lunedì 25 aprile 2016

17. 1945: LA LIBERAZIONE
IL NOSTRO INNO

1945. Bergamo. Comizio del comandante Fletcher
con i membri del CLN dopo la Liberazione.
Ed arriviamo così al mese di aprile 1945 ed ai giorni dell’insurrezione.
Le forze partigiane potevano ormai contare su centinaia di uomini armati ed addestrati: ottanta inquadrati nella 86A “Garibaldi” e venticinque nella “Matteotti” in Val Taleggio, cinquanta nei “Cacciatori delle Alpi” in alta Valle Brembana, duecento nella “XXIV Maggio” e duecentocinquanta nella “Fratelli Calvi” in Valle Serina e nella zona di Villa d’Almè, più altri pronti ad intervenire in caso di necessità. Dall’inizio di aprile ogni giorno fu un susseguirsi di sabotaggi sulle strade e sulla linea ferroviaria, cattura di prigionieri, fucilazione di spie, scontri armati.
Il 25 aprile 1945 i primi ad entrare in azione furono i partigiani della “XXIV Maggio”, stanziata a Serina, comandati dal commissario di Divisione Mario Invernici e dal capitano inglese Manfredi che nella nottata occuparono la caserma delle G.N.R. di Zogno, la caserma della Brigata Nera e gli uffici della Forestale di San Pellegrino, imponendo la resa incondizionata a tutti i fascisti.
Il 26 aprile venne occupato San Pellegrino: i duecento fascisti presenti in paese si arresero rapidamente. Dall’alta valle in­tanto scese la formazione “Cacciatori delle Alpi” che liberò Piazza Brembana, mentre l’86A “Garibaldi” occupò San Giovanni Bianco attaccando il presidio fascista che si arrese nel giro di poche ore e danno luogo al alcune esecuzioni di elementi da tempo segnalati per la loro attività anti-partigiana. I partigiani della “XXVI Maggio” decisero di fucilare a Cornalba un gruppo dei militi della Forestale di San Pellegrino autori dell’eccidio della fine del 1944. Causa un guasto, il
camion che li trasportava si fermò proprio sulla salita del laghetto di Algua e qui otto forestali furono fucilati. Arrivati a San Pellegrino tutti i partigiani si diressero verso Bergamo, fermandosi a Pontesecco, in attesa che si concludessero le trattative di resa, e dove era già arrivata la brigata “Vittorio Veneto”. Respinti dai cecchini presenti sulle mura di Città alta e arrestati dal posto di blocco nei pressi di Borgo San­ta Caterina, il grosso dei partigiani attesero il giorno seguente. Bartoli e la “Cacciatori delle Alpi” si avviarono verso San Virgilio, occupando il colle senza trovare particolare resistenza.
Nella prima mattinata del 27 aprile le for­mazioni della Valle Brembana si diressero verso il centro, ad eccezione di venti uomini della “XXIV Maggio” che si diressero verso Città Alta, che fu liberata in poco tempo. Intanto in città, ma soprattutto in periferia, la tensione divenne altissima. Nei pressi di Seriate una colonna fascista incontrò i partigiani della 53A “Garibaldi” e alcuni della “XXIV Maggio”; caddero ventidue partigiani e dodici civili. Un’altra colonna da Colognola si diresse verso Martinengo, mentre una terza proveniente da Brescia aprì delle trattative con i partigiani, evitando di entrare in città. In centro si scatenò la caccia al fascista e ai cecchini repubblichini che sparavano dai tetti in direzione dei partigiani e dei civili. Dopo lunghe ore di trattative con i tedeschi, in prefettura, brulicante di parti­giani, venne consegnata la dichiarazione di resa agli inglesi; essendoci solo due inglesi a Bergamo i partigiani la stracciarono. Nella nottata si scatenarono scontri tra partigiani e fascisti in rotta per tutta la pia­nura. Gli scontri più sanguinosi avvennero a Seriate, Capriate, Cisano Bergamasco, Caravaggio, Ciserano e Fara.
All’alba del 28 aprile, stremati da una notte di combattimenti, una staffetta tedesca con­segnò in prefettura la dichiarazione di resa agli inglesi e agli italiani:

Bergamo è libera, Bergamo è anti­fascista!


Le prime forze partigiane che entrarono in Bergamo il 26 aprile 1945 furono i partigiani della “XXIV Maggio” mentre gli alleati entrarono a Bergamo il 29 aprile.
Il 4 maggio ebbe luogo a Bergamo la sfilata ufficiale di tutte le formazioni partigiane. Ma ben presto tutti i gruppi furono smobilitati, in modi anche alquanto bruschi.
A San Pellegrino i partigiani della “XXIV Maggio” furono disarmati il 27 maggio sulla pubblica via da una ventina di carabinieri al comando di un capitano inglese.

Il giorno della Liberazione a Piazza Brembana.




Concludo questa mia ricerca in diciassette "pagine" con dei pensieri a me cari.
“Non è possibile parlare di Resistenza senza parlare di sentieri, di colline, valli e montagne. Per capire che cosa è capitato dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 è necessario cercare di ascoltare alberi, fiumi, colline, montagne, prendere uno zaino e infilarsi un paio di scarponi.
Per ricordare bisogna camminare, e il cammino diventa ricordo e scoperta: dentro la bellezza della natura, si scoprono e si ritrovano la storia degli uomini e delle idee. Si ritrovano la storia e le idee di quegli uomini e donne che dopo l’8 settembre 1943 scelsero di andare a combattere in montagna per un muto bisogno di decenza”.
Primo Levi  - Se non ora, quando?.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani…”.
Piero Calamandrei - avvocato, padre costituente, giornalista, politico e docente universitario.
“Dio mio, quanto vi siete divertiti!”.
Italo Calvino -  letterato e partigiano.
 

Grazie a tutte quelle persone che mi hanno seguito in questo racconto. Facciamo in modo che il 25 Aprile non resti solamente una giornata da picnic, da passare "fuori porta"...per non dimenticare!.

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