sabato 28 novembre 2020

 GALDI - 28 novembre 2020

È una camminata senza titolo
Tanto pe' camminà
Pe' fa quarche cosa
Non è gnente de straordinario
È robba der paese mio
Che se po' camminà pure senza problemi
Basta 'a salute
Quanno c'è 'a salute c'è tutto
Basta 'a salute e un par de scarponi novi
Poi girà tutto er monno
E m'a accompagno da me









Il ponte sul torrente Gandino









La fioritura del rosmarino...in questa stagione!










ER SEGRETO PE CAMPÀ BENE... 
MAGNÀ LA METÀ, CAMMINÀ ER DOPPIO E RIDE ER TRIPLO.

lunedì 23 novembre 2020

 GALDI - 22 novembre 2020

Vado a fare due, dico, due passi tra i pratoni di Rudicchio m825, Neverola m935 e Sopra Corna m1195 partendo, come al solito, dalla mia “casa, dolce casa!” m545. E tra un decreto …volevo dire…un passo e l’altro, tra baite e rustici, viene in mente questa leggenda. Tanto è bella che ve la voglio raccontare.

Il suo nome pare derivare da un'alterazione del vocabolo bergamasco “löch” (luogo), mutato poi in “döch”, che significa sia “luogo” che “gioco”, secondo la parlata nella bergamasca. Da qui “zöch”, “gioco”: la “dòna del zöch” potrebbe essere stata in origine non “la donna del gioco”, bensì “la donna del luogo”. 






E’ un personaggio che ha caratterizzato per generazioni innumerevoli leggende. Il suo aspetto è stato modellato dai passaparola che i nostri avi tramandavano ai figli e ai figli dei figli e così via, ma una caratteristica comune permane in ogni versione: era un “fantasma” il cui diletto era prendersi gioco degli abitanti con burle e scherzi. 
Regina incontrastata della notte, si nascondeva fra le ombre delle aurore e dei crepuscoli; per alcuni si mostrava sotto vesti di contadina, mentre altri la descrivono come alta, dalla pelle quasi diafana con i capelli arruffati e vestita con lunghe gonne nere. Attorno alle spalle portava un lungo scialle a frange larghe e non era raro avvistarla accompagnata da quaranta cani bianchi o sette gatti, ognuno con un sonaglio. 
















Le nostre valli non sono scampate ai suoi scherzetti impertinenti. Un nottambulo che aveva alzato troppo il gomito si sentì improvvisamente rivolgere la domanda “Per chi éla la nòcc?” (Per chi è la notte?). Era lei che non attendeva altro che l'occasione giusta per burlarsi dell'uomo. Ma egli ebbe la freddezza di risponderle “Per me, per te, per chi che i va miga 'n tùren del dé!” (Per me, per te, per chi non va in giro di giorno!). Al che, con un ghigno, la misteriosa creatura volò lontano, lasciando l'ubriaco di sasso, solo in quel momento accortosi del rischio appena corso. 
Una sorte peggiore capitò a un uomo che stava tornando a casa, alticcio, alle prime luci dell'alba. La vide, bellissima, su un ponticello e non ci pensò due volte a catapultarsi nella sua direzione. Ma la donna iniziò a crescere, diventando via via sempre più grande fino a sparire lassù nel cielo e divenendo impalpabile, come aria. Lo sfortunato passante non poté fare altro che, terrorizzato, scappare mentre lo spettro deridendolo lo colpiva dall'alto con monete d'oro. 
Alcune lavandaie erano spesso prese di mira dalla spaventosa quanto bella figura: dispettosa, si poteva incontrare alla fontana pubblica o in riva al torrente, dove le donne si trovavano per lavare i propri panni con i mastelli. Non era raro che fossero improvvisamente bagnate dalla testa ai piedi, il tutto accompagnato da risatine di scherno che echeggiavano nell'aria. E guai a importunarla mentre si prendeva gioco degli altri: una volta capitò che, in preda alla rabbia, tirasse un calcio talmente forte a un mastello che lo fece volare fino all'altra valle. 
A volte, era lei stessa a mostrarsi come una lavandaia. Una donna, di notte, scorse a un torrente una figura intenta a lavare una lunga gonna nera. Incerta se avvicinarsi o no, la dòna del zöch le rivolse la fatidica domanda “Per chi éla la nòcc?”. La signora, però, non si fece trovare impreparata e prontamente le rispose “Per me, per te, per chi che i va miga 'n tùren del dé!”. A chi non conosceva la risposta, lanciava contro i panni che stava lavando con tale veemenza da far crollare i malcapitati a terra, tramortiti. 










Era temuta da chiunque e la sua sola idea bastava a spaventare chiunque si trovasse fuori di casa dopo l'imbrunire. Gli uomini non mancavano mai di recitare una preghiera per le anime al Purgatorio, prima di inoltrarsi nell'oscurità. Una donna particolare, tanto spaventosa quanto curiosa, nella sua natura burlona. In fondo, non fece mai davvero del male a nessuno e si dice che in quel suo atteggiamento di scherno si nascondesse una grande solitudine cui era, da tempo, era inevitabilmente condannata.




 
Ma...stai scherzando? Il piacere è stato...TUTTO MIO!!!