25 GIUGNO 2017
Conca dell'Angeloga m.2044 - Sondrio
La conca dell'Angeloga m2044
è uno dei posti più appartati e affascinanti della Valle Spluga. Un magnifico
lago ovoidale ne occupa l'estremità meridionale, mentre sul resto della piana
erbosa trovano spazio le ordinate casette dell'Alpe Angeloga e, poco distante,
la grande struttura a tre piani del Rifugio Chiavenna. La conca, quando non è
spazzata dai gelidi venti che di sovente vengono "a passeggiare" in questo luogo,
si presta ad accogliere sui suoi prati gli escursionisti più pigri. Per chi ha
ancora energie da consumare, però, vale veramente la pena, nelle giornate
terse, di salire ancora un poco, fino al Passo Angeloga, dove la vista può
vagare sulla superficie del Lago di Lei, invaso artificiale lungo ben 8 km che
riempie quasi per intero la valle omonima.
Punto di partenza dell'escursione è Fraciscio m1341, cui perveniamo con qualche
stretto tornante da Campodolcino m1086.
Calzati gli scarponcini, procediamo sulla strada, ora sterrata,
costeggiando lo spumeggiante Torrente Rabbiosa, quindi la lasciamo per
cominciare a salire con più decisione lungo un largo sentiero. Usciti
dal bosco, siamo introdotti in un'ampio vallone, del quale risaliamo il
versante settentrionale tramite una lunga sequenza di tornanti; i panorami,
fino ad ora piuttosto ristretti, cominciano ad aprirsi e appare finalmente la
mole del Pizzo Stella.
Guadagnata quota, il sentiero ci concede un attimo di respiro, strisciando
a mezza costa fino a raggiungere un suggestivo intaglio roccioso; sulla
destra scorre rumoroso il torrente che proviene dal Lago di Angeloga. Il
passaggio può essere ostruito da blocchi di neve fino a maggio/giugno, ma
sarebbe un peccato dover rinunciare proprio qui, anche perchè una scritta sulla
roccia ci segnala che mancano ormai solo 10 minuti al rifugio. E in effetti
ancora pochi minuti di cammino fra bei prati punteggiati da grandi massi ed
eccoci arrivati ai pianori dell'Alpe Angeloga. Pochi passi e siamo al
grande Rifugio Chiavenna; a 50 metri di distanza, il Lago di Angeloga,
nelle cui acque si specchia il Pizzo Stella, suggestivamente imponente
all'altra estremità della valle.
Come si è detto, lo sforzo di salire al Passo Angeloga è pienamente
ripagato dai nuovi orizzonti che abbiamo occasione di gustare lungo il
percorso. Ma la spia della benzina comincia a lampeggiare e quasi tutti abbandonano l'idea che ci eravamo prefissati alla partenza Uno solo, indomito, è salito. Questo il suo breve resoconto "addobbato" con altre notizie prese da Interdet.:" Riprendo a salire sui prati alle spalle del rifugio; il
pendio si fa sempre più ripido, e il sentiero, ormai panoramicissimo sulla
verdissima conca, è costretto a descrivere sui prati tornanti
sempre più stretti e accavallati. E' con un certo sollievo che, superato con
una scalinata un intaglio roccioso (un cordino metallico dà sicurezza), mi affaccio all'altopiano che ospita il Lago Nero. Un sole caldo batte
scintillante sul lago e sul Pizzo Stella, svettante al di là di un colletto
erboso, l'effetto è veramente suggestivo.
Supero il lago sulla sinistra e vado a costeggiare in lievissima
pendenza una lunga serie di pozze d'acqua e laghetti, finchè senza
neanche accorgermi il tracciato inverte pendenza, e comincia a discendere
dolcemente verso la Valle di Lei: sono al Passo di Angeloga. Il
lago purtroppo non è ancora visibile: mi tocca scendere dal passo per una
quarantina di metri, finchè finalmente, nei pressi di una placca rocciosa, il Lago
di Lei si mostra per intero ai miei occhi in tutta la sua possenza".
Curiosi i giochi diplomatici che hanno interessato la costruzione della
diga: un accordo dell'aprile 1955 fra il governo italiano e quello
elvetico ha stipulato la cessione di circa mezzo chilometro quadrato di
territorio italiano alla Svizzera (in cambio di un'area equivalente poco più a
Nord) su cui la Svizzera avrebbe potuto costruire un apparato idroelettrico (il
curioso "morso" territoriale inferto all'Italia è perfettamente
apprezzabile nella mappa in alto). La diga, conclusa nel 1961, alta 140
metri e lunga quasi 700, è andata a formare un bacino di 200
milioni di metri cubi lungo quasi 8 chilometri; lo
sfruttamento idroelettrico delle sue acque, però, non è del tutto in mano dei
Grigioni bensì, sempre in accordo ai trattati dell'aprile 1955, il 30%
dell'energia prodotta è trasferita sulla rete italiana.
Auguri Piera!
Auguri Piero!
Ancora 100 di queste fette!