lunedì 23 gennaio 2017

UOEI - Bergamo
22 gennaio 2017
 Caino (m.363) - Madonna delle Fontane (m.535)  
Santuario delle Conche (m.1039) - Monte Conche (m.1157) - Nave (m.236)
Il Santuario della Madonna delle Fontane è collocato sul territorio bresciano in un luogo suggestivo, immerso nel verde e nel silenzio, solo a tratti rotto dall’acqua delle fonti, in un paesaggio naturale che favorisce la riflessione e la meditazione.
Le sue origini non sono note con certezza. Sappiamo che nel 1734 il parroco di Caino don Giuseppe Ghedi scriveva tra l’altro: “ .. vi è poi una piccola chiesetta o sia Santella in cui s’adora una Immagine di Maria Addolorata. Qual Santella è lontano un mezzo miglio dalla Parrocchiale…”. Si ritiene che quella cappelletta sia l’odierna sacrestia del santuario, eretta probabilmente fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 a seguito di qualche epidemia (la peste di S. Carlo degli anni 1575-1577 o l’epidemia del 1617 oppure la peste bubbonica del 1629-1630).
Figlioli, mi raccomando! Dite una preghiera per quelli che questa domenica
non hanno potuto o voluto partecipare alla nostra escursione! L'eterno riposo...
Si tramanda una graziosa tradizione che si discosta da molti altri racconti d’apparizione della Madonna. Di solito, infatti, la Madonna viene rappresentata come una ricca signora, riccamente vestita. Qui, invece, sarebbe apparsa come una vecchietta dal volto triste.
Si racconta, dunque, che in tempi di calamità e di pestilenza, un mandriano muto che aveva portato al pascolo alcune bestie, proprio nei dintorni ove sorge la chiesetta, mentre si stava tagliando un bastone, si sarebbe vista davanti una vecchietta dal volto piuttosto triste, che senza preamboli gli disse: “So che siete in pena e in paese vi sono molti ammalati, se vogliono guarire offro loro il mezzo. Tu mungi la tua mucca e offri ai colpiti del male un cucchiaio di latte; chi avrà fede in Dio e nella Madonna riavrà la salute”. Il mandriano, tutto confuso, esegue il comando, correndo in paese racconta quanto gli è capitato e quanto la vecchietta gli ha ordinato. Sapendolo muto, ed ora sentendolo parlare, i valligiani capirono che qualcosa di straordinario era accaduto e, sulla sua parola fanno quanto egli suggerisce. Nelle case si prega, si fa penitenza, e agli ammalati viene dato un po’ di latte. In pochi giorni il paese è liberato da ogni male. La popolazione, come atto di doverosa riconoscenza, decide di costruire una modesta cappella. Alla piccola cappella primitiva si accede da una porticina dietro il presbiterio. Con ogni probabilità dove oggi si apre una finestra era posta un tempo la sacra effige della Madonna: così fanno supporre la preziosa cornice in stucco e gli Angeli in volo dipinti ad affresco, recanti i simboli della Passione.
Il santuario attuale venne realizzato in diverse fasi fra il 1743 il 1777 quando vennero completati il portico esterno e l’atrio. Come compare nell’iscrizione sull’architrave del portale – DEPARAE DOLORIS GLADIO TREANSFIXAE COMMUNI CAJNI SACRAVIT. Anno JUBILEI 1750 – l’edificio venne consacrato in occasione dell’anno giubilare. Al santuario si accede mediante un viale acciottolato, cinto da alti muri in cui sono disposte due fontane (sovrastate da un’edicola) dalle quali zampilla l’acqua. In cima al viale, di fronte all’ingresso, fa bella mostra una terza grande fontana circolare a due vasche.
La chiesa è una breve aula a due campate. La navata è decorata da stucchi barocchetti ed eleganti affreschi del ‘700 presenti nella cupola e nella volta del presbiterio. Il tema iconografico che ricorre nei dipinti e nei capitelli ionici dell’esterno e quelli corinzi dell’interno è ispirato alle virtù mariane, alla Pietà e alla Passione di Cristo. l corso dell’800 la chiesa venne abbellita da altri affreschi: l’Ecce Homo e il Cuore Immacolato di Maria lungo la navata, l’Incoronazione della Vergine e la Veronica in sagrestia. Per tre secoli luogo di sollievo delle umane sofferenze, Madonna delle Fontane ha visto il largo concorso della popolazione di Caino. Specialmente in tempo di guerra vi accorsero le donne, che a volte salivano scalze, per affidare alla protezione celeste il marito, il padre o i figli lontani.
Nella chiesa è esposto un documento in cui si legge: “ I capi famiglia di Caino, in ringraziamento alla Madonna delle Fontane, per aver preservato il paese e le campagne da ogni violenza e distruzione durante la guerra 1940 - 1945 s’impegnano di portarsi al suddetto Santuario, per 5 anni, nella seconda festa di Pasqua per la Messa solenne e il Vespro. Caino 13 maggio 1945 ”. Seguono le firme di 134 capi famiglia. Ancora oggi vi si reca, per tradizione, il Lunedì dell’Angelo. 
Il monumento ed un alpino alla Madonna delle Conche.
Il Santuario Madonna delle Conche è un luogo molto frequentato e molto gradito sia per la bellezza del luogo che per le strutture, ben attrezzate, per gli escursionisti. Salendo sulla vetta di Conche (Gosì), raggiungendo una croce, il panorama diventerà ancora più interessante: si noteranno infatti non solo i paesi ed i monti vicini, ma anche il lago di Garda, la valle Trompia e Brescia.
La fondazione del santuario viene attribuita a S. Costanzo vissuto a Niardo in Vallecamonica (dove il culto è particolarmente sentito) tra la seconda metà del XI e la prima metà del XII secolo. La tradizione narra che egli fu guidato da una colomba sul monte Conche. Lì fondò una chiesa dedicata alla Madre della Misericordia e visse in preghiera compiendo miracoli. La chiesa fu consacrata dal vescovo Arimanno tra il 1110 ed il 1116. S. Costanzo vi aggiunse un monastero, nel quale trovarono rifugio pie donne, al cui servizio si pose l’eremita.
Nel giugno del 1481 venne scoperta la tomba del santo e lo stesso anno il Consiglio cittadino deliberò il trasferimento delle preziose reliquie a Brescia, suscitando forti opposizioni da parte degli abitanti di Nave e dintorni.
Un ultimo sforzo e, con il sorriso sulle labbra, raggiungiamo la croce.
Il panorama a 360° è veramente splendido: arriva fino al Resegone e alla Grigna.
Da qui non mi muovo: aspetto che passi il prossimo pullman.
Il monastero bresciano continuò ad essere amministrato da Conche fino a quando, soppresso e spogliato d’ogni bene dal governo bresciano, nel dicembre del 1798 passò a dei privati.
L’urna col corpo di S. Costanzo, nel 1805, con immensa gioia degli abitanti, fu finalmente collocata nella parrocchiale di Nave, la cui fabbriceria (ente che provvede alla conservazione e mantenimento dei beni dei luoghi sacri) nel 1837 acquistò l’eremo sulla montagna.
A causa di leggi in vigore 1867, Conche passò nuovamente in mano ai privati. Provvidenziale fu l’acquisto da parte del fabbriciere di Nave Gian Battista Zani che, nel 187, ne diventò proprietario fiduciario; egli volle donare al Comune questo “monumento di antichità civile e religiosa”Il Governo frappose difficoltà al Comune circa la proposta donazione del monte Conche con i terreni e boschi circostanti, ma il 27 maggio 1877 venne assecondato “il desiderio generale della popolazione”. Finalmente il 30 dicembre 1880 il Comune di Nave ne entrò in possesso e ne affidò l’amministrazione alla fabbriceria di Nave.

Nel 1898 fu istituita la “festa dei molète” di Lumezzane per implorare alla Madonna della Misericordia “particolari favori contro i gravi molteplici pericoli” degli operai che lavoravano alle mole.
Significativi restauri furono realizzati nel 1958; più radicali gli interventi compiuti dal novembre 1978.
Nel 1963 fu inaugurato il monumento dell’alpino dello scultore Giuseppe Rivadossi e vent’anni dopo vennero collocate sul pendio della montagna quattordici croci di una singolare Via Crucis, dominata da un Crocifisso ligneo.
Il complesso edilizio di Conche conserva i caratteri tipici dell’architettura romanica, dalle murature massicce, dai volumi essenziali e dall’imponente torre campanaria con archi a pieno centro a conci regolari di pietra squadrata. Si compone di tre distinti fabbricati, un edificio rurale (forse una stalla con l’abitazione dei mandriani), la chiesa e l’antico monastero, in cui risiedettero gli Umiliati nel XIII secolo e in seguito le monache di S. Caterina.
Le tre croci? Le tre Marie?? Mah! E' sempre la solita Via Crucis!!
L’interno della chiesa, probabilmente ampliato tra i secoli XIII e XV, si compone di due navate asimmetriche, divise da un pilastro che conserva l’affresco quattrocentesco di una Madonna col Bambino; dal pilastro partono quattro archi, tre a tutto sesto e uno a sesto acuto.
L’edificio doveva essere originariamente ad un’unica navata e probabilmente solo in un secondo tempo venne aggiunta una seconda navatella, dal tetto impostato ad un livello più basso, con spiovente molto accentuato.
La navata maggiore termina in un presbiterio rialzato di quattro gradini, dove è conservata in una preziosa soasa lignea dorata (con una statua del Redentore) una tela del 1938, raffigurante la Beata Vergine, gli Angeli e i Santi Costanzo e Giorgio.
Vent’anni dopo il pittore Vittorio Trainini realizzò gli affreschi della navata e ridipinse il Crocifisso ligneo che sovrasta la tomba del santo fondatore. Il sacello (poi divenuto ossario delle monache) è sorto, secondo la tradizione, sopra la grotta dov’era vissuto S. Costanzo.
Non ho più niente da dire…ma so come dirlo!
Se mi tirano una pietra, rispondo tirando un fiore, ma non mi dimentico…il vaso!!
Ciao!!!

venerdì 20 gennaio 2017

CASA NATALE DI PAPA GIOVANNI XXIII - Sotto il Monte (Bg)

Entrando nel portico che porta al cortile della Casa Natale la prima cosa che si può vedere è un gruppo bronzeo di statue dalla grandezza naturale che rappresenta il Papa con i suoi genitori ed un bambino rappresentante suo nipote Saverio, dello scultore Carlo Balljana intitolato "Focolare di bontà, sorgente di vita".


L'artista ha immaginato che la notte del 28 ottobre 1958, l'appena eletto Papa Giovanni, trasportato dagli angeli, sia sceso nel cortile del cosiddetto Palazzo (la sua casa natale), dove l'attendevano i suoi genitori (oramai già defunti a quel tempo) ed abbia intrecciato con loro il colloquio, di cui rinveniamo traccia nell'agenda papale del giorno dopo: "Da ieri sera mi son fatto chiamare Ioannes. Il mondo intero oggi non scrive e non parla che di me, nome e persona. O miei cari genitori, o mamma, o padre mio, o nonno Angelo, o zio Zaverio dove siete? Chi vi trasse a tanto onore? Continuate a pregare per me".


Una volta entrati nella casa natale si sale al piano superiore, dove si trova la stanza dove il futuro papa Giovanni XXIII nacque il 25 novembre 1881. Qui si trova ancora oggi il letto dei genitori, un cassettone scrivania e il quadro della Madonna originale posto sopra il giaciglio. Si può anche vedere la foto dei due genitori anziani con accanto l'atto di nascita stilato dal comune di Sotto il Monte che attesta la nascita del bambino Angelo Giuseppe avvenuta tre giorni prima.


Allo stesso piano, sulle pareti di una stanza, l'albero genealogico della famiglia Roncalli fino all'elezione a Papa.


Scendendo le scale della stanza natale per tornare nel cortile, si passa dal corridoio, chiuso da vetrate, che lo unisce all'edificio del Seminario. Si possono vedere le fotografie che mostrano le tappe della vita del futuro papa, dalla famiglia a Patriarca di Venezia e i principali eventi del suo pontificato.
Le foto nella rotonda mostrano lo spirito missionario di Giovanni XXIII che benedice i missionari partenti per terre lontane e la pietra dell'erigendo seminario missionario a Sotto il Monte pochi mesi prima di morire. Si possono anche vedere sulle vetrate le cartine geografiche che mostrano i luoghi dove i missionari del P.I.M.E. svolgono la loro attività oltre ad occuparsi della casa natale di papa Giovanni XXIII.


All'incrocio tra il corridoio con le vetrate e la rotonda sottostante la Chiesa del seminario si trova la rinomata statua in bronzo, dello scultore Carlo Pisi che riproduce, con dimensioni esatte, la figura fisica del Papa. Davanti a questa statua molti pellegrini si fermano a pregare per ottenere grazie o per ringraziare di quelle ottenute.


Salendo le scale verso la Chiesa del seminario si arriva di fronte alle porte della sala delle grazie.


Gli ex – voto sono numerosi ma particolarmente quelli nella stanza dove centinaia di fiocchi rosa e azzurri testimoniano la predilezione di Papa Giovanni per i bambini che continua accresciuta in cielo. Sposi che non potevano avere figli ne hanno avuti in seguito a preghiere e voti al Papa della Bontà, parti difficili che si svolgono senza problemi ecc.


Ritornando nell'atrio dalla sala delle grazie si trova la bella Chiesa del seminario con vetrate. Le due sull'altare rappresentano due martiri: a sinistra il missionario Alberico Crescitelli martirizzato in Cina nel 1900 e dichiarato Santo il 1 ottobre 2000, a destra il Beato Giovanni Mazzucconi primo martire dell'Istituto missionario del P.I.M.E. che fu ucciso nell'attuale Papua Nuova Guinea nel 1855. Queste vetrate sono opera del maestro Grassi Alessandro. Le recenti vetrate laterali, del maestro Angelo Capelli, rappresentano: a sinistra l'artista ha rappresentato un momento della prima infanzia di Angelino Roncalli che lui stesso ricorda nel "Giornale dell'anima". In una visita al piccolo santuario della Madonna delle Caneve, di cui sono molto devoti gli abitanti di Sotto il Monte, voleva vedere l'immagine della Madonna e non poteva entrare a causa della folla. La sua mamma, deposto sul muricciolo dell'atrio una sorellina in fasce, alzò il bambino alla finestra sulla facciata perché la potesse vedere e gli ha detto: "Guarda Angelino com'è bella la Madonna. Io ti ho consacrato tutto a lei"
La vetrata di destra rappresenta i più noti momenti della vita del Papa: l'apertura del Concilio Vaticano II e le sette opere di misericordia corporali vissute in modo eminente da papa Giovanni XXIII.


Vi sono due altari laterali: quello, entrando, a sinistra è dedicato al Beato Giovanni XXIII attorniato da bambini dei cinque continenti. Vi sono delle reliquie appartenute al beato: uno zucchetto papale, alcuni suoi capelli con un pezzo della sua pelle e infine una camicia clericale indossata da lui.
L'altare laterale di destra è un affresco rappresentante la Madonna Regina delle missioni.

Il discorso della luna. E' uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni XXIII. Fu pronunciato "a braccio" l'11 ottobre 1962, dalla finestra del palazzo Apostolico della Città del Vaticano, alla folla riunita in piazza San Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Stanco per gli impegni della giornata, Roncalli, chiamato a gran voce, decise comunque di affacciarsi, per limitarsi a benedire i presenti. Poi si convinse a pronunciare un discorso semplice e breve che è divenuto una delle allocuzioni più celebri in assoluto della storia della Chiesa.


« Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo.

Noi chiudiamo una grande giornata di pace; di pace: « Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà ». Ripetiamo spesso questo augurio e quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo: “Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l’eternità”.


Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno: “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma che sono qui specialmente rappresentanti [risponderebbero]: “Noi siamo i vostri figliuoli più vicini, Voi siete il Vescovo di Roma”. Ma voi, figliuoli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere: per la diffusione della verità e della pace cristiana.

In queste parole c'è la risposta al vostro omaggio. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutt’insieme: paternità e fraternità e grazia di Dio, tutto, tutto!

Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro, cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello - se c’è – qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà.

Niente: Fratres sumus! La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la grazia sua, tutte le anime.

Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare.

Apparteniamo quindi ad un'epoca, nella quale siamo sensibili alle voci dall'alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto.

Finisco, dandovi la benedizione. Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero.

Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla basilica di là, che io ho veduto con i miei occhi, non a quei tempi, si capisce, ma recentemente, e che ricorda la proclamazione del dogma della divina maternità di Maria.

Ebbene, invocando lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il figliol suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace e anche, un poco, di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione accoglietela di buon animo.

Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene !

Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.

E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino. »

mercoledì 18 gennaio 2017