sabato 18 luglio 2015

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QUELLE STRANE ORME BOVINE...UNO!
VALLE SERINA


Nella zona tra Miragolo e Perello, dove si stende il vasto bosco della Val Pagana, nome adatto ad evocare inquietanti presenze, viveva una ragazza bellissima che ogni sera fuggiva dalla sua casa per andare a ballare. Andava in un luogo misterioso, che nessuno conosceva, per dare sfogo al suo divertimento preferito e non si sapeva bene chi frequentasse. I genitori e i fratelli la ostacolavano con tutte le loro forze. Il padre addirittura, quando la vedeva tornare al mattino, tutta sudata e scarmigliata, con i capelli tutti appiccicati, con le scarpe consumate a furia di giravolte, con i panni tutti sporchi, la picchiava di santa ragione con la cintura dei pantaloni, lasciandole sulle gambe certe fiacche da far pietà. L'avevano anche chiusa in casa, ma lei non "portava botta" e continuava imperterrita a scappare di casa per dare libero sfogo alla sua grande passione ballerina. La ragazza parlava con le sue amiche e diceva: “Venite anche voi, andiamo insieme a ballare”. Raccontava che c’era un bel giovanotto capace di ballare e di suonare e di farla assai contenta; se anch'esse fossero andate a ballare con lei avrebbero potuto conoscere nuove persone e magari trovare un buon partito.



Nessuno sapeva dove andasse a ballare, perché si inoltrava in certi luoghi impervi e rocciosi situati sotto il santuario del Perello e in fretta faceva perdere le sue tracce. Più volte il padre e i fratelli l’avevano spiata e seguita senza farsi vedere, ma dopo un po', improvvisamente, la ragazza spariva e i suoi inseguitori non potevano fare altro che ascoltare le note di una musichetta allegra provenienti da un luogo indeterminato. Una sera il padre, esasperato per il comportamento della figlia e angosciato per la prospettiva di vederla partire ancora una volta per la consueta notte di follia, decise di adottare provvedimenti drastici: la portò in cantina e la legò stretta alla gamba di un tavolo, sprangando poi in modo impenetrabile la porta e la finestra del locale. Ma quando arrivò la mezzanotte, si udirono rumori spaventosi e risate agghiaccianti provenienti dall'esterno della casa. Tutti rimasero impietriti e non ebbero il coraggio di uscire a vedere quello che stava succedendo. Sbirciando da dietro le imposte, poterono scorgere un misterioso giovanotto, alto e aitante, che si era avvicinato alla finestra della cantina e stava scardinandola. In un batter d'occhio lo sconosciuto riuscì ad abbattere ogni protezione e a penetrare nel locale. Quindi, liberata la ragazza, se ne uscì portandola con sé ed avviandosi per la strada che si inoltrava nel bosco. Fatti pochi passi, mentre la ragazza si stringeva a lui affettuosamente, il giovane si voltò un attimo per controllare se qualcuno li stesse seguendo. Fu allora che i familiari della ragazza, che erano rimasti alla finestra, poterono notare la spaventosa trasformazione che si era verificata nella fisionomia dello sconosciuto: gli occhi si erano dilatati diventando dei grossi cerchi fiammeggianti, sulla testa erano spuntate due piccole corna aguzze, tutto il corpo si era ricoperto di un lungo pelo fulvo, al posto delle scarpe c'erano due poderosi zoccoli bovini e una coda lunga e attorcigliata fendeva l'aria senza sosta... Era il Diavolo! Il padre e i fratelli della ragazza si precipitarono fuori di casa, nel disperato tentativo di portare soccorso alla loro cara, ma il Diavolo correva velocissimo, tenendo quasi sollevata la sua preda. Anche la ragazza si rese conto con spavento dell'orribile natura del suo accompagnatore e si mise a urlare, chiedendo aiuto e cercando di liberarsi da quell'abbraccio che era diventato improvvisamente mortale, ma il Diavolo, dopo qualche altro passo di corsa, prese il volo, buttandosi nello strapiombo che si apre sotto il santuario del Perello (1).
Sul fondo si spalancò una voragine e il Diavolo vi entrò, portando con sé la sventurata ragazza, che venne avvolta dalle fiamme dell'Inferno. I parenti che arrivarono trafelati sull'orlo dello strapiombo non poterono far altro che osservare, con orrore, una grossa nuvola di fumo nero e denso proveniente dal fondo. E per terra, sull'orlo del precipizio, impresse nella roccia, videro alcune grandi orme bovine, lasciate dal Diavolo al momento di spiccare il folle volo. Quelle orme sono ancora lì e possono essere osservate da chi si affaccia sullo strapiombo per ammirare la selvaggia bellezza della Val Pagana. E può anche capitare, in certe serate buie e misteriose, di udire i flebili e disperati lamenti e il piangere della sventurata fanciulla provenienti dal fondo dell'abisso. Non è raro ancora oggi imbattersi lungo i sentieri di montagna in resti fossili di grosse conchiglie bivalvi, i concodon, che hanno una forma curiosamente
simile a grossi zoccoli bovini. La credenza popolare attribuiva queste strane orme alla presenza del Diavolo che avrebbe lasciato le sue "peste" impresse nella roccia, in segno del suo passaggio.

QUELLE STRANE ORME BOVINE...DUE!
AVIATICO - COSTA SERINA


Chi percorre la tortuosa mulattiera che si snoda tra Aviatico e Costa Serina, se guarda bene, trova, a un certo punto, di fianco alla strada, una pietra piatta e rettangolare e su di essa sono palesi le impronte di due piedi bovini e la sagoma di uno di quei caratteristici lumini metallici a olio, usati ancora nei paesi di montagna dove non arriva la luce elettrica.
Una volta, nelle buone famiglie di lassù, il ballo era ancor più condannato e avversato di quanto non lo sia oggi. Nonostante la severa proibizione dei genitori, una giovane frivola e capricciosa di Trafficanti, qualche domenica, trovava modo di recarsi ad Aviatico, a ballare in una certa osteria. Una sera, nel far ritorno a casa, fu accompagnata da un giovanotto a lei sconosciuto il quale, arrivato a quel punto sopra descritto, deposto il lume che aveva con sé per rischiarare il cammino, invitò la fanciulla a fare, sopra quella pietra, un altro balletto. La disgraziata annuì, ma, dopo i primi passi, si accorse che il suo cavaliere aveva stinchi e piedi bovini. Guardandolo in faccia, si avvide, dall’aspetto mutato, d’aver a che fare col Diavolo in persona. Non fu in tempo a metter fuori un urlo di spavento che la pietra di aprì e inghiottì la ballerina e il suo damerino d’Averno.

QUELLE STRANE ORME BOVINE...TRE! 
 BREMBILLA - GEROSA

A convalidare lo stesso fatto per… la terza volta, bisogna aggiungere che segni identici e per lo stesso motivo, si notano anche a una svolta della carreggiabile che da Brembilla porta a Gerosa. Tanto è vero che le nostre buone nonne, passando per quei luoghi, si fanno ancor oggi il segno della Croce, mentre le mamme più anziane non mancano di additare quelle impronte diaboliche alle loro figliole, specie se un po’ inclinate alla civetteria, affinché si guardino dai peccati di vanità e di disobbedienza.


(1) Era il 2 luglio dell'anno 1413, un tempo festa della Visitazione di Maria; il contadino Ruggero Gianforte de Grigis di Rigosa si trovava sul monte Perello intento a falciare fieno. Ad un tratto vide davanti a sé una bellissima Signora. In un primo momento incerto della visione si dice che non fece nessun cenno di riverenza. Ben presto nella seconda apparizione il buon contadino si scoprì il capo e si pose in ginocchio davanti ad essa.
Di fronte a questo gesto, la Madonna prese la parola chiedendo a Ruggero di riferire ai suoi compaesani che in quel luogo venisse costruita una chiesa in suo onore ed in venerazione del mistero della sua visita a Santa Elisabetta.
Nella terza e quarta apparizione per confermare il suo desiderio e vincere l'incredulità dei vicini, la Signora promise e poi fece nascere da un ceppo di faggio rinsecchito un ramoscello d'olivo.

"Tu sei il Diavolo" disse allora Guglielmo.
Jorge parve non capire.
Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore 
con sguardo attonito.
"Io?" disse, "Si, ti hanno mentito.
Il Diavolo non è il principe della materia, il Diavolo è l'arroganza dello spirito,
la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. 
Il Diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. 
Tu sei il Diavolo e come il Diavolo vivi nelle tenebre".
Umberto Eco

1 commento:

  1. Mi è piaciuto leggere queste antiche leggende bergamasche. Grazie per averli condivisi.

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