venerdì 19 luglio 2019

18 luglio 2019
Arriviamo a Verceia m200 e seguiamo le indicazioni per la Valle dei Ratti, una valle tutta da scoprire e famosa per essere una delle poche valli ancora accessibili soltanto a piedi e per la sua ricca quantità di acqua potabile che si trova lungo i sentieri. Il suo nome deriva dal torrente Ratti, che la percorre con un corso di oltre 13 km. Acquistiamo il pass di accesso (con 5 euro si risparmiano m660 di dislivello!) e percorriamo una stradina che passa per la frazione di Vico e raggiungiamo l’ampia radura della località denominata San Sciucc m860. Non sapremmo dire a quale figura di santo si riferisca questa denominazione; tenendo presente, però, che “sciucc” significa “grande tronco d’albero”, essa si attaglia assai bene al luogo, caratterizzato dalla presenza di castagni secolari. La radura ospita la struttura utilizzata dagli Alpini di Verceia per le loro attività. Una cappelletta ci riserva una sorpresa più unica che rara: il dipinto al suo interno mostra una Madonna, biondissima, con Bambino, altrettanto biondo, con in mano un rosario e circonfusi dalle nubi del cielo. Fin qui niente di originale. L’originalità sta nel piede della vergine, che sbuca dalla nube, rivestito di un vistoso ed improvabilissimo…scarpone da montanaro!. Sul lato della cappelletta possiamo leggere la preghiera dell’alpino che, conoscendola tutti, non la sto a scrivere ma…Così sia!.






La mulattiera sale, fra grandi tronchi di castagno e qualche snella betulla, intercettando, dopo pochi minuti, a quota 910 metri, i binari del Tracciolino, la straordinaria opera che congiunge il bacino di carico della Val Codera, che serve la centrale di Campo di Novate, con la diga di Moledana, in Valle dei Ratti. Uno straordinario tracciato, che corre, con andamento assolutamente pianeggiante, per circa dodici chilometri, tagliando valloni fra i più orridi e verticali si possano immaginare. Venne tracciata negli anni trenta del secolo scorso, per portare dalla Valle dei Ratti il materiale necessario a costruire la diga in Val Codera. Salutiamo il Tracciolino e proseguiamo sulla mulattiera per Frasnedo. Dopo una breve salita la presenza, poco a monte della mulattiera, del piccolo nucleo di Castàn, con evidente derivazione da “castagno”. Di nuovo un riferimento al castagno, l’albero che regna incontrastato su questo segmento della valle.






Salendo ancora, ci affacciamo alla soglia della media valle, che comincia a regalarci qualche scorcio dal quale possiamo già apprezzarne l’ampiezza. La soglia è presidiata da una ulteriore cappelletta, a m1171, quella della Val d’Inferno (così si chiama il vallone laterale che precipita da nord nel solco principale della valle). Vi è raffigurata una Madonna con Bambino. Mentre Gesù, con volto singolarmente “adulto”, le cui fattezze richiamano quelle dei montanari di queste valli, addita con l’indice il cielo e volge lo sguardo, serio e compreso, lateralmente, la Madonna, con espressione dolcemente malinconica, guarda direttamente il viandante. Cominciamo a vedere, in alto, Frasnedo. C’è ancora un po’ da camminare: dopo qualche tratto scalinato (beato iome che la mamma mi ha fatto con le gambe lunghe!) e qualche tornantino, la selva si dirada progressivamente e superiamo un tratto nel quale la mulattiera incide alcune formazioni rocciose affioranti. Un ultimo sforzo ci porta al limite dell’ampia fascia di prati che ospita Frasnedo, il paese dei molti frassini (questo è il significato etimologico del nome).





Ci accoglie… toh…guarda!...una cappelletta, circondata da alcuni grandi aceri e da rose, dove è dipinta, non ce ne stupiamo, una Madonna con Bambino. Ci viene incontro, poi, la prima baita, sulla quale si legge ancora la scritta “Frasnedo comune di Verceia”. Le baite, ben curate e ristrutturate, regalano qualche dettaglio che ne testimonia l’antichità, come uno stipite in legno datato 1721. Attraversiamo il primo e più consistente nucleo di baite. Paese simpatico davvero, Frasnedo, che si anima di vita nella stagione estiva, nonostante i villeggianti debbano salire fin quassù con un’ora e mezza buona di cammino: è questo il motivo principale che ha conservato alla valle un volto antico, pressoché intatto. Proseguendo sulla mulattiera, ci portiamo, in breve, al sagrato della chiesetta della Madonna delle Nevi m1287 sulla cui facciata, fra i santi Rocco ed Abbondio, si legge una dedicazione in latino, dalla quale ricaviamo che il popolo di Frasnedo la fece erigere nel 1686 a perpetua memoria dell’apparizione di fiori fra le nevi. La sua collocazione ci permette di vivere la sensazione di una curiosa sospensione: guardando oltre la soglia della bassa valle scorgiamo uno spicchio del lago di Mezzola, mentre volgendo lo sguardo alla testata della valle vediamo il monte Spluga o cima del Calvo m 2967, dove si incontrano Valle di Ratti, Valle dell’Oro e Valle di Spluga. Il sorriso della signora che ci accoglie al rifugio chiedendoci se ci andava bene una bella carbonara “con le uova delle mie galline” ci fa molto piacere.


















Il rifugio Frasnedo è stato aperto nel 2010. E' una struttura nuova ed accogliente dotata di servizio bar, ristorante, pernottamento e una bellissima veranda esterna al coperto. La gestione è a conduzione familiare. Vengono offerti piatti tipici della zona, la massima disponibilità e cordialità, in un ambito naturalistico e paesaggistico di notevole bellezza. E’ aperto tutto l’anno. Al ritorno, per chiudere un giro ad anello, scendiamo, sempre in mezzo a boschi, verso il torrente Ratti e passando il ponte vicino ad una manciata di baite ci portiamo alla diga di Moledana, impressionante muraglia di 37 metri eretta all’imbocco dell’orrida forra nella quale precipita la bassa Valle dei Ratti. Attraversata…siamo sul Tracciolino!







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