domenica 1 marzo 2020

L'ANCONA DELL'IMMACOLATA IN SANT'AGATA NEL CARMINE - BERGAMO ALTA
"la più bella, & più magnifica, che si ritrovi
nella Città di Bergamo"

L’ancona viene commissionata per la chiesa soppressa in epoca napoleonica del complesso francescano di Bergamo e raggiunge agli inizi del novecento S. Agata al Carmine, dove viene adattata nell'attuale posizione, dopo un probabile e nuovo passaggio di proprietà che la vede esposta nell’oratorio di S. Pietro in Colle Aperto ed in seguito ad una permanenza per un breve periodo all’esterno del chiostro carmelitano in attesa che fossero terminati i lavori di trasformazione del convento.
Le attuali forme dell’ancona sono senza dubbio frutto di un assemblaggio di vari pezzi originali del XV secolo (il pannello centrale con l’Immacolata e la predella) con altre ottocentesche (i due santi laterali di recupero e la cornice di contenimento, la struttura ad arco, le colonnine tortili e il battistero).



L’ancona dell’Immacolata Concezione è molto simile a una seconda ancona raffigurante la Gloria di San Bernardino e Santi, attualmente presso il Museo Bernareggi di Bergamo. Entrambe sono state realizzate nella stessa bottega ed entrambe provengono dalla chiesa di San Francesco a Bergamo.
Le due ancone sono state pensaste più da un plasticatore che da un intagliatore. Se si osservano da vicino alcune delle zone che hanno perduto la pelle superficiale, si appura il grado di lavorazione a risparmio dell’intaglio. Il nostro autore arriva alla costruzione del manufatto tramite l’addizione d’innumerevoli parti, al contrario di come avrebbe fatto un intagliatore, in altre parole per sottrazione.
Quest’aspetto tecnico ha orientato l’indagine verso Jacopino Scipioni, una personalità particolarmente affermata a Bergamo e documentata tra il 1492 e il 1532. Intorno al 1514 Jacopino risulta impegnato in una commissione direttamente connessa ai frati di San Francesco, un’altra testimonianza del suo stretto legame con l’Ordine.
Inoltre sappiamo, tramite un’autorevole fonte di primo Cinquecento, che Jacopino aveva modellato un articolato apparato di sculture in terracotta per la Cappella del Corpus Domini in Sant’Alessandro in Colonna. Quindi abbiamo a che fare con un personaggio impegnato sia sul fronte della pittura che su quello della scultura. Il confronto con le sue opere documentate e l’ancona dell’Immacolata Concezione rendono percorribile questa ipotesi attributiva. Jacopino Scipioni dimostra di essere immerso nella cultura figurativa lombarda. L’autore è  legato in particolare ai modelli della tradizione milanese che vanno da Ambrogio Bergognone a Bernardo Zenale.



L'ancona dell'Immacolata, è collocata nella cappella del battistero, nella parte laterale sinistra della chiesa. I restauri le hanno ridato la doratura che era la sua caratteristica originaria. Maria è raffigurata entro una cornice solare raggiata, simbolo della luce trinitaria, con il Bambino all’altezza del ventre (allusione al concepimento), secondo un’iconografia che si afferma nella seconda metà del Quattrocento in area marchigiana e veneta.


Sopra di lei angioletti con cartigli dove è scritto "O Immaculata regina celorum e ad te [re]gina celorum".





Attorno a Lei sei Santi che reggono i libri e i cartigli che celebrano l’Immacolata: in alto a sinistra i genitori Gioacchino e Anna ad indicarne la sua origine (con un versetto dal Cantico dei cantici che identifica Maria come la sposa) e a destra il vescovo sant'Anselmo d'Aosta che mostra il testo della sua lettera dove raccomandava la celebrazione della festa, accanto a lui San Girolamo che trattiene un modellino di chiesa, forse quella che doveva essere la chiesa originaria di san Francesco, ad indicare il suo ruolo a difesa della chiesa contro l'eresia. 
Più in basso sono raffigurati, seduti, Agostino e Bernardo di Chiaravalle, che in realtà furono contrari alla pia credenza, qui introdotti seguendo la tradizione di una loro “conversione” immacolista, in conformità a testi a loro erroneamente attribuiti, che recano in mano. 



Nella predella sottostante, ai due lati di Papa Sisto IV, posto in posizione centrale, che nel 1477 riconobbe ufficialmente il culto dell’Immacolata Concezione, si trovano sei frati (tra cui diversi professori di teologia dell’università di Parigi) che con la loro opera hanno segnato tappe importanti nel percorso della definizione del dogma: da sinistra Alessandro di Hales, Pietro Aureolo ed Enrico di Freiman (o di Germania); sul lato destro il beato Francesco Sansone da Brescia, padre generale dell’ordine, Giovanni Duns Scoto e Giovanni Baconthorpe. Sono tutti raffigurati con testi e cartigli, frati e teologi che hanno sostenuto l'immacolarità della Madonna. 



Ideatore della complessa iconografia su commissione dei confratelli dell’Immacolata fu probabilmente frate Girolamo Terzi, teologo di chiara fama presente in San Francesco dal 1500, cui nel 1523 si rivolgerà la Confraternita dell’Immacolata Concezione per l’articolato progetto delle tarsie del coro in Santa Maria Maggiore. 
L’ancona raffigura la celebrazione di Maria Immacolata, in un momento storico molto precoce, durante il quale erano ancora vive le dispute tra l’Ordine francescano, che sosteneva che Maria fosse stata concepita senza peccato originale, e i domenicani, che non ammettevano l’esclusione di Maria dal peccato, fatto che a loro parere avrebbe svuotato di significato il sacrificio redentivo di Cristo. 
A testimonianza delle difficoltà di accettare universalmente questa verità di fede il dogma fu proclamato solo l’8 dicembre 1854 da Papa Pio IX.




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