martedì 6 settembre 2016

2° Pellegrinaggio Diocesano Notturno - Sotto il Monte / Santuario della Cornabusa

Un pellegrinaggio notturno
per la custodia del creato
sui passi di Giovanni XXIII.

Papa Francesco sin dall’inizio del suo ministero, ed ora particolarmente con la sua ultima Enciclica (Laudato sì), ricorda la necessità e l’urgenza di riappropriarci delle tematiche legate alla nostra casa comune che è la terra, capendo che parlare di attenzione all’ambiente non è diverso ne distante dal parlare dell’uomo, della società nella quale viviamo e anche delle dinamiche più concrete che ognuno di noi quotidianamente sperimenta.
"Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata".
Alla luce di questo invito la Diocesi di Bergamo in occasione della 11a giornata per la Custodia del Creato, ha riproposto questo Pellegrinaggio Diocesano Notturno. La presenza di così tante persone interroga sul senso di tutto questo: camminare nella notte non può essere solo un momento di svago alternativo di fine estate! Il pellegrinare nel silenzio della notte e in mezzo al creato riapre spazi all’anima che spesso, nella vita quotidiana sono chiusi e forse anche sbarrati. E’ come se, per il tempo di un cammino, ti accorgi che non sei solo, ma con te c’è un fiume di uomini e donne che senza conoscersi, si sostengono e s’accompagnano. Allora di nuovo in cammino, sulle strade di sempre, con il coraggio di cercare qualcosa di nuovo e inaudito, che solo il respiro della notte è capace di raccontare. E’ il mistero del creato che ci parla sempre di Lui, e che sempre fa capolino in ogni cosa, con i tratti della misericordia. E’ la brezza di vita della creazione, che ancora soffia nelle profondità di ognuno di noi perché immagine sua.
La partenza è stata data alle ore 22 di sabato 3 settembre da Sotto il Monte e si è conclusa con la Messa delle ore 7.00, presieduta dal Vicario Generale monsignor Davide Pelucchi, al Santuario della Cornabusa domenica mattina 4 settembre. 
Un magico, lungo, commovente momento di raccoglimento nel Giardino dei Giusti, di silenzio rotto solo dalla voce di Madre Teresa di Calcutta che ci parlava mentre scorrevano le immagini della sua vita che la resa Santa proprio oggi. Poi la consegna della Croce dei pellegrini e la benedizione hanno dato l’inizio al cammino. E’ stato un cammino lungo, circa 27 chilometri, fatto con verità e passione, come il Maestro ci ha insegnato sui sentieri della sua terra. Ogni comunità parrocchiale ricordi questo momento dedicato alla custodia e bellezza del Creato come un segno importante, nel momento delle Celebrazioni Eucaristiche domenicali nel mese di settembre, con la convinzione che poi da lì possa scaturire qualche confronto e azione concreta che sappia dare vita e verità alle parole pregate.
Un quadro con un grande bastimento che fende con sicurezza le acque mentre entra in un'ampia baia con delle case bianche sullo sfondo e la scritta: “Noi di Valle Imagna residenti a Buenos Aires alla beata Vergine che nel santuario di Cornabusa si onora”: è solo uno delle centinaia di ex voto conservati nel santuario di Cornabusa, un luogo che accoglie i pellegrini già dal 1400 e nel quale la devozione alla Madonna Addolorata si unisce a quella per papa Giovanni XXIII che aveva molto caro questo luogo.
"Carissimi, affido a voi la Croce che vi farà da guida nel vostro pellegrinaggio al Santuario della Cornabusa. Imparate dall'esperienza di questa notte a seguire, anche sulle strade del vostro quotidiano, la Croce di cristo, nella quale è salvezza, vita e resurrezione. Tenete fisso , in questa notte, lo sguardo su Colui che dalla croce non smette di amarci".

Don Alessandro Locatelli è il rettore del santuario della Valle Imagna, detta “di smeraldo” per il verde dei boschi che la contraddistingue e che si può godere in tutta la sua bellezza dalla terrazza della struttura annessa al santuario. E' lui a raccontare ai visitatori la storia di questo luogo di pace nato dalla guerra.
“Il santuario è ospitato in una grotta naturale che ha milioni di anni. E' la parola “cornabusa” a spiegarci di cosa si tratta: “corna” in dialetto lombardo indica la roccia che sporge dalla montagna; “busa” vuol dire buca: roccia buca, cioè grotta. Tra il 1350 e il 1400 la valle fu teatro di scontri violentissimi tra guelfi e ghibellini e la popolazione correva a rifugiarsi qui”.
Sull'esempio del santo papa Giovanni XXIII lasciamo che il silenzio diventi profondo dialogo: "Nelle mie conversazioni notturne ho sempre avuto davanti a me questo Gesù crocifisso, con le braccia aperte per ricevere tutti".

La tradizione vuole che la statuetta della Madonna con il Cristo morto tra le braccia che c'è oggi nel santuario sia stata portata da una signora spinta dal desiderio di evitare che cadesse in mani sbagliate e per invocare protezione da Maria in quei tempi assai pericolosi. Poi la pace tornò, ma la statua rimase dimenticata nella grotta. Finché circa un decennio dopo la trovò di nuovo una pastorella sordomuta che improvvisamente riuscì a sentire l'acqua scorrere nel laghetto che c'è ancora nella grotta e riacquistò la parola tanto da poter raccontare il prodigio una volta tornata a casa. La notizia si diffuse rapidamente e la gente tornò a salire alla grotta e ad affidarsi a Maria. In onore della Vergine fu costruita una prima cappella, poi ampliata e decorata e nel 1510 la grotta divenne ufficialmente un santuario.
“Ancora oggi i pellegrini si bagnano con l'acqua del laghetto raccolta in alcune bacinelle e si puliscono il volto, in particolare orecchie e labbra, per essere guariti da ciò che ci rende muti e sordi e incapaci di testimoniare la nostra fede. Poi ci si ferma in preghiera davanti alla statua di Maria”.
"La Beata Vergine Maria, stella luminosa che annuncia il mattino della redenzione, vi accompagni sempre sulle strade della vostra esistenza".

La Cornabusa è un luogo che appartiene alla devozione dei bergamaschi ma quassù vengono in tanti: ne passano almeno cento mila ogni anno. Le celebrazioni iniziano il giorno di Pasquetta e continuano fino alla fine di ottobre. Nel periodo invernale, se non c'è la neve troppo alta, la grotta è comunque accessibile e i fedeli salgono con qualsiasi tempo. Però è l'estate il tempo “forte” dei pellegrini: salgono insieme tante famiglie con i bambini, cogliendo anche l'occasione di trascorrere un giorno nella natura in un posto davvero bello. In tanti completano qui la ricerca dei luoghi di papa Giovanni dopo aver fatto visita alla sua casa natale di Sotto il Monte.
"Vi consegniamo o fratelli in Cristo, la nostra ricchezza, la nostra unica speranza: la Croce di Cristo, scandalo e stoltezza per chi non crede,
ma per noi sapienza e potenza di Dio". 

“Papa Giovanni era molto affezionato a questo santuario”: nel Giornale dell'anima Roncalli testimonia che la sua famiglia era originaria della Valle Imagna e solo successivamente i suoi antenati si erano trasferiti a Sotto il Monte. Quindi era già venuto qui da bambino ma ci sono almeno tre occasioni ufficiali che attestano la sua presenza e sono raccontate da una lapide posta nella grotta. La prima risale al 1908 quando la statua di Maria è stata incoronata regina della valle Imagna: “l'unica foto rimasta testimonia che erano presenti il cardinale Maffi, che ha deposto la corona, un vescovo bergamasco e il vescovo di Bergamo di allora, Radini Tedeschi il cui segretario era Roncalli”. Quando era già patriarca di Venezia, Roncalli tornò alla Cornabusa nel 1954 per i 50 anni di ordinazione sacerdotale, trascorrendovi cinque giorni di ritiro spirituale. Infine, termina don Alessandro: “Nel 1958 Roncalli è venuto per la riapertura della grotta dopo i lavori di adeguamento che l'hanno resa come la vediamo oggi. "E' salito a piedi: in una foto si può intravedere il sudore che incolla i capelli. Si tratta di un bel pezzo di strada costellato di sette cappelle per i sette dolori di Maria. Poi Roncalli è andato a Roma per i funerali di Pio XII e non è più tornato”.
"Fare le cose con i piedi non è solo un'eccezione negativa".

Però la sua memoria è più presente che mai: la gente passa a visitare le stanze nella quale ha dormito in quei giorni di ritiro del 1956 e che sono state ricostruite nei locali attigui al museo del santuario che raccoglie antiche tavolette ex-voto in stile popolare e altri oggetti liturgici di pregio. Si può essere devoti alla Madonna e al beato Giovanni XXIII senza conflitti. E qui si sente l'”effetto papa Francesco” sulle confessioni: “in un santuario le confessioni frequenti sono un fatto abituale ma ultimamente mi è capitato di sentire più di una volta persone che magari erano più di 15 o 20 anni che non si confessavano e che si sono sentite spinte a farlo dalla carica di umanità intravista nel nuovo papa”.
Un santuario è un luogo dove la gente torna a ringraziare con semplicità per l'aiuto celeste ricevuto, come testimoniano le tante tavolette di ex voto che con un disegno raccontano di guarigioni da malattie o della caduta senza conseguenze da un albero in campagna. “Abbiamo lanciato un appello ai fedeli che hanno lasciato e continuano a lasciare a Cornabusa gli ex voto chiedendo loro di venirci a raccontare le storie per le quali ringraziano. Ci piacerebbe fare un archivio non solo di quadri o foto, ma anche di storie. E non solo: “Ho toccato con mano che questo è il santuario non solo di chi ha ricevuto la grazia ma anche di tutti gli altri. Anche se non è andata “bene” o nel modo in cui è stato richiesto, così come è legittimo chiedere, a Maria nostra mamma, però comunque hanno sentito la sua vicinanza nella vita e nella sofferenza e tornano a ringraziarla”. “Ecco - conclude don Alessandro - sarebbe bello mettere un ex voto per “tutti gli altri”.

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