venerdì 20 gennaio 2017

CASA NATALE DI PAPA GIOVANNI XXIII - Sotto il Monte (Bg)

Entrando nel portico che porta al cortile della Casa Natale la prima cosa che si può vedere è un gruppo bronzeo di statue dalla grandezza naturale che rappresenta il Papa con i suoi genitori ed un bambino rappresentante suo nipote Saverio, dello scultore Carlo Balljana intitolato "Focolare di bontà, sorgente di vita".


L'artista ha immaginato che la notte del 28 ottobre 1958, l'appena eletto Papa Giovanni, trasportato dagli angeli, sia sceso nel cortile del cosiddetto Palazzo (la sua casa natale), dove l'attendevano i suoi genitori (oramai già defunti a quel tempo) ed abbia intrecciato con loro il colloquio, di cui rinveniamo traccia nell'agenda papale del giorno dopo: "Da ieri sera mi son fatto chiamare Ioannes. Il mondo intero oggi non scrive e non parla che di me, nome e persona. O miei cari genitori, o mamma, o padre mio, o nonno Angelo, o zio Zaverio dove siete? Chi vi trasse a tanto onore? Continuate a pregare per me".


Una volta entrati nella casa natale si sale al piano superiore, dove si trova la stanza dove il futuro papa Giovanni XXIII nacque il 25 novembre 1881. Qui si trova ancora oggi il letto dei genitori, un cassettone scrivania e il quadro della Madonna originale posto sopra il giaciglio. Si può anche vedere la foto dei due genitori anziani con accanto l'atto di nascita stilato dal comune di Sotto il Monte che attesta la nascita del bambino Angelo Giuseppe avvenuta tre giorni prima.


Allo stesso piano, sulle pareti di una stanza, l'albero genealogico della famiglia Roncalli fino all'elezione a Papa.


Scendendo le scale della stanza natale per tornare nel cortile, si passa dal corridoio, chiuso da vetrate, che lo unisce all'edificio del Seminario. Si possono vedere le fotografie che mostrano le tappe della vita del futuro papa, dalla famiglia a Patriarca di Venezia e i principali eventi del suo pontificato.
Le foto nella rotonda mostrano lo spirito missionario di Giovanni XXIII che benedice i missionari partenti per terre lontane e la pietra dell'erigendo seminario missionario a Sotto il Monte pochi mesi prima di morire. Si possono anche vedere sulle vetrate le cartine geografiche che mostrano i luoghi dove i missionari del P.I.M.E. svolgono la loro attività oltre ad occuparsi della casa natale di papa Giovanni XXIII.


All'incrocio tra il corridoio con le vetrate e la rotonda sottostante la Chiesa del seminario si trova la rinomata statua in bronzo, dello scultore Carlo Pisi che riproduce, con dimensioni esatte, la figura fisica del Papa. Davanti a questa statua molti pellegrini si fermano a pregare per ottenere grazie o per ringraziare di quelle ottenute.


Salendo le scale verso la Chiesa del seminario si arriva di fronte alle porte della sala delle grazie.


Gli ex – voto sono numerosi ma particolarmente quelli nella stanza dove centinaia di fiocchi rosa e azzurri testimoniano la predilezione di Papa Giovanni per i bambini che continua accresciuta in cielo. Sposi che non potevano avere figli ne hanno avuti in seguito a preghiere e voti al Papa della Bontà, parti difficili che si svolgono senza problemi ecc.


Ritornando nell'atrio dalla sala delle grazie si trova la bella Chiesa del seminario con vetrate. Le due sull'altare rappresentano due martiri: a sinistra il missionario Alberico Crescitelli martirizzato in Cina nel 1900 e dichiarato Santo il 1 ottobre 2000, a destra il Beato Giovanni Mazzucconi primo martire dell'Istituto missionario del P.I.M.E. che fu ucciso nell'attuale Papua Nuova Guinea nel 1855. Queste vetrate sono opera del maestro Grassi Alessandro. Le recenti vetrate laterali, del maestro Angelo Capelli, rappresentano: a sinistra l'artista ha rappresentato un momento della prima infanzia di Angelino Roncalli che lui stesso ricorda nel "Giornale dell'anima". In una visita al piccolo santuario della Madonna delle Caneve, di cui sono molto devoti gli abitanti di Sotto il Monte, voleva vedere l'immagine della Madonna e non poteva entrare a causa della folla. La sua mamma, deposto sul muricciolo dell'atrio una sorellina in fasce, alzò il bambino alla finestra sulla facciata perché la potesse vedere e gli ha detto: "Guarda Angelino com'è bella la Madonna. Io ti ho consacrato tutto a lei"
La vetrata di destra rappresenta i più noti momenti della vita del Papa: l'apertura del Concilio Vaticano II e le sette opere di misericordia corporali vissute in modo eminente da papa Giovanni XXIII.


Vi sono due altari laterali: quello, entrando, a sinistra è dedicato al Beato Giovanni XXIII attorniato da bambini dei cinque continenti. Vi sono delle reliquie appartenute al beato: uno zucchetto papale, alcuni suoi capelli con un pezzo della sua pelle e infine una camicia clericale indossata da lui.
L'altare laterale di destra è un affresco rappresentante la Madonna Regina delle missioni.

Il discorso della luna. E' uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni XXIII. Fu pronunciato "a braccio" l'11 ottobre 1962, dalla finestra del palazzo Apostolico della Città del Vaticano, alla folla riunita in piazza San Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Stanco per gli impegni della giornata, Roncalli, chiamato a gran voce, decise comunque di affacciarsi, per limitarsi a benedire i presenti. Poi si convinse a pronunciare un discorso semplice e breve che è divenuto una delle allocuzioni più celebri in assoluto della storia della Chiesa.


« Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo.

Noi chiudiamo una grande giornata di pace; di pace: « Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà ». Ripetiamo spesso questo augurio e quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo: “Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l’eternità”.


Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno: “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma che sono qui specialmente rappresentanti [risponderebbero]: “Noi siamo i vostri figliuoli più vicini, Voi siete il Vescovo di Roma”. Ma voi, figliuoli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere: per la diffusione della verità e della pace cristiana.

In queste parole c'è la risposta al vostro omaggio. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutt’insieme: paternità e fraternità e grazia di Dio, tutto, tutto!

Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro, cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello - se c’è – qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà.

Niente: Fratres sumus! La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la grazia sua, tutte le anime.

Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare.

Apparteniamo quindi ad un'epoca, nella quale siamo sensibili alle voci dall'alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto.

Finisco, dandovi la benedizione. Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero.

Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla basilica di là, che io ho veduto con i miei occhi, non a quei tempi, si capisce, ma recentemente, e che ricorda la proclamazione del dogma della divina maternità di Maria.

Ebbene, invocando lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il figliol suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace e anche, un poco, di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione accoglietela di buon animo.

Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene !

Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.

E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino. »

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