lunedì 15 luglio 2019


Il rifugio Albani è situato nella bellissima Conca del Polzone ai piedi della parete nord della Presolana, un imponente blocco calcareo solcato da canaloni e circondato da guglie e torrioni. Le cime principali formano una catena che comprende la Presolana di Castione m2474, la Presolana Occidentale (la più elevata, m2521), la Presolana del Prato m2447, la Presolana Centrale m2517, la Presolana Orientale m2490 ed il Monte Visolo m2369.
 

Una delle vie di salita più facili per raggiungerlo è attraverso il sentiero che parte dalla frazione di Carbonera di Colere m1043. La partenza del percorso è posta in prossimità degli impianti di risalita che, sfortuna vuole, apriranno sabato prossimo. Si imbocca la parte alta della via che penetra fra le antiche e caratteristiche case della frazione, ingentilite da balconi ricoperti da un tripudio di fiori. Se alziamo lo sguardo il rifugio Albani è lassù che ci guarda. Dopo pochi metri la strada diventa una cementata e le pendenze, fin dai primi momenti, sono già abbastanza elevate guadagnando fin da subito parecchi metri di dislivello. Nei pressi di una piccola baita, un sentiero inizialmente pianeggiante ci conduce ad un piccolo ponticello di legno (una targa incisa nel legno ricorda Zanalberti Berlingheri, Vu Tatà, storico rifugista della Capanna Trieste e del rifugio Albani) che ci permetterà di oltrepassare il piccolo torrente Carbonera. Qui inizia la vera salita, abbastanza impegnativa, con pendenze abbastanza elevate e con gradoni naturali ci faranno guadagnare rapidamente altri metri di dislivello. Ad un certo punto della risalita il nostro sentiero dovrà oltrepassare una delle piste da sci di Colere e dobbiamo passare al di sotto di alcune reti di protezione, ma lo faremo agevolmente e senza alcun tipo di problema, e si sposterà sull’altro lato della pista. In questo breve tratto evitiamo di risalire la pista per poche decine di metri ma decidiamo di seguire il sentiero sino a ritrovare il sentiero che ci farà ritornare nella bellissima abetaia. Purtroppo molti alberi sono stati abbattuti da vento. Ora le pendenze diventano più leggere e si alternano con tratti addirittura pianeggianti e il sentiero è facile da seguire. Continuando a salire il bosco tende a diradarsi e lascerà spazio prima ai prati e poi ad un lungo sentiero di sfasciumi rocciosi dando la possibilità di godere del favoloso panorama che salendo man mano si apre. Possiamo già ammirare le bellissime pareti della Presolana e in cima ad un bastione roccioso il rifugio. Si prende quota (e sole!), aggirando questo bastione, percorrendo sempre un bellissimo sentiero abbastanza impegnativo per le pendenze, ma mai pericolo. Si scorgono, al di la della valle, i ruderi della vecchia diga del Gleno, spezzata in due tronconi nel catastrofico evento del 1923, e sullo sfondo l’alta barriera formata dalle cime del Recastello, del Tre Confini e del Gleno
Affrontiamo i numerosi tornantini, su ghiaie e residui di miniera, che superano le pendici delle Corne Gemelle giungendo alla Baita Alta di Polzone (bellissima la vista sulle pareti settentrionali della Presolana che par di toccare), alle primitive baracche dei minatori, ora conservate come piccolo museo, al vecchio edificio del rifugio Albani, ex Capanna Trieste, allle vecchi miniere di Fluorite in località Fontanone, ormai abbandonate. Pochi passi e finalmente raggiungiamo il rifugio da cui possiamo ammirare sia la bellissima Val di Scalve che le pareti della Presolana. Raggiungere il Rifugio Luigi Albani m1939, significa assaporare da vicino il fascino che le pareti della Presolana sono in grado di trasmettere. Il bianco e verticale calcare che la costituisce, varia di tonalità al variare del colore del cielo: abbagliante di giorno, infuocato al tramonto, oscuro e suggestivo prima di un temporale.















Tiriamo un po’ il fiato e, sormontando lo zoccolo roccioso alle spalle della costruzione, vicino alla croce, saliamo il pendio orientale della caratteristica affilata ed ondulata costa erbosa di Cima Verde che divide la Valzurio dall’altopiano calcareo del rifugio Albani. Giungiamo all’ampia sella del Passo dello Scagnello m2080 dove troneggia il grande omino in pietra, sopra il “Mare in burrasca” caratteristiche rocce scavate dall’acqua tanto da sembrare un ghiacciaio con tanto di crepacci. Da questo valico, una volta molto importante per i traffici intervallivi, proseguiamo su pietraia lungo la larghissima dorsale fino a giungere al rifugio Chalet dell’Aquila m2250. Il rifugio Chalet dell’Aquila è il punto più alto del comprensorio sciistico di Colere e dell’intera Bergamasca ed è da questa inestimabile posizione che si possono ammirare tutto intorno, senza soluzione di continuità, gli incantevoli paesaggi della Valle Seriana, della Val di Scalve nella sua interezza e del Massiccio della Presolana. I grandi sbancamenti delle piste da sci fanno cattiva compagnia poco più in basso. Davanti a noi il Ferrantino m2325 e il Ferrante m 2427…ma questo sarà per un'altra volta magari con il primo tratto in seggiovia!. Sono poco più di tre ore che camminiamo in salita con un dislivello nelle gambe di circa m1200. Decidiamo di scendere al sottostante rifugio Cima Bianca m1948 e di raggiungere il rifugio Albani tramite strada sterrata. Pranzo leggero, una bella chiacchierata con gli amici CAI di Vaprio e via….ritorno sulla stessa itinerario dell’andata. 
 













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