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QUELLE STRANE ORME BOVINE...UNO!
VALLE SERINA
Nella zona tra Miragolo e Perello, dove si stende il vasto bosco della Val
Pagana, nome adatto ad evocare inquietanti presenze, viveva una ragazza
bellissima che ogni sera fuggiva dalla sua casa per andare a ballare. Andava in
un luogo misterioso, che nessuno conosceva, per dare sfogo al suo divertimento
preferito e non si sapeva bene chi frequentasse. I genitori e i fratelli la
ostacolavano con tutte le loro forze. Il padre addirittura, quando la vedeva
tornare al mattino, tutta sudata e scarmigliata, con i capelli tutti
appiccicati, con le scarpe consumate a furia di giravolte, con i panni tutti
sporchi, la picchiava di santa ragione con la cintura dei pantaloni,
lasciandole sulle gambe certe fiacche da far pietà. L'avevano anche chiusa in
casa, ma lei non "portava botta" e continuava imperterrita a scappare
di casa per dare libero sfogo alla sua grande passione ballerina. La ragazza
parlava con le sue amiche e diceva: “Venite anche voi, andiamo insieme a
ballare”. Raccontava che c’era un bel giovanotto capace di ballare e di suonare
e di farla assai contenta; se anch'esse fossero andate a ballare con lei avrebbero potuto conoscere nuove persone e
magari trovare un buon partito.
QUELLE STRANE ORME BOVINE...DUE!
AVIATICO - COSTA SERINA
AVIATICO - COSTA SERINA
Chi percorre la tortuosa mulattiera che si snoda tra Aviatico e Costa Serina, se guarda bene, trova, a un certo punto, di fianco
alla strada, una pietra piatta e rettangolare e su di essa sono palesi le
impronte di due piedi bovini e la sagoma di uno di quei caratteristici lumini
metallici a olio, usati ancora nei paesi di montagna dove non arriva la luce
elettrica.
Una volta, nelle buone famiglie di lassù, il ballo era ancor
più condannato e avversato di quanto non lo sia oggi. Nonostante la severa
proibizione dei genitori, una giovane frivola e capricciosa di Trafficanti,
qualche domenica, trovava modo di recarsi ad Aviatico, a ballare in una certa
osteria. Una sera, nel far ritorno a casa, fu accompagnata da un giovanotto a
lei sconosciuto il quale, arrivato a quel punto sopra descritto, deposto il
lume che aveva con sé per rischiarare il cammino, invitò la fanciulla a fare,
sopra quella pietra, un altro balletto. La disgraziata annuì, ma, dopo i primi
passi, si accorse che il suo cavaliere aveva stinchi e piedi bovini.
Guardandolo in faccia, si avvide, dall’aspetto mutato, d’aver a che fare col Diavolo in persona. Non fu in tempo a metter fuori un urlo di spavento che la
pietra di aprì e inghiottì la ballerina e il suo damerino d’Averno.
BREMBILLA - GEROSA
A convalidare lo stesso fatto per… la terza volta, bisogna aggiungere che segni identici e per lo stesso motivo, si notano anche a una svolta della carreggiabile che da Brembilla porta a Gerosa. Tanto è vero che le nostre buone nonne, passando per quei luoghi, si fanno ancor oggi il segno della Croce, mentre le mamme più anziane non mancano di additare quelle impronte diaboliche alle loro figliole, specie se un po’ inclinate alla civetteria, affinché si guardino dai peccati di vanità e di disobbedienza.
(1) Era il 2 luglio dell'anno 1413, un tempo festa della Visitazione di Maria; il contadino Ruggero Gianforte de Grigis di Rigosa si trovava sul monte Perello intento a falciare fieno. Ad un tratto vide davanti a sé una bellissima Signora. In un primo momento incerto della visione si dice che non fece nessun cenno di riverenza. Ben presto nella seconda apparizione il buon contadino si scoprì il capo e si pose in ginocchio davanti ad essa.
Di fronte a questo gesto, la Madonna prese la parola chiedendo a Ruggero di riferire ai suoi compaesani che in quel luogo venisse costruita una chiesa in suo onore ed in venerazione del mistero della sua visita a Santa Elisabetta.
Nella terza e quarta apparizione per confermare il suo desiderio e vincere l'incredulità dei vicini, la Signora promise e poi fece nascere da un ceppo di faggio rinsecchito un ramoscello d'olivo.
"Tu sei il Diavolo" disse allora Guglielmo.
Jorge parve non capire.
Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore
con sguardo attonito.
"Io?" disse, "Si, ti hanno mentito.
Il Diavolo non è il principe della materia, il Diavolo è l'arroganza dello spirito,
la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio.
Il Diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto.
Tu sei il Diavolo e come il Diavolo vivi nelle tenebre".
Umberto Eco
Mi è piaciuto leggere queste antiche leggende bergamasche. Grazie per averli condivisi.
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