martedì 27 febbraio 2018

 24 e 25 febbraio 2018
ECOMUSEO ADDA DI LEONARDO
da Imbersago al Santuario della Rocchetta


Anche se la giornata è "abbastanza" serena, sul fiume c’è una leggera nebbia: ad un certo punto il sole sbuca e mi appare uno spettacolo straordinario: che regalo inaspettato!


Parto dal famoso traghetto di Leonardo: è l’inizio del “Ecomuseo Adda di Leonardo”.
Il traghetto, l’unico rimasto di cinque, scorre su un cavo d’acciaio, teso tra le due sponde, e il manovratore, facendo forza su una corda appesa al cavo d’acciaio, con un leggero sforzo lo spinge al momento della partenza del molo e poi lo dirige e orienta con un timone che sfruttando la corrente dell’acqua attraversa lo scafo, permette la traversata. Questo gioiello leonardesco in pratica è una grande zattera in grado di trasportare sia autovetture che persone.


Dopo circa un paio di chilometri giungiamo (domenica con me c'era l'amico Edo) alla chiusa dell’Enel dove l’Adda si divide in due rami paralleli: uno più alto e stretto ed uno più basso ed ampio: questa è un’altra grande invenzione leonardesca. Data l’impossibilità di navigazione (il fiume scende a balzi tra le rocce) si è costruito un canale con le sei famose conche che permettono alle imbarcazioni di scendere e quindi di continuare il percorso.


Compare il grandioso ponte di ferro di Paderno d’Adda. Costruito nel 1889 su progetto dello svizzero Julius Rothlisberger, il ponte San Michele è un monumento all’archeologia industriale in Italia. Un’unica campata di ferro che tramite sette piloni sempre in ferro sostiene un’impalcatura a due livelli: la ferrovia Milano-Bergamo e sopra la statale Como- Bergamo.
Mentre si passa sotto il ponte come non pensare che sopra la testa ci sono 2500 tonnellate di ferro, 5000 metri cubi di pietra di Moltrasio, 1200 metri cubi di granito di Baveno e 100.000 chiodi!


Dopo la diga Edison si attraversa un ponticello: si può vendere a sinistra lo spettacolo del fiume che scende a balzi e il suo …lungo canyon. Compaiono le famose rocce che fanno da sfondo al dipinto “La Vergine delle Rocce” di Leonardo da Vinci.


Dopo circa 6 chilometri dalla partenza giungiamo allo Stallazzo. Questa era la vecchia stazione per ricovero e cambio cavalli che risalendo lungo l’Alzaia, rimorchiavano controcorrente i barconi. Oggi è un piccolo museo delle opere di Leonardo e luogo di ristoro gestito da ragazzi di una comunità di recupero. Sosta obbligatoria sia per recuperare energie sia per conoscere i ragazzi.


Ma la cosa più eclatante è che sopra le nostre teste, a 50 metri, c’è il santuario di Santa Maria della Rocchetta (XIV secolo) a strapiombo sul fiume, a cui si accede al termine di una lunga scalinata, passando per i ruderi di una cisterna romana.
Secondo la leggenda, la sua costruzione fu il dono di un pescatore per il suo salvataggio da parte della Vergine Maria. Luogo di confine, luogo unico. Dietro compaiono le rocce famose che fanno da sfondo al dipinto “La vergine delle Rocce” di Leonardo da Vinci.


Ma per conoscere tutta la storia fatevi raccontare tutto da Fiorenzo Mandelli che da anni cura, pulisce, sistema il luogo: un uomo che solo per incontrarlo vale la pena andare lì.
La chiesa è anche uno dei 50 santuari del Cammino di San Agostino. Delle frecce gialle ci stanno accompagnando già da un pezzo…
Sito nel comune di Paderno d’Adda, ma facente parte della Parrocchia di Cornate, il santuario gode di una posizione invidiabile dal punto di visto naturalistico e geografico, lì dove ilfiume Adda si divide dal Naviglio di Paderno.


Le sue radici affondano nel passato, se si considera che il santuario è stato edificato sui resti che gli scavi archeologici hanno riportato alla luce; reperti databili addirittura al periodo tardo-romano, attorno al V secolo d.C.
Il Santuario venne edificato nel 1386, stesso anno in cui iniziarono i lavori per il Duomo di Milano.
Solo tre anni più tardi, il Santuario e il terreno circostante vengono donati ai frati eremiti di Sant’Agostino del convento di San Marco di Milano, che però non poterono godere appieno di questo oasi di pace, perché nei primi decenni del Quattrocento l’Adda fu teatro di guerre tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano.


Nel 1517, dopo diverse vicissitudini, il complesso venne definitivamente incorporato nel convento di San Marco di Milano, ma il santuario nei secoli successivi venno lasciato nell’incuria e divenne luogo di rifugio per briganti e mendicanti.
Nel 10 luglio 1796 ha inizio il governo napoleonico in Lombardia e con esso la soppressione di molti ordini religiosi e monasteri, tra i quali gli agostiniani del convento di San Marco di Milano.
Il convento di Milano diventò una caserma e gli altri beni vennero confiscati e venduti ai privati, compreso il Santuario Santa Maria della Rocchetta.
Solo verso la metà del 1800 i proprietari donarono quanto restava alla Chiesa di Porto d’Adda, allora annessa con la Parrocchia di Cornate d’Adda.


E’ un camminare nel silenzio, trasportati dal lento defluire del fiume, con colori bellissimi e atmosfere uniche: ci fanno compagnia tanta flora e fauna e molti pescatori.
Ringrazio Fiorenzo per l'interessante visita e spiegazione di questo magnifico posto, la Franca per la promessa della "futura" pasta e fagioli. Giovanni per le foto e Edo per la compagnia. Ci vediamo all'11 novembre e...saremo un bel gruppo! Ci potete scommettere!!

giovedì 22 febbraio 2018

 21 febbraio 2018
 BRIVIO, ADDA,
MADONNA DEL BOSCO, LAGHETTO DI SARTIRANA
 Una brutta giornata
chiuso in casa a pensare 
non c'è niente da fare
non c'è via di scampo
mah, quasi quasi mi faccio uno shampoo. Uno shampoo?
 

Una strana giornata?
Allora vado a fare una camminata.



E lo shampoo? Andiamo a casa
che devo farmi per forza uno shampoo.
Scende l'acqua, scroscia l'acqua 
calda, fredda, calda... 
Giusta! 
Shampoo rosso e giallo, quale marca mi va meglio? 
Questa! 
Schiuma soffice, morbida, bianca, lieve lieve 
sembra panna, sembra neve. 
Sciacquo, sciacquo, sciacquo.


 Seconda passata. 
Son convinto che sia meglio quello giallo senza canfora. 
I migliori son più cari perché sono antiforfora. 
Schiuma soffice, morbida, bianca, lieve lieve 
sembra panna, sembra neve. 
Sciacquo, sciacquo, sciacquo.


 Fffffff... Fon. 

 

lunedì 19 febbraio 2018

18 febbraio 2018
A SPASSO NEL PARCO DEL MONTE BARRO
Parto da Galbiate: di solito vado verso la chiesa di S. Alessandro e poi verso S. Michele, la chiesa incompiuta, su una comoda strada senza traffico. Oggi prendo il sentiero del bosco per salutare gli ultimi fiori invernali e dare il benvenuto ai primi fiori primaverili.


Arrivo al rifugio Pian Sciresa dove, bevendo, un buon caffè  e chiacchierando con gli amici alpini, decido che andare in vetta non è il caso: la giornata non è serena e una foschia bassa nasconde i panorami. Sarà per la prossima volta perché un panorama a 360° così, a soli m922, è un’occasione unica. Via verso l’Altare degli Alpini, un bel cucchiaio di salita, verso il Sasso della Vecchia (mi viene in mente la Gisella!) e attraverso il magnifico Bosco del Foè con le sue sorgenti calcificanti. 


Piccola deviazione verso l’Eremo, che ha ancora un magnifico aspetto autunnale, e ai suoi santi. 


Passo dalla Baita degli Alpini e visito con calma il sito archeologico: l’avevo sempre visto dall’alto. 


Ritorno al Cappello degli Alpini e giù verso la macchina accompagnando una giovane coppia di escursionisti che non si ricordavano più dove avevano posteggiato. Innamorati?



Che dire: un bel giretto di circa 4 ore con 20/30 minuti di salita. Un buon allenamento per la futura Val d’Orcia, in Toscana, di Pasqua.