lunedì 6 novembre 2017

5 NOVEMBRE 2017

“Piove, senti come piove…madonna come piove…senti come viene giù!

Passando per la statale del Maloja, pochi chilometri dopo Chiavenna, ci capiterà senz’altro di rallentare per ammirare le splendide cascate gemelle dell’Acqua Fraggia. Non tutti però notano quel campanile e quel borgo abbarbicato lassù oltre le cascate. 

Savogno m932 è un centro abitato situato nel comune di Piuro (SO) sulla destra orografica della Val Bregaglia italiana. Non ci sono strade per arrivarci ma diversi sentieri: prendiamo quello che parte dai crotti di Motta. Passando tra muretti a secco e vecchi cascinali saliamo nel bosco, a prevalenza castagni, alternando tratti quasi in piano ad alcuni decisi strappetti. Nel punto in cui il percorso si fa più ripido la mulattiera è ben gradinata e dobbiamo “solamente” stare attenti che il percorso è “inzuppato”.

Arrivati presso il rifugio è opportuno vagare un po’ per quelle strette viuzze tra vecchie case ormai quasi tutte disabitate. Il borgo di Savogno ha origini medievali e conserva ancora interessanti caratteristiche di architettura rurale spontanea, con mura in pietra e loggiati in legno. Era divenuto un punto di transito obbligato per quanti si recavano a Coira, capitale delle Tre Leghe Grigie, in Svizzera. Di notevole interesse è l'antica chiesa parrocchiale dedicata a San Bernardino, consacrata nel 1465, che presenta interessanti tele: una di Francesco Prevosti, raffigura la Madonna del Rosario tra i SS. Antonio e Bernardino (1882), l´altra il Giudizio Universale. Il campanile, con cella ripartita su ciascun lato da una snella colonnina a rocchi in pietra ollare e con cupola conica, reca scolpita sull´architrave dell'ingresso la data 1485. È una delle poche torri campanarie che in Valchiavenna abbia conservato la sua struttura originaria. La chiesa venne ristrutturata nell'Ottocento grazie all'operato di san Luigi Guanella, negli anni in cui fu parroco nel paese (1867-1875). Così don Guanella descriveva il borgo negli anni del suo ministero pastorale:
«Savogno è villaggio umilissimo che si aggrappa agli scogli del monte, entro una valle ripida che guida al vertice del monte Stella, il più alto culmine in Italia dopo il Monte Rosa. Dallo Stella si prospetta al canton Grigione da tramontana, alla valle Mesolcina da ponente, alla Lombardia da mezzodì, e da levante all’Engadina svizzera ed al Maloia, da cui parte il gruppo delle Alpi che discendono ad incoronare la penisola italica e il corso delle acque dei fiumi, precipui il Reno e il Danubio, che per due lati opposti si incamminano a salutare le principali regioni d’Europa». 



Fece erigere per il borgo anche un lavatoio pubblico e ampliò il primitivo cimitero. Al Seicento risale invece una fontana pubblica che si trova nella parte alta del paese con una divisione per l'abbeveratoio degli animali e la fonte per le persone, risalente ai tempi delle prime cure igieniche contro la peste manzoniana.

Alle spalle dell´antica chiesa, si vede la casa parrocchiale ad archi di linea cinquecentesca e, l’una addossata all’altra, le rustiche case tutte a balconate di legno, molte con freschissimi colori intorno alle finestre e sulle stesse facciate in pietra. Disposte a scala su un versante che si fa subito ripidissimo, le baite formano un quadro d'insieme di unità singolare, costituendo un villaggio che è uno degli esempi più interessanti e caratteristici di architettura rustica.

In basso, accanto al torrente c´è il cimitero ornato di vecchie scritte suggestive. Nel 1961 venne eretta una locale scuola elementare. Il borgo venne definitivamente abbandonato a partire dal 1968 a causa del progressivo spopolamento dell'area a vantaggio di paesi più a valle e facilmente accessibili. 

Camminando tra i vicoli ci rendiamo conto di come doveva essere genuina ma faticosa la vita quassù. Il nostro viaggio nel tempo prosegue sotto il ripiano del paese, dove il torrente scende a cascata in una forra profonda. Un ponte lo supera e un sentiero prosegue sino a incontrare la contrada di Dasile m1032 ove è la chiesetta dedicata a S. Giovanni Battista, eretta nel 1689 con l´aiuto degli emigrati a Venezia, in una posizione assai panoramica. Qui le case sono più modeste ma tutto è così in ordine che sembra che il borgo sia stato abbandonato non dagli anni sessanta ma da pochi giorni. Dopo la sosta ristoratrice una attenta discesa con migliaia di gradini: in un bellisssimo bosco dai colori autunnali, tra varie cascatelle d'acqua, scendiamo nella Val Crana verso S. Abbondio di Piuro, piccola frazione nei pressi delle cascate. Passiamo il seicentesco crotto Canoa con i suoi caratteristici 14 tavoli in pietra e relative panche, il museo che conserva i reperti dell'antica Piuro, sepolta sotto cumuli di sassi franati dalla montagna nel 1618 e, dopo quattro passi, siamo sotto le cascate dell’Acqua Fraggia a farci le fotografie.

L'Acquafraggia (o Acqua Fraggia) è un torrente che nasce al confine con la Svizzera, dalle pendici della Cima di Lago. E’ di origine glaciale e prende il suo nome dal latino "Aqua Fracta" a rilevare il suo corso impetuoso, ricco di salti d'acqua. Le sue caratteristiche cascate gemelle di fine corso sono state descritte, tra gli altri, da Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico:
« Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere... » 
Il torrente Acquafraggia scorre in una valle laterale della Val Bregaglia, la quale ha il tipico profilo a U delle valli di origine glaciale: questo sviluppo rende frequente la formazione di valli sospese, con corsi d'acqua che si riversano nel Mera con notevoli cascate. Nello specifico la conformazione della valle dell'Acquafraggia vede la successione di due valli sospese: la prima ricomprende il Lago a m2043, mentre la seconda inizia poco sopra l'alpeggio di Alpigia, a circa m1700, e include gli abitati di Savogno e Dasile. Nell'ultimo tratto il torrente si fa strada prima con forre scavate dal suo impeto e infine con le già menzionate cascate, che superano l'ultimo scalino verso la Val Bregaglia, prima di confluire nel Mera.


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