venerdì 23 luglio 2021

 22 luglio 2021
Galdi Jones
alla ricerca del sentiero mancante

Due le possibilità. La più agevole con l'imbocco di una carrareccia dal Ponte della Lavina dove lascio la macchina, sarà il percorso dell’andata: il percorso è “quasi” pianeggiante, facile e ombroso, un po’ monotono e costeggia il corso dell'Enna, ora discostandosene appena e ora sfiorando il corso d'acqua. L'altra, parte della piazza del comune di Vedeseta, vicino alla chiesa, e s’imbocca la mulattiera in acciottolato: sarà quella del ritorno. Comunque i due percorsi, dopo circa km2 si uniscono. Da qui si prosegue a fianco del torrente e possiamo ammirare un susseguirsi di salti, pozze e cascatelle e il cui fluire a tratti fragoroso accompagna per il resto del cammino che continua sempre in fregio al corso d'acqua. Si incontra il primo ponte realizzato dopo il 1954 dalla Società Orobi (ora Enel) per agevolare il lavoro dei guardalinee e che permette di superare l'affluente di sinistra dell’Enna, il torrente Bordesiglio. Si giunge al secondo ponticello e poco oltre, in una radura, una freccia indicatrice invita ad abbassarci all’Acqua Rossa sul greto del fiume, nei cui pressi ci possiamo dissetare con l'acqua ferruginosa di una piccola sorgente. Ripresa la strada, dopo questa sosta, accompagnati dal rumore sempre più forte del torrente, attraversiamo altri due ponti poco prima che il sentiero, finora altalenante, inizi a salire fino a giungere nell'area dove, sul versante opposto, vi sono le sorgenti del torrente Enna. Lo scenario è di grande suggestione: il grande salto d'acqua con profonda marmitta fluviale (pozz de Fum lacc) del fiume latte (bianco come il latte per l'acqua bianca delle cascate) nelle pareti delle montagne che si stringono nella gola della Rèmola, il maggior tributario dell'Enna. Per vedere da vicino le sorgenti dell'Enna, lo dobbiamo guadare. Dobbiamo affidarci a massi un poco instabili e scivolosi... ma con attenzione si riesce ad andare sull’altra sponda, raggiunta la quale, risaliamo per qualche minuto il ripido pendio lungo un sentierino abbastanza impegnativo anche dall’umidità che lo rende scivoloso. Ci godiamo da vari punti di vista l’affascinante ed emozionante spettacolo delle cascate, formate dall'acqua appena fuoruscita dalla caverna sotterranea e subito precipitante a valle a salti e cascate che tagliano la scoscesa roccia. La fatica dell'arrampicata, non facilissima, è ricompensata. A oggi non si conosce ancora quale sia il bacino di carico della sorgente, se circoscritto solo alla Val Taleggio o se raccolga invece anche acque provenienti dalla Valle Imagna. Tutta la zona è immersa in una elevata umidità, provocata dai perenni spruzzi dell'acqua scrosciante e saltellante di roccia in roccia, di balza in balza. Alla fine mi sento abbastanza “inzuppato” dagli spruzzi “goduti” alle cascate. L'escursione può concludersi qui ma decido di proseguire fino ai piedi di Morterone, piccolo paese sulle pendici orientali del Resegone. Il percorso comincia a salire decisamente a tornanti, ma poi si spiana e scende a un solido ponticello un tempo più precario in quanto, come dice il nome, era fatto di corda, che aiuta a superare il profondo canyon della Rémola. Ci si “cala” al fondo della valletta (Enna sèca), si costeggia una seconda valletta che scende dalla cascina Carigù e si esce nei primi pascoli di Monterone. Comincio poco prima la mia ricerca del sentiero che sale a Frasnida, la frazione più caratteristica di Morterone, che ha conservato ancora gli edifici rurali dal tipico tetto spiovente e i ballatoi esterni in legno. Purtroppo non lo trovo: mi sarà passato sotto il naso! D’altronde lo spazio in cui cercare è esteso. Pazienza: ritornerò cercandolo dall’alto (a Frasnida so, dove inizia o finisce)!. Ritorno sui miei passi con una strana voglia (sarò incinto?): cappuccio e brioches. Mah! Saranno state le punture dei calabroni di questa settimana o…forse…AstraZeneca! Perciò “su” a Vedeseta a compiere la missione! Superate delle baite-stalle tipiche valtaleggine, si attraversa il bosco, noto col nome di Passione, dove si vedono affioramenti di rocce dalle caratteristiche stratificazioni geologiche inclinate e un’antica fontana alimentata da fresca acqua sorgiva. Si guada facilmente il torrente Casere con i pendii terrazzati con muri a secco, diffusi un tempo per la coltivazione del grano. Incontro dei prati da sfalcio e la scalinata-mulattiera, acciottolata, stretta tra le abitazioni. Ritorno su una mulattiera tagliando Vedeseta e arrivando alla piccolissima frazione di Lavina. Da notare: la fontana pubblica della fine del settecento: interessante struttura pubblica con due fonti, l’una per l’abbeverata degli animali e l’altra per la presa d’acqua potabile e lavatoio; le due belle santelle.























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