venerdì 12 settembre 2025

Galdino e Ignazio,
...soprannominato Olisant (olio santo) perché non ride mai.


“Per conoscere davvero questi luoghi bisogna conoscere le leggende che si raccontano d’inverno accanto al fuoco. […] Secondo quelle leggende, il Macigno Bianco (Monte Bianco) non è soltanto l’immagine di Dio e il luogo dove lui risiede sulla terra, cioè l’aldiquà. E’ anche l’aldilà, il luogo dove tutti finiscono dopo che sono morti. E’ il paradiso e l’inferno. Il paradiso è dall’altra parte della montagna, in una valle dove le piante fioriscono tutto l’anno, le messi crescono da sole e ci sono animali di ogni specie, resi straordinariamente mansueti dal clima e dall’abbondanza di cibo. Ci sono i leoni, le tigri, i pappagalli. Ci sono, e non potrebbero mancare, gli uccelli del paradiso. […] L’inferno è sotto i ghiacci del Macigno Bianco. Stando a ciò che si racconta accanto al fuoco, il clima di questi luoghi una volta era molto diverso da quello di oggi, e sulla montagna c’era una città piena di uomini e di donne che offendevano Dio con la loro arroganza e con i loro cattivi costumi. Dio, allora, li aveva puniti. Aveva mandato un’enorme nevicata: metri e metri di neve, che poi si era trasformata in ghiaccio a causa della temperatura rigidissima. E la sotto che, ancora oggi, finiscono le persone malvage; ed è per questo motivo che nei giorni e nei mesi del disgelo si sentono venire su dal ghiaccio i pianti, i gemiti e lo stridore di denti delle anime condannate alla pena eterna”.

“Secondo quelle leggende, le farfalle sono anime di defunti non ancora arrivate a destinazione. Anime perse, che dovrebbero presentarsi a Dio per essere giudicate e che invece si godono un ultimo momento di spensieratezza nelle valli intorno al Macigno Bianco. Ogni farfalla, gli spiegava la Maria d’i Biss quando lui era ancora molto piccolo, con la sua forma caratteristica e con i suoi colori rappresenta il carattere di un defunto o di una defunta; è, come dire? La sua immagine dopo la morte. Gli uomini sempre indaffarati sono Macroglosse, le comari stupide sono Cavolaie, le persone vanitose e boriose diventano Vanesse. Le persone frivole, di cui è pieno il mondo, diventano Licene, che gli abitanti di queste valli chiamano “farfalline della merda” perché sono attratte irresistibilmente dallo sterco delle vacche. Infine, gli esseri stupidi e malvagi che costituiscono la gran parte del genere umano, dopo la loro morte assumono l’aspetto della Sintomide Fegea: un bacarozzo con le ali blu scuro macchiate di rosso e il corpo tozzo e peloso”.
Tratto da LE DUE CHIESE di Sebastiano Vassalli - 2010 - Einaudi

Consiglio: una fetta di crostata alle pesche e noci del rifugio Casari! 



































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