, Gandizzano), di origine medioevale, caratterizzate ciascuna da piccola pieve, attorniate da vecchie cascine, vicoli improbabili, archi in pietra, fontanili: piccoli borghi dal sapore antico. La strada a tratti è stata ammodernata, ma in molti altri è ancora una piccola mulattiera lastricata o anche un sentiero, comunque sempre agevole da percorrere e spesso attraversa ambienti bucolici, in cui si alternano piccoli boschi di castagni e noccioli, a coltivazioni estese di olivo o prati da sfalcio. Dopo Gandizzano, dobbiamo scendere leggermente di quota verso Sale Marasino, attraversando una zona più densamente abitata. Riprendiamo quindi il cammino in uno dei tratti più belli, con le case che si fanno più rare e stradine lastricate che vanno su e giù per terrazzamenti utilizzati per la coltivazione di vite e olivo.




















Arrivati all'altezza di Vesto, una breve ripida risalita ci conduce all'Eremo di San Pietro: eretto nel XV secolo su di un preesistente castello, una irta scalinata, contornata dalle cappelle della via Crucis, permette di accedere allo sperone roccioso su cui sorge il fantastico balcone panoramico che domina la parte centrale del lago e che permette di assaporare panorami degni di tal nome e… il naufragar m’è dolce in questo lago!.



















Che dirvi! L'Eremo di San Pietro è da vedere assolutamente! Ciaooooo.....


2 commenti:

  1. "I monti [...] erano i miei unici amici. Salivo sulle rocce veloce come una scimmia sugli alberi. Amma aveva sempre paura che mi perdessi, mi ferissi o che venissi attaccata da un animale selvatico. Ma quelle fitte foreste erano il mio conforto con i loro suoni, l'aria così fresca. Vagabondavo in mezzo al profumo dei fiori selvatici: di cosa avrei dovuto aver paura? La sera le lucciole mi illuminavano il cammino, e le rincorrevo mentre mi guidavano fuori dal bosco"

    Amita Trasi, "Il colore del nostro cielo", Giunti, 2018 (titolo originale "The Color of our Sky", letteralmente così come tradotto nell'edizione italiana, 2015).

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  2. Grazie...naturalmente sarà uno dei prossimi libri,che ad oggi cominciano ad essere tanti, che leggerò! Giurin giureta...ciao!

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