giovedì 27 febbraio 2020

EDO & GALDI
27 febbraio 2020 d.C.
(dopo Coronavirus)


Un giretto semplice semplice (km6,21-dislivello m308) che ho già fatto l’anno scorso per vedere la parte finale dell’escursione che da Pianca ci avrebbe portato a Pizzino, poi sospesa per maltempo. Semplice, ma che mi è rimasto stampato nella mente: l’umidità dei luoghi attraversati, lo scrosciare del fragoroso torrente e i suoi salti d’acqua, l’odore del fogliame, … Ritrovo luoghi quasi dimenticati dall’uomo: l’antico ponte della Forcola, i piccoli borghi di Cà Corviglio e Grasso, la Via della Salute, il tutto accompagnato dal Cantico delle Creature. E poi…cosa volete: c’è in Coronagirus!! Partenza da Ponte del Becco, nel comune di Taleggio, posto poco oltre la fine dell’Orrido della Val Taleggio (o più precisamente Orrido dei Serrati) dove il torrente Enna attraversa i Sèracc, stretto e affascinante percorso che il fiume stesso ha scavato nei secoli nel massiccio dolomitico Cancervo-Venturosa. Il sentiero parte come larga sterrata che, quasi pianeggiante, fiancheggia il torrente Asinina. Proseguendo ai margini del prato, per poi immettersi in una rada boscaglia, si raggiunge il Ponte della Forcola: a destra si ha la deviazione per il Sentiero Partigiano Paganoni-Vitali che porta alle Baite di Cantiglio (CLICCA QUI)(RICLICCA QUI) Attraversato il ponte, seguiamo le poche indicazioni costituite da bolli giallo-viola: il sentiero acquista maggior pendenza ma per un breve tratto. Poco oltre l’uscita dal bosco si continua ai margini del prato sino a quando il sentiero raggiunge brevemente il piccolo borgo di Cà Corviglio, uno dei più piccoli e pittoreschi borghi della Val Taleggio, con la quattrocentesca chiesa di San Rocco dal caratteristico tetto in piöde calcaree della valle, benedetta nel 1590. Appena oltre la chiesa si sale lungo uno stretto vicoletto che, poco dopo, raggiunge l’indicazione per il Mulino di Bragoleggia. Ritorniamo nel fitto bosco attraverso il sentiero che con diversi saliscendi arriva al bivio sentieristico per Grasso. Piccola dovuta deviazione per vedere il mulino oramai ristrutturato e non più funzionante. Ritornando sui nostri passi, siamo allietati dal simpatico sentiero denominato Via della Salute. Le rocce magicamente prendono forme di persone, animali, cose: l’alpino, il cavallo, il leone, lo scarpone e moltissimi altri sino a sbucare preso le prime baite del borgo di Grasso. Raggiunta la contrada ci immettiamo nel Cantico delle Creature fino al raggiungimento della caratteristica chiesetta dedicata, indovinate a chi?...a San Francesco. Bravi! Ma come avete fatto? Pensate: la sua fabbricazione ebbe inizio nel 1758 ma soltanto nel 1935, dopo ben 177 anni, fu ultimata. Da vedere l’antica fontana in pietra. Per il ritorno, tramite la vecchia mulattiera che lo collegava a Pizzino, ritorniamo a Cà Corviglio per vedere la bellissima Santella-lavatoio e, in centro borgo, un bell’affresco del 1647.


































Dannazione: il Coronavirus ci impedisce di fermarci a mangiare in trattoria. Sarà per un'altra volta perché…ci sarà un’atra volta!!. Prendiamo una birra: scelgo la Ichnusa non filtrata…per oggi lascio perdere la Corona! 

domenica 23 febbraio 2020

GALDI
22 febbraio 2020

Sono proprio contento! Sono riuscito ad abbinare un bellissimo sentiero con la Panchina Gigante di Rogno. Dal fondo valle, lungo mulattiere e sentieri intagliati sulle dure e scure rocce permiane, il percorso conduce alla scoperta di due nuclei montani panoramici e di sapore antico particolarmente suggestivi: S. Vigilio e Monti. Anche i segni della fede sono presenti e costituiscono dei riferimenti che tramandano e conservano ancora oggi il loro messaggio ispirato a devozione. 


La scelta del nome “Sentiero dei castagneti” è dovuta al fatto che si snoda lungo antichi tracciati che attraversavano o raggiungevano località, dove ancor oggi vi sono imponenti castagneti. 
Dal parcheggio a lato del cimitero di Castelfranco s’imbocca la strada dei Piazzi. La salita che affrontiamo è gradevole e non impegnativa, almeno sino al Santuario della Madonna Addolorata. La strada è immersa nel verde: castagni, frassini e querce ci accompagnano lungo l’intero percorso che a volte è defilato, rispetto ad antichi muri di sostegno, dalle piazzole ricavate sul fianco della montagna per contenere un fazzoletto di terra da porre a cultura. In questo primo tratto si costeggiano pareti delle cave di gesso con la loro la pericolosità. 








Per iniziare…vi piacerebbe sentirvi piccoli come Gulliver in uno dei suoi viaggi? Possiamo provare questa sensazione sulla Panchina Gigante o Big Bench: è una panchina blu, alta 2 metri, larga 3,5 per 3 quintali di peso, posizionata in località Spiazzi in un punto strategico che offre una vista meravigliosa del Lago d’Iseo e della Valcamonica. C'è tanto spazio...non so come mettermi! Poco sopra il Santuario della Madonna dei Piazzi, posto sulle rossastre balze rocciose del Verrucano Lombardo, ha ancora oggi conservato il suo naturale isolamento e tutta la sua spiritualità. Queste alture sono oggi disabitate, ma un tempo, la popolazione era abbastanza numerosa, e la testimonianza di ciò è data da numerosi ruderi, quasi interamente sepolti dai rovi, di alcune cascine con stalle e scantinati e imponenti murature. La costruzione, con il suo piccolo campanile a tre campane, di modestissime dimensioni, è settecentesca. L’unico altare presente, in legno policromo che sorregge una teca, pure in legno dorato, all’interno della quale è posta una pietà. Scolpita in legno di acero, opera di un ignoto scultore di scuola locale, raffigura la Madonna Addolorata, seduta recante in braccio il Cristo morto. Il sentiero che abbiamo appena percorso è un antico tracciato preistorico che raggiungeva la località Corna del Luf e il castelliere, che incontreremo tra poco, risalendo verso San Vigilio. Salendo leggermente su mulattiera ci troveremo di fronte l’ampio pianoro al centro del quale troneggia l’imponente masso erratico denominato “Corna del luf” (Sasso del lupo). Questi grossi sassi erratici costituivano possibili ripari per un breve periodo di caccia o sosta. Passato un altro riparo in località Quarantina, arriviamo in una zona molto particolare: intorno a noi possiamo osservare i resti d’imponenti opere murarie che circondano una vasta area, entro la quale si possono ancora notare tracce di costruzioni. Potrebbero essere questi i ruderi di un piccolo castelliere cinto da muraglioni in pietra con il compito di difesa. Dalla località Caneai, percorrendo un’antica mulattiera molto panoramica, giungiamo a S. Vigilio. Il paese è abitato da poche famiglie: la chiesa, istituita a parrocchia nel 1683 dedicata a San Viglio Vescovo, è in posizione dominate rispetto al paese, con una vista impagabile: spazia su tutto il Sebino e la Valcamonica sino alle pendici innevate dell’Adamello. Una breve visita a Monti, altro balcone panoramico e ritorno, procedendo in discesa, verso il Santuario della Madonna del Dosso Lungo dedicato alla Natività della Beata Vergine che sorge in un dosso naturale della Valle dell’Orso. E’ possibile ipotizzare che qui sorgesse un antico luogo di culto, e il nome Fano (antico nome di San Vigilio) lo confermerebbe. Dal 1484 in poi, il nome Fano scomparve lasciando il posto a S. Vigilio. Il santuario fu costruito nel 1760; la facciata principale riproduce in alto, al centro, su affresco, la Presentazione di Maria al tempio. A fianco del finestrone due affreschi riprendono l’Arcangelo Gabriele sulla sinistra e la B. V. Maria sulla destra. Siamo entrati nella Valle dell’Orso e, alzando lo sguardo, possiamo vedere le guglie che caratterizzano questo versante della vetta del Monte Pora. Attraversata la valle, e passata l’originale Fontanella dei Motociclisti, si ritorna a S. Vigilio per tornare tramite altro percorso, ripassando dalla Panchina Gigante blu che merita proprio una seconda visita, alla nostra…mia!...macchina!
























Lunghezza percorso km12,22
Dislivello m603