domenica 8 dicembre 2019

EDO, EZIO & GALDI
8 dicembre 2019
Partiamo dal Comune di Brivio, luogo di nascita di Cesare Cantù. Secondo alcuni storici, Brivio deriva da briva, che in celtico significa “passaggio”, “ponte”. Brivio è conosciuto prevalentemente per il suo castello, che conserva ancora un suo magico imponente aspetto con il baluardo costruito alla fine del XV secolo a rinforzo e protezione del maschio a nord-est, verso il fiume e, quindi, verso il confine con la Serenissima. Dalla parte del paese invece il castello si presenta come una vasta corte circondata da edifici di civile abitazione e da fabbricati già a destinazione commerciale, affiancata da una signorile palazzina degli anni Venti del Novecento.
Proseguendo il percorso verso sud, nel territorio di Airuno, provincia di Lecco, puntiamo alla parrocchiale. La strada acciottolata che conduce alla Rocca o Rocchetta m400 sale a lato della chiesa dedicata ai SS. Cosma e Damiano. Lungo il cammino s’incontrano alcune cappelle settecentesche della Via crucis raffiguranti i Misteri dolorosi. Delle costruzioni settecentesche sopravvive solo la cappella indicata come la Presentazione al Tempio che conserva anche un affresco coevo assegnabile a Francesco Spina; i restanti edifici, con le relative pitture, sono quasi completamente frutto degli interventi avvenuti nell'Ottocento e nel Novecento.
In breve tempo si raggiunge la sommità dell'altura che domina l'abitato di Airuno. Per l'ultimo tratto di salita imbocchiamo una scala (santa, 130 gradini) fiancheggiata da tabernacoli che conduce direttamente alla chiesa dedicata a S. Maria della Pace. In questo luogo è documentata la presenza di una Rocca di fondazione altomedioevale. La posizione era particolarmente strategica perché permetteva di controllare l'alto corso dell'Adda e la strada di epoca romana Bergamo-Como che correva a est dell'Adda fino al ponte di Olginate (visibile dalla rocca) i cui resti monumentali documentano l'esistenza di un manufatto del IV-V secolo.
Fu la famiglia dei Capitani di Airuno, detentori del controllo del fiume Adda tra Calolziocorte e Arlate che probabilmente nel Trecento costruì la chiesa. Il castello, nel Cinquecento ancora ben distinguibile, risultava “ampio tre pertiche. Oltre la chiesa vi erano case con un orto per un eremita e intorno una vigna”. Nella Rocca esisteva anche una chiesa dedicata a san Michele posta al di fuori delle mura; l'edificio, già privo di tetto a metà del Cinquecento, fu poi demolita per ricavare materiali da utilizzare nei restauri della chiesa di S. Maria. Quest'ultima fu oggetto di diversi rimaneggiamenti e interventi nel corso dei secoli. La devozione è legata soprattutto all'affresco della Pietà incorniciato da un'ancona marmorea. Durante i lavori di restauro sono emerse anche tracce di altre pitture quattrocentesche raffiguranti la Maddalena, San Cristoforo con il Bambino, San Rocco e un orante che potrebbe rappresentare il committente.
Nel Seicento la chiesa si trasformò nel Santuario dell' Addolorata che richiamava numerosi fedeli dal territorio lecchese e bergamasco. Alcuni ex voto testimoniano una particolare devozione. Nel Settecento la chiesa si abbellì di decorazioni e stucchi e di un pregevole altare in scagliola. All'esterno si realizzò una piazzetta e dei porticati a colonnine. Dal sagrato la vista si apre sul Monte San Genesio con il suo Eremo e sulle alture circostanti.
Negli studi su Leonardo e la Valle dell'Adda, s’ipotizza che, alla fine del Quattrocento, “proprio da quella rocca Leonardo abbia ripreso il Monte Resegone o Serrada, con le sue propaggini nelle quali era posto il confine tra il territorio milanese e quello veneziano”. Certo è che anche oggi, raggiunto questo straordinario punto d'osservazione, si resta meravigliati per l'ampiezza del panorama che si può godere dal porticato con colonnine che fiancheggia la chiesa. La valle dell'Adda con le sue anse, il Resegone con la caratteristica forma seghettata, il ponte di Olginate e i resti del Castello dell'Innominato, sul versante opposto della valle: il paesaggio richiama disegni e schizzi leonardeschi e sfondi di suoi celebri dipinti.






























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