mercoledì 29 luglio 2015

14 - S. ANTONIO ABATE
DISDIROLI - Chiesetta

Contesto.
Sopra l’ingresso della chiesetta di S. Luigi, poco distante dal nucleo della contrada, lungo il sentiero che conduce a Corna Imagna.

Tipologia architettonica e dimensioni.
Timpano: cm. 100 x 150 (misure approssimative).

Tema sacro.
Il Santo, loro protettore, è circondato da animali domestici. Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di s. Antonio, in onore del racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. Molti erano afflitti dal “male degli ardenti”, conosciuto anche come “fuoco di sant'Antonio”: per questo molti malati  accorrevano per chiedere grazie e salute.



Tecnica di costruzione.
Ampio timpano intonacato e colorato. Base e perimetro in pietra. Un piccolo campaniletto, dal quale si aprono quattro nicchie con statue in pietra di angeli, con la croce.

Tecnica artistica.
Pittura murale.

Stato di conservazione dell’oggetto sacro.
Buono stato di conservazione. Non presenta alcun genere di alterazione da richiedere degli interventi.

Note storiche-curiose.
La struttura, risalente ai  primi anni del 1900, fu fatta edificare sul terreno della chiesa dalle famiglie Calderoli. La pittura murale, sul timpano della chiesetta, fu dipinta dal maestro Manini su richiesta di Antonio Calderoli. Spiegato così il fatto del perché all’esterno della chiesa di s. Luigi abbiamo…s. Antonio Abate. 

Nella sua iconografia compare il bastone degli eremiti a forma di T, la "tau" (ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino).
All’interno della chiesetta due bellissimi affreschi del Polimeni: la "Madonna della Cornabusa" e "Gesù che cammina sulle acque". La camminata sull'acqua è un miracolo di Gesù descritto in tre Vangeli (Mc-6,45-52, Mt-14,22-33 e Gv-6,15-21), in cui Gesù si fa precedere dai suoi discepoli in barca verso Betsaida, ma quando questi sono a metà strada in mezzo al lago, Gesù cammina su di esso e li raggiunge. Secondo la versione riportata nel vangelo di Matteo, anche Simon Pietro cammina sull'acqua, seguendo l'esempio di Gesù.
Un’altra pittura raffigura la Madonna della Cornabusa, tratta dall’affresco di fine ‘700 posto sulla casa dei Rodeschini, eseguita su porcellana con  la tecnica terzo fuoco: i colori in polvere vengono amalgamati con l’aggiunta di un fluido e sono stesi a pennello sull’oggetto ceramico, che viene poi sottoposto ad una cottura. Durante la cottura i minerali contenuti nel colore si fondono con il rivestimento vetroso della porcellana diventando tutt’uno con essa. La cornice è in oro zecchino. 
Era conosciuto anche come l’Oratorio della Passione.
S. Luigi Gonzaga è raffigurato nel quadro, dietro l’altare, con il giglio, simbolo di purezza, e il teschio, a ricordo della sua vita ascetica.

martedì 28 luglio 2015



Prendete due decilitri di pazienza,
una tazza di bontà,
quattro cucchiaini di buona volontà,
 un pizzico di speranza
 e una dose di buona fede.

Aggiungete due manciate di tolleranza
ed una goccia di prudenza,
qualche grammo di simpatia,
un'oncia di quella piccola pianta rara
che si chiama umiltà
e tanto buon umore.

Condite tutto con molto buon senso.

Cucinate a fuoco lento.

Avrete una buona giornata...

...che io auguro di vero cuore a tutti Voi!

lunedì 27 luglio 2015

POESIE DI
PEPPINO IMPASTATO


Giornalista, attivista e poeta, noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra
 a seguito delle quali fu assassinato.



Fiore di campo nasce
sul grembo della terra nera,
fiore di campo cresce
odoroso di fresca rugiada,
fiore di campo muore
sciogliendo sulla terra
gli umori segreti.


Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.


Fresco era il mattino
e odoroso di crisantemi.
Ricordo soltanto il suo viso
violaceo e fisso nel vuoto,
il pianto delle donne,
il singhiozzo della campana
e una voce amica:
“è andato in paradiso
a giocare con gli angeli, tornerà presto
e giocherà a lungo con te”.


Passeggio per i campi
con il cuore sospeso
nel sole.
Il pensiero,
avvolto a spirale,
ricerca il cuore
della nebbia.


sabato 25 luglio 2015

17 24 1 8 15
23 5 7 14 16
4 6 13 20 22
10 12 19 21 3
11 18 25 2 9
IL PORTONE DEL DIAVOLO
BERGAMO-CELADINA

Percorrendo la strada che dal quartiere cittadino di Borgo Palazzo conduce verso Seriate si incontra una località molto nota ai bergamaschi: la Celadina. Molti di voi conosceranno questa zona perché ad agosto si tiene l’annuale parco di divertimenti in onore del patrono di Bergamo Sant’Alessandro. 


Quel piazzale è osservato da un solitario e antico portone in pietra di Zandobbio, il cosiddetto “Purtù del Diaol” (il Portone del Diavolo). 
Il singolare manufatto non si trovava dove è posto oggi, ma è stato spostato in epoche più recenti per fini viabilistici. Esso era l’ingresso di una proprietà molto vasta, circa cinquecento pertiche (1) di terreno, in gran parte boschivo, che lungo il suo interminabile vialone conduceva alla villa di campagna dei De’ Tassis, o meglio conosciuti come Tasso, il nobile casato del celebre letterato Torquato Tasso.  
A corredo della tenuta vi erano inoltre due cascine abitate da contadini che lavoravano alle dipendenze della famiglia: la “Daste” e la “Spalenga”, tutt’oggi esistenti e ristrutturate.
Quella dimora fu eretta attorno al 1550 per volontà di Giovanni Giacomo Tasso, prozio del poeta, nobile e canonico, che si spegnerà pochi anni dopo la sua edificazione nel 1556. L’edificio era chiamato più comunemente la Villa della Celladina o Serandina e, come è emerso da recenti studi, vi risiederà anche il poeta in una delle sue peregrinazioni.  
Giovanni Giacomo Tasso era una figura ben nota ai Bergamaschi: infatti fondò nel 1500 una compagnia religiosa a Roma. In quel periodo i Bergamaschi presenti in quella città erano molto numerosi; alcuni di loro si ritrovavano a pregare nella chiesa dedicata a San Bartolomeo, situata nella zona dove oggi sorge Palazzo Chigi. Da quel raduno spontaneo il canonico fonderà la "Venerabile Arciconfraternita dei Santi Bartolomeo e Alessandro della Nazione Bergamasca”, che diverrà l’odierna “Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma”.
La Villa Tasso fu rimaneggiata successivamente nell’ottocento con l’aggiunta delle scuderie destinate a cavalli da corsa e, dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alle prime lottizzazioni dei terreni, lo scenario originario scomparì definitivamente.
Oggi quell’edificio è rimasto pressoché intatto ed è stato recuperato e adibito a ristorante, si trova lungo la via Celadina di fronte all’odierno Piazzale Alpi Orobiche. Sulla sua facciata capeggiano ancora gli stemmi araldici affrescati dei Tasso ed accanto vi è ancora la cappella di famiglia dedicata a Sant’Antonio da Padova e alla Beata Vergine del Rosario.


Tornando al poderoso manufatto, sulla sua sommità fu posto lo stemma della famiglia, che nel tempo fu scalpellato, mentre vennero collocate sull’architrave l'epigrafe “Io Iacobus Tassus Com Et Eq”, ossia che Giacomo Tasso ne fu il committente, e l’epigrafe corrosa dal tempo “Sandro da Sanga, fator a fato questa, strada e fato, costrur questa porta”, ossia che l’Architetto Sanga ne costruì la strada e la porta. Attorno a quel poderoso ingresso, si narra in una leggenda che a edificare la porta fu il Diavolo in persona in una sola notte.
Secondo la voce del popolo...vox populi vox Dei...i fatti andarono più o meno così! Una sera l’architetto Sanga ebbe l’ennesimo incontro con i Conti per valutare i progetti e le soluzioni per la costruzione della porta d’ingresso alla villa, in onore dell’imminente rientro dal viaggio di nozze del nobile Giovanni Galeazzo Tasso.
Terminato l’incontro uscì dalla villa. Stanco delle ripetute esigenze e dell’insoddisfazione perenne dei nobili Tasso, nel suo lamentarsi tra sé e sé ad alta voce, si lasciò scappare l’esclamazione “Gnà ol Diaol al ghe rières a fala sö!” (Neanche il Diavolo riesce a costruirla!).
La frase venne interpretata da Messer Berlicche come un’invocazione. Il Demonio, sempre pronto a concludere qualche buon affare, comparì nella penombra della sera appoggiato al muro della villa innanzi all’esterrefatto e terrorizzato architetto.
“Ghe pènse me!” (Ci penso io!) esclamò il Diavolo! Quali furono i termini dell’oscuro patto a nessun vi è stato dato modo di saperlo… fatto sta che quella stessa notte in fretta e furia il Diavolo diede prova delle proprie abilità di costruttore e realizzò la porta.
L’indomani i nobili e la popolazione si ritrovarono esterrefatti l’opera in fondo al viale. Ma la loro insoddisfazione era ancora tale che ritornarono a lamentarsi dal povero Sanga. L’architetto, stanco delle continue richieste e forse deciso a concludere i lavori una volta per tutte, richiamò il suo “capomastro infernale” per rifare l’opera.
Quella stessa notte, tra il bagliore dei fulmini ed una pioggia torrenziale, il Diavolo demolì e ricostruì la porta come oggi la vediamo; il giorno seguente i Tasso, increduli ma soddisfatti, approvarono e promossero il manufatto.
Chissà se il demonio abbia preteso l’anima del primo che l’ha oltrepassata…!
Da allora il Diavolo lasciò la sua traccia indelebile attorno a quell’opera: si narra che prima di ogni temporale, e se laggiù, in fondo a quel vialone, in Villa Tasso, vi sia lite in famiglia, attorno al portone si senta un forte odore di zolfo, segno inequivocabile del Maligno. Inoltre in quel luogo avvennero lugubri malefatte, come attestava la marchesa sul quotidiano cittadino nel 1954.
Ma a questo punto mi vien da pensare: quando fu spostata per fini viabilistici che gliel’abbiano fatta spostare ancora al Diaol??? Mai cuntecc stì bergamasch!!! (Mai contenti questi bergamaschi!).


(1) E'una unità di misura non appartenente al sistema internazionale e non standard, usata dagli antichi Romani. Si chiamano così sia una misura di lunghezza (pertica romana antica = 2,964 m.) sia una di superficie (pertica bergamasca = 662,31 mq) ancora oggi usate in alcune zone d'Italia.

"Come ci riesce bene il Diavolo quando ci vuol mettere la coda!".
Gerolamo Rovetta

venerdì 24 luglio 2015

13 - MADONNA DEL ROSARIO
Via Passeggiata dei Francesi, 25 B

Contesto.
Era situata all’interno della casa nativa di don Amadio, ancor oggi parroco di Fuipiano, tra l’ingresso e la cucina.

Dimensioni.
Pittura murale: cm. 86 x 100.

Tema sacro.
La Madonna del Rosario: ormai non sono più visibili le figure di s. Caterina da Siena e s. Domenico di Guzman. Nei “cerchi” marroni, nella parte bassa dell'affresco, vi erano i volti degli “sponsor”, cioè di coloro che avevano pagato l’artista.

Tecnica artistica.
Pittura murale.

Stato di conservazione del quadro.
Buono stato di conservazione. Attualmente in casa di un privato di Fuipiano.

Note storico-curiose.
Estrapolato dal muro dal fratello del “dutur” Invernizzi.
Il quadro è del maestro Antonio Sibella, pittore di Rota Imagna vissuto nella seconda metà dell'Ottocento; può essere considerato un artista inedito, tra i più importanti maestri del nostro Ottocento.


La Chiesa cattolica celebra la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre di ogni anno. Questa festa fu istituita con il nome di "Madonna della Vittoria" dal papa Pio V a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa (formata da Spagna, Repubblica di Venezia e Stato della Chiesa) sconfisse quella dell'Impero Ottomano.

Tutti i cristiani hanno bisogno della misericordia di Dio invocata attraverso Maria, madre di misericordia.
«Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia» (supplica che ogni anno viene recitata alla festa della Madonna del Rosario di Pompei).

giovedì 23 luglio 2015

12 - MADONNA CON SANTI
SASSI - Via Sassi, 8
Contesto.
Sulla mulattiera che dalla frazione Medile sale verso la frazione Sassi (CAI 580).

Tipologia architettonica e dimensioni.
Santella sulla proprietà: cm. 200 x 275 x 122 (cm. 90 x 120 x 80).

Tema sacro.
La Madonna tiene con in braccio sinistro il Bambino e, con lui, degli scapolari. Alla loro sinistra un Santo (S. Simone Stok?) e alla destra S. Teresa del Bambin Gesù o di Lisieux o, per noi, Teresina.
Il capo di Maria, consacrata a Dio, viene esaltato con la corona. Nella pittura muraria abbiamo una doppia incoronazione: la corona di stelle e il diadema regale.
Le stelle indicano la vicinanza alla divinità per il fascino misterioso che scaturisce da esse e per la grandiosa testimonianza che danno al loro creatore, per la bellezza e per l’armonia dell’universo, per la saggezza e la perfezione che indicano. Ma il riferimento più celebre lo troviamo nel libro dell’Apocalisse (12,1): “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle”. Queste dodici stelle possono indicare le tribù d’Israele o anche gli apostoli, oppure i segni dello zodiaco, simbolo della perfezione del cosmo. Le stelle han tutte sei punte: il simbolo della casa di Davide, da cui discende il Messia.
La corona d’oro ornata di preziosi porta in sé il significato del sole e della pienezza del potere. Nella Bibbia equivale alla dignità del re e alla prosperità della nazione: la caduta della corona dal capo del sovrano assume il significato di rovina o maledizione per tutto il regno (Salmo 21,4; Geremia 13,18). La corona, quindi, è segno di reciproca appartenenza, il patto tra il popolo e il re.

Iscrizioni.
MARIA HUMILITATE CONCEPIT (parete sinistra) / MARIA VIRGINITATE PLACUIT (parete destra) / AGO MANINI 1996.


Tecnica di costruzione.
Il basamento e le pareti esterne in cemento intonacato colorato. Una cornice in colore “crea” una finta nicchia. Pavimento in pietra di un solo pezzo. Tetto a capanna in pietre sovrapposte. Punto luce.

Tecnica artistica.
Pitture murali. Le pareti interne e la volta a due colori danno un effetto di “profondità” all’affresco. Lumino. Vasetto di fiori artificiali.

Stato di conservazione della santella.
Stato avanzato del degrado. I componenti costitutivi delle superfici della santella sono compromessi dalle infiltrazioni di acqua, soprattutto dal tetto, dall’umidità,...



Stato di conservazione delle pitture murali.
Stato di leggero degrado per l’affresco: intaccato solo nella parte superficiale. Stato avanzato di degrado le scritte: notevole esfoliazione e sollevamento delle pitture,….

Note storiche-curiose.
Appartiene alla famiglia Luciano Moretti.
Costruita in memoria della mamma Teresa. Originariamente ogni parete aveva un affresco.
Sullo scapolare vengono rappresentati due cuori: quello agonizzante di Gesù e il cuore compassionevole di Maria trafitto da una  spada. Sopra i due cuori ci sono gli strumenti della Passione: la corona di spine e la croce.
11 - CROCIFISSO
VIA PASSEGGIATA DEI FRANCESI, 18 (sentiero)

Contesto.
Sulla facciata laterale dell’abitazione che da sul sentiero che “costeggia” la strada comunale.

Tipologia architettonica e dimensioni.
Nicchia: cm. 58 x 69 x 25.

Tema sacro.
La crocifissione di Cristo.
Iscrizioni.
I N R I (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum - Gesù Nazareno Re dei Giudei).

Tecnica di costruzione.
La nicchia è completamente incassata nel muro; le pareti interne e la volta intonacate con decorazioni in tempera colorate marrone-seppia-rosso (molto belle!). Una finestrella di vetro divisa in quattro parti da infissi in ferro chiudono ermeticamente la nicchia.

Tecnica artistica.
Crocifisso in legno (cm. 50) con la parte posteriore la nuca bruciata. Il Cristo è in metallo. Le decorazioni è composta da tanti piccoli cerchi ripetuti in modo che formino a loro volta un altro cerchio grande. All’interno dei cerchi macchie di colori a rappresentare la corolla e i petali di un fiore. Vasetti con fiori artificiali. 


Stato di conservazione della nicchia.
Buono stato di conservazione. L’edificio è stato ristrutturato di recente.

Stato di conservazione dell’oggetto sacro.
Stato di leggero degrado pur essendo ben conservato “ermeticamente”: rottura parziale del vetro,  grossa scheggiatura sul braccio,...

Note storico-curiose.
Appartiene alla famiglia Indalizio Teresa. Gli stessi anziani della zona non riescono a dare una data abbastanza precisa al crocifisso: si presume perciò molto antico.

“Vera Croce” è il nome dato alla croce sulla quale, secondo i Vangeli, Gesù fu crocifisso. Socrate Scolastico (nato nel 380 circa) fornisce un resoconto del ritrovamento nella sua “Storia ecclesiastica”. Narra come Elena, madre di Costantino I, avesse fatto distruggere il tempio pagano posto sopra al Sepolcro e, riportatolo alla luce, vi ritrovò tre croci e il "titulus crucis" (il cartello posto sulla croce di Gesù). Secondo il suo racconto, Macario, vescovo di Gerusalemme, fece porre le tre croci una per volta sopra il corpo di una donna gravemente malata. La donna, miracolosamente, guarì perfettamente al tocco della terza croce, che venne identificata con l'autentica croce di Cristo. Asserisce pure che fossero stati ritrovati anche i chiodi della crocefissione.
Nota: non è un'affresco, ma una bella composizione cromatica che meritava essere portata alla vostra conoscenza.

martedì 21 luglio 2015

 
10 - MADONNA DELLA CORNABUSA
PASSEGGIATA DEI FRANCESI - Sentiero

Contesto.
Sul sentiero che costeggia, a monte, la strada comunale che da Locatello porta alla località Fiorinello.

Tipologia architettonica e dimensioni.
Santella isolata: cm. 138 x 452 x 122 (cm. 79 x 142 x 90).

Tema sacro.
La Madonna della Cornabusa. Sulle pareti laterali: a sinistra S. Luigi Gonzaga (corona ducale della famiglia, sul crocifisso il teschio di Adamo, la cotta bianca del novizio gesuita) e a destra S. Rocco. Sulla volta la colomba simbolo dello Spirito Santo. In genere, inoltre, la colomba è un simbolo di mitezza, innocenza e purezza. L'immagine, quindi, della colomba con un ramo d'ulivo in bocca è diventata il simbolo della pace. Sul timpano: l'occhio della Provvidenza (o l'occhio che tutto vede). E’ un simbolo che mostra un occhio spesso circondato da raggi di luce o da nuvole. È generalmente interpretato come essere l'occhio di Dio protettore dell'umanità, o come divina provvidenza, o come una esplicita immagine della Trinità cristiana. La statua di S. Rita con la corona di spine di Gesù ed uno sguardo d’amore verso il Crocifisso.


Iscrizioni.
PERNICENI GIUSEPPE E FRATELLO LUIGI F. F. / INVERNIZZI SANTO 10 9BRE 1885 DIPINSE.

Tecnica di costruzione.
Alto inginocchiatoio e alto basamento in pietra. Finte nicchie esterne laterali con segni di pittura nella parte alta, segno dell’esistenza di precedenti dipinti. Pareti esterne e timpano in muratura intonacata con residui di precedenti dipinti. Finti capitelli in cemento. Parete posteriore in muratura intonacata colorata. Al centro della volta una pietra come fregio. Tetto a capanna in pietre sovrapposte. Cancelletto in ferro lavorato.

Tecnica artistica.
Pitture murali. Statua (cm. 80) su piccolo basamento in legno. Vaso in porcellana decorato in rilievo con fiori artificiali. Vaso in vetro. Vaso in legno. Lumini vari.

Stato di conservazione della santella.
Stato avanzato del degrado. I componenti costitutivi le superfici della santella sono oramai compromessi; inoltre sono presenti piccole lacune.

Stato di conservazione degli oggetti sacri.
Elevato degrado che ha comportato un’irrimediabile perdita di parti dell’oggetto artistico.

Note storico-curiose.
Appartiene alla famiglia Rota Giovanni Battista.

“… E’ il Santuario più bello che esista, perché non l’ha fatto la mano dell’uomo, ma Dio stesso”.
Così diceva Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto Papa Giovanni XXIII, devoto alla Madonna della Cornabusa, bergamasco di nascita e figlio della Valle Imagna.


Ulteriori e semplici notizie sulla Madonna della Cornabusa, corredate da fotografie, su questo blog in "PELLEGRINO PER UN GIORNO".
 9 - MADONNA DEL ROSARIO
PASSEGGIATA DEI FRANCESI - Sentiero
Contesto.
Sul sentiero che costeggia, a monte, la strada comunale che da Locatello porta alla località Fiorinello.

Tipologia architettonica e dimensioni.
Santella isolata: cm. 135 x 328 x 74 (cm. 80 x 114 x 43).

Tema sacro.
La Madonna con il braccio Gesù Bambino. Dalle loro mani scendono rosari e scapolari (medagliette). Sulla parete laterale di sinistra S. Giovanni Battista con il lungo bastone sormontato da una piccola croce con la scritta “Ecce Agnus Dei”, l’agnello sul libro e il mantello rosso del martirio; su quella di destra S. Antonio da Padova (rozzo saio cinto da una corda che mostra i tre nodi o voti dei frati francescani: obbedienza, castità e povertà).

Iscrizioni.
ROTA ANT….

Tecnica di costruzione.
Basamento in pietra e cemento grossolano. Pavimento in pietra. Colonne, pareti esterne in pietra e cemento grossolano. Tetto a  capanna con pietre sovrapposte. Timpano in muratura intonacata. Cancelletto in ferro.

Tecnica artistica.
Pitture murali sulle pareti, sulla volta e sul timpano. Cestini in vimini con fiori artificiali. Grosso lumino con decorazioni in rilievo. Delle tovagliette plastificate coprono il pavimento. Una Madonnina in plastica contenente acqua.

Stato di conservazione della santella.
Stato avanzato del degrado. I componenti costitutivi le superfici della santella sono oramai compromessi; inoltre sono presenti piccole lacune.

Stato di conservazione delle pitture murali.
Elevato degrado che ha comportato un’irrimediabile perdita di parti degli affreschi.

Note storiche-curiose.
Costruita nel 1891 da Rota Antonio. Appartiene alla famiglia Rota Carmela.
La santella è pendente in avanti ma, da informazioni raccolte, “sembra” essere nata così e non dovuta a cedimenti strutturali.

lunedì 20 luglio 2015

8 - MADONNA DEL GIGLIO
BUSTOSETA - Cà de Mercanc

Contesto.
Da un portale ad arco, sul quale è scolpita la data 1503, si accede a un cortiletto con gradini in pietrame spaccato che conducono alla casa. Il portico ad ampie arcate sul lato del cortile è coperto da volte a crociera: tra i due archi di accesso alla scala si trovavano, una soprapposta all’altra, le due immagini sacre.

Tipologia architettonica e dimensioni.
Primo affresco: cm. 125 x 148.
Secondo affresco: cm. 110 x 145.

Tema sacro.
La Madonna, con le braccia sul petto, tiene tra le mani un ramoscello di giglio. Due angioletti sono presenti ai lati della sua testa. I suoi piedi appoggiano in equilibrio sulla falce di luna, che rappresenta la natura mutevole dell’uomo (immagine sovrastante).
La Madonna tiene con il braccio sinistro il Bambino, il quale regge nella sua mano una sfera con una croce raffigurante il mondo (immagine sottostante).

Iscrizioni.
LA DEVOTIONE DI MARTIN DE LOCARINIS ERECTA DIE 23 OCTOBRIS 1643 D. JVLIT MART..RE LOCARINIS RESTAVRATA ANNO DOMINI MDCCLXI 11 MR (sul primo affresco).


Tecnica artistica.
Pittura murale (ora su tela).

Stato di conservazione dell’oggetto sacro.
Buono stato di conservazione. Le tele non presentano alcun tipo di alterazione.

Note storico-curiose.
Appartengono alla famiglia T. Locatelli, il quale le ha “strappate” dal muro nel 2001 prima della sistemazione del tetto.
Con l’invasione dei Lanzichenecchi, si diffuse la peste: a Locatello, nel 1630,  morirono circa 144 persone.
L’azzurro e il bianco sono i colori che vennero stabiliti dall’Autorità Ecclesiastica nel XVI secolo ed il pittore spagnolo Francisco Pachego (1564-1654) suggerì di rappresentare Maria “…come una bella giovinetta, con una falce lunare sotto i piedi e vestita di una tunica bianca con un mantello azzurro”.
Chiaramente l’immagine della Madonna sottostante si deve datare tra il 1503 e il 1643.