lunedì 4 marzo 2019

GALDI
4 marzo 2019
  
Magnifica e facile camminata alla ricerca delle radici lombarde tra il Pizzo Badile e la Concarena. Sulle rupi della zona, lisciate dagli antichi ghiacciai del Quaternario, i nostri progenitori hanno lasciato traccia di sé con migliaia d’incisioni rupestri che raccontano, come in un grande fumetto, la vita e le usanze delle popolazioni preistoriche che elessero questi luoghi a loro santuario. 
Entro tra le case di Capo di Ponte alla ricerca della solita dose di caffeina. Passando le antiche dimore con una visita alla Parrocchiale di San Martino (straordinaria l’“esposizione“ di statue a grandezza naturale), raggiungo Piazza Roma, caratterizzata da un’elegante fontana abbellita da una stele con tre cigni. Oltrepassato il ponte sul fiume Oglio, raggiungo l’antica pieve romanica di San Siro, ben visibile sulla rupe soprastante. Pietra miliare del Romanico Lombardo dell’XI-XII secolo deve il proprio nome a chi per primo, secondo la tradizione, portò il Cristianesimo in quest’area. Da questo momento in poi posso dedicarmi alla visita, con passo turistico, delle diverse aree entro le quali si trovano le rocce montonate del Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, ricche d’interessanti incisioni rupestri. Percorro i quattro percorsi segnati da vari colori: arancione, marrone, verde e rosso. Molti roccioni portano profondamente incisi, oltre a quelli umani, anche i segni lasciati dagli antichi ghiacciai che, al loro ritiro, donarono queste immani “lavagne naturali” a disposizione dei primi uomini. Di notevole importanza soprattutto la roccia 12, la più grande. Tramite un sentierino boschivo a mezza costa che ben presto si trasforma in una mulattiera spesso ben acciottolata che sfila all’ombra delle belle pareti rocciose lisciate dai ghiacciai, arrivo al panoramico terrazzo di Bedolina. Un altro percorso guidato (azzurro) mi porta a vedere l’incredibile “Mappa di Bedolina”: un’autentica mappa della zona che raffigura i vari appezzamenti di terreno e che probabilmente costituisce la più antica cartina topografica mai conosciuta. Sul lato destro dell’incisione è raffigurata anche la celebre “Rosa Camuna”, simbolo della Regione Lombardia. Lascio questo posto straordinario, prendo la mia andatura escursionistica, e in circa venti minuti salgo a Pescarzo: qui il tessuto urbano è rimasto pressoché inalterato, con le case addossate le une alle altre e gli affascinanti ingressi a volta che conducono nei fienili o nelle corti interne. Per la discesa avevo programmato di uscire dal paese, tornando sui miei passi, e prendere l’antica “Strada del Coren del Luf”. Ma una gentile signora mi suggerisce un’altra via: una bella acciottolata che scende rapidamente a valle passando dal Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo. Un’occhiatina abbastanza veloce al Museo didattico d’arte e vita preistorica e via verso il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane. La fortuna vuole che mi possa unire ad un gruppo: la visita prende subito un aspetto interessante con la “nostra” cicerona che ci racconta luoghi, leggende, curiosità, incisioni…dell’età dei Camuni.

  


 







 


















 











 

 


Il dislivello di circa 300 metri e l’andatura turistica/escursionista, mi fa trascorrere le cinque/sei ore, di questa bella giornata assolata, molto velocemente ma la durata della camminata, credetemi, resta…a piacere! 
Dimenticavo…il 3 marzo era giornata nazionale con l’apertura gratuita dei musei…tra cui anche questi tre!!

 

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