domenica 29 luglio 2018

28 luglio 2018
CUORE&BATTICUORE
Bergamo
LAGO MORO - PASSO DI VALCERVIA
LAGHETTI DI MONTEBELLO
LAGO DELLE FOPPE - LAGO DELLE TROTE


E’ una bella e panoramica escursione che presenta due mondi tra loro completamente opposti. Dapprima Foppolo, con i suoi grandi alberghi e condomini sui quali è meglio stendere il classico “velo pietoso”, tipico esempio di uno sfruttamento intensivo e assai poco rispettoso della montagna. Poi, oltre la costiera del Montebello, e più ancora dopo il lago Moro, i silenzi, la solitudine, i grandi orizzonti, la natura ancora integra,… 





Dal piazzale degli alberghi di Foppolo m1650 ci incamminiamo lungo lo sterrato che segue la pista da sci e, raggiunto il pianoro della Quarta Baita m1820, si prosegue fino a raggiungere dapprima il Passo della Croce m1953 e, lungo il facile crinale, l’arrivo della seggiovia del Montebello m2052. Ma erano proprio necessari tutti quegli sbancamenti e movimenti di terra eseguiti per tracciare e livellare le piste da sci? Non si è forse un po’ esagerato?? Proseguendo lungo la comoda mulattiera, ex strada militare, raggiungiamo il lago Moro m2235 alle falde del monte Stella. E’ uno dei laghi naturali, di evidente origine glaciale, più grandi delle Orobie, probabilmente alimentato da sorgenti sotterranee. Si costeggia la sponda occidentale del lago raggiungendo il Passo di Valcervia m2319. Uno scenario naturale si presenta ai nostri occhi: la solitaria Valcervia che va a perdersi nella lontana Valtellina e le imponenti vette ghiacciate delle Alpi Retiche stagliate nel cielo. Si affronta ora la parte più interessante dell’escursione, con un piacevole “sapore” alpinistico: si inizia a percorrere verso il monte Toro la comoda e panoramicissima cresta spartiacque, con il piede sinistro in Val Brembana e il destro in Valtellina. Scendiamo in corrispondenza di una profonda depressione della cresta: in basso, sotto di noi, i laghetti del Montebello. Si scende su magri pascoli raggiungendo in breve il lago alto delle Foppe m22268 dalla caratteristica forma a otto e il lago basso delle Foppe m2183. Attraverso un sentierino si raggiunge il lago delle Trote m2109 di forma circolare e di un bel colore azzurro. Se il nome rispetta la realtà, questo dovrebbe essere il paradiso di ogni pescatore!. Tramite comodo sentiero si raggiunge rapidamente la costiera del Montebello e l’arrivo degli impianti sciistici, da cui, per il percorso seguito in salita, si raggiunge nuovamente Foppolo.

























lunedì 23 luglio 2018

UOEI Bergamo
22 luglio 2018



Alla testata della Val Sambuzza si trova il lago omonimo adagiato in una ombrosa conca ai piedi del Pizzo Zerna e del Monte Masoni in compagnia di qualche pozza satellite e, duecento metri più in alto, poco prima del Passo di Publino, il piccolo Laghetto di Varrobio che scarica le sue acque nel suddetto lago sottostante, il quale a sua volta si scarica nel Brembo creando nel suo tragitto la bellissima Cascata della Val Sambuzza. Nei terrazzamenti sovrastanti alla base del versante del Monte Chierico si trovano i quattro piccoli ma graziosi Laghetti di Caldirolo. L’escursione permette il concatenamento di tutti questi laghetti e la relativa salita al Passo di Publino con bella vista sul sottostante lago omonimo. 














Con la seggiovia biposto saliamo da Carona m1110 fino all’Alpe Soliva m1752, zona dei rifugi Giretta e Terre Rosse. Evitiamo così, in 10-12 minuti, una bella salita, con dislivello notevole, di circa h1.30. Seguiamo il sentiero per il Rifugio Mirtillo che, per verdi pascoli, porta alla bella Baita Siltro m1844 e, con lieve pendenza, al Rifugio Mirtillo m1979. Scollineremo dalla Val Carisole in Val Sambuzza tramite il sentiero che arriva dal Passo della Croce e che ci porterà alla Baita Vecchia m1862. Con lo scrosciante torrente sbucheremo nel vasto pianoro della Baita Arale m1982. Successivamente per pascoli aperti, superato un dosso pietroso, si giunge ad un’ennesima baita ormai nei pressi del Lago di Sambuzza m2085. Si lascia il sentiero principale che sale al Passo di Publino e presa la diramazione per i Laghetti di Caldirolo risaliamo con qualche ripida serpentina, con bella vista sul sottostante lago appena visitato. Superando lo spiazzo di una baitella si giunge così in vista dei primi due Laghetti del Caldirolo m2200; poco sopra troviamo gli altri due m2257 appena più cospicui. Attraverso una facile pietraia giungiamo al Bivacco Flavio Pedrinelli m2353 dove consumiamo il nostro meritato pranzo al sacco. Merita recarsi al Passo del Publino m2368 per vedere il vasto Lago di Publino m2134 e la Valtellina. Per il ritorno prendiamo il sentiero principale, che passa prima dal Laghetto di Varrobbio m2282, e per la stessa strada dell’andata fino alla Baita Vecchia. Con alcuni zig zag nel bosco arriveremo alle Baite della Forcella m1564. Passando a fianco del torrente potremo godere degli altri due salti della Cascata della Val Sambuzza (che pochi conoscono!) e ci ritroveremo alla Baita Birone ai Dossi m1475. Fatte le consuete foto alla sottostante e nota cascata giungeremo al rustico nucleo storico di Pagliari m1313.
GPS Edo
Lunghezza percorso kh14.5
Dislivello salita m966
Dislivello discesa m1533





















Eco di Bergamo - giugno 2016.

Marmotta chiusa nel bivacco Pedrinelli stava per «mangiare» il rifugio: liberata.
Un simpatico episodio con protagonisti una marmotta e un rifugio, anzi per essere precisi un bivacco, il Bivacco Pedrinelli, che si trova proprio sotto il Passo di Publino. A raccontarlo i diretti protagonisti.



Gualtiero Bonfanti, Sergio Carminati (soci della sezione del Cai di Piazza Brembana) e due amici nei giorni scorsi sono andati a farsi un giretto ispettivo sul sentiero Cai 209 che dalla località il Dosso raggiunge il Passo di Publino e, una volta effettuato tutto il percorso e aver preso nota degli interventi da fare sui segnavia, arrivati al Passo, hanno pranzato fuori dal Bivacco Pedrinelli.

Ora viene il bello: mentre pranzano sulle panche di pietra fuori, sentono fischiare all’interno. Gualtiero chiede al nipote del collega Sergio, che era entrato all’interno per dare un’occhiata, se avesse imparato a fischiare come le marmotte: lui stupito esce dal bivacco e dice che non sa fischiare. Controllo all’interno e sotto uno scaffale c’è una «marmottona»; si guardano un po’ in giro e notano che la finestra di legno è mangiata/rosicchiata e anche gli stessi materassi tutti sono mangiucchiati.
Non capendo come potesse essere entrata e non vedendo buchi all’interno, decidono di forzargli l’uscita dal bivacco, operazione non facile in quanto la marmotta rimaneva nascosta sotto l’armadietto in fondo al tavolone. Alla fine sono riusciti a farla saltare fuori dalla finestra...