lunedì 23 ottobre 2017

Boröle! Avete capito bene! Le volete? 
“I ole anche me, meten in banda un po' che egne a tole adess…ma face be ne! Face dol Gildo, dol Sandro o dol Maurì ne! Un bicer de ii e do fete de salam!! Capi ne!!”. Alla “Castagnata della UOEI” con pranzo al Ristorante Moderno (miei cugini!) di Fuipiano, nella verde Valle dei Cinque Campi, ho dovuto portarmi una confezione di Maalox per il trattamento sintomatico del bruciore e dell’iperacidità dello stomaco…occasionali!. Dovete sapere che due sono le cose che mi creano un grosso bruciore di stomaco: le boröle o caldarroste e i…miei cugini! Facile leggere sul bugiardino di non superare le dosi consigliate!! 

Con il sottoscritto, che considera la Valle il salotto di casa propria, non ci si può proprio sbagliare: le nostre escursioni di oggi partiranno da dove arriveremo e arriveranno da dove siamo partiti…molto semplice no?
L’escursione breve ci porta alla frazione di Arnosto. Un piccolo nucleo abitativo che testimonia un’integrazione straordinaria tra l’uomo e la natura, un rapporto perfetto, consolidato nei secoli. Di pietra è il selciato della mulattiera che sale verso la contrada e poi la attraversa tagliando il declivio del monte. Di pietra i muri e i tetti delle poche case ai bordi della mulattiera. E anche i pavimenti, i gradini e gli altri elementi architettonici sono di pietra. Sembra quasi di poter credere che questo borgo sia stato generato, roccia da roccia, dal fianco poderoso della montagna alla quale è addossato, e che all’uomo non sia rimasto altro da fare che abitarlo. Due fitte schiere di case si affacciano su una breve mulattiera: hanno porte e finestre più ampie verso la valle, più piccole e rade verso il monte. Indovinate perché?. Incastonate tra esse alcuni edifici di notevole valore artistico come la piccola chiesa, l’austero Palazzo della Dogana con i caratteristici tetti in lastre sovrapposte (piöde) e il lungo ma stretto abbeveratoio. Proprio da qui, da Arnosto, allungato pigramente su un pianoro riparato, incorniciato da splendidi prati, passava il confine tra il Ducato di Milano e la Serenissima: questo era l’ultimo avamposto di Venezia. 
Merita un’occhiata la splendida chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista del 1561 ancora magnificamente tenuta. Vi si trovano molte opere d’arte tra le quali un preziosissimo dipinto di Giacomo Francia, datato 1535, raffigurante la “Madonna delle Grazie con i santi Sebastiano, Rocco e Giovanni”, alcune tele di Francesco Quarenghi del ‘600-‘700, altre della scuola del Tiepolo e una attribuita a Palma il Giovane. 
L’escursione più lunga ci invita a uscire dal piccolo borgo montano (m1019) pomposamente descritto come il “tetto della Valle Imagna” e, salendo per una ripida strada che termina nei pressi dell'acquedotto, prendere una delle tante agro-silvo-pastorali. Camminiamo fino a un bel crocefisso di legno modello Trentino dove troveremo un bivio: da sinistra proviene il sentiero che scende dal Passo dei Grasselli, dal quale giungeremo al termine del percorso ad anello. Superato un abbeveratoio, entriamo in una magnifica faggeta che ormai risente dello sfruttamento dell'uomo e ha perso parte del suo fascino. La stradina serpeggia in ripida salita tra le piante fino a giungere ai bei prati di Pralongone, una magnifica terrazza per avere un orizzonte a perdita d’occhio su tutta la Valle Imagna. Dopo la doverosa pausa ai Tre Faggi (m1399) e alla sua caratteristica Cappelletta recentemente restaurata, il sentiero procede con divertenti su e giù nella faggeta sino all’affascinante filo di cresta che ci immette nell’ultimo tratto di ascesa dove, tra saliscendi rocciosi, passaggi inattesi e forme fantastiche, ci avviciniamo godendoci i passi sino al culmine della Madonnina dei Canti (m1563), con il suo sguardo rivolto verso Taleggio, lasciandoci alle spalle guglie imponenti e i ghiaioni che danno la percezione dell’alta quota. In cima l’atmosfera è speciale e il mondo immenso. Si scende su traccia erbosa, con molta pendenza, sino a un’aperta conca erbosa con al centro una pozza d'acqua e, passando per alcuni metri tra due ali di roccia, alla caratteristica Bocca del Grassello o Passo dei Grasselli (m1390). Qui il sentiero riporta a Fuipiano, dove termina un particolarissimo anello attraverso variegati ambienti di aria, di spazio e di luce che in poche ore e tante emozioni lascia il suo segno. 
Ma la vera festa inizia nel pomeriggio con la prima “soffiata” (lancio delle castagne in padella) sulla maxi-griglia, imprestataci per l’occasione dall’“Estrazione Nazionale del Lotto”, dove sono state fatte saltare ben 50 kg. di castagne. Ogni soffiata è stata una festa per tutti. Quindi il via alla castagnata con la distribuzione delle prime vaschette di caldarroste. Solita immancabile annuale rissa! Sembrava l’apertura dei “Grandi Magazzini” alla presentazione dell’ultimo modello di smartphone della Samsung!! 
Però! A pensarci bene le boröle erano sane, ben cotte, buone
e i miei cugini, beh! Provo a dirlo se ci riesco,….simp!!
Di più non posso!!  
Un particolare ringraziamento ai tre fochisti della castagnata: ol Sandro, ol Gildo e ol Mauri! Foto Elisa

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